8 Ottobre 1969

La preghiera mariana del Rosario ottenga la pace nella Chiesa e nel mondo

Diletti Figli e Figlie!

Ancora una volta ritorna al Nostro spirito la domanda che Noi a voi rivolgiamo: di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa?

Noi infatti avvertiamo che la Chiesa è in questo momento in condizioni di particolari e pressanti bisogni, per due opposti motivi, quello dei malanni interiori ed esteriori: che la affliggono, e quello della sua missione da compiere, e delle possibilità di offrire al mondo contemporaneo una rinnovata testimonianza cristiana.

Questa esperienza delle sue proprie necessità e questa coscienza dei suoi doveri da assolvere spingono la Chiesa a cercare soccorso al di là della sfera umana e temporale, la sollecitano alla preghiera, all'invocazione dell'aiuto divino, alla richiesta di quella misteriosa e prodigiosa assistenza, che Gesù Cristo, al termine della sua permanenza visibile sulla terra, promise ai suoi apostoli: Io sarò, anzi « Io sono con voi ogni giorno, fino alla consumazione del tempo » ( Mt 28,20 ).

Intercessione

Ed ecco che in questo implorante ricorso all'operante e immanente azione del Signore, nell'anima della Chiesa, nella psicologia del Popolo cristiano si produce un fatto, notissimo, comunissimo, e spontaneo quasi per noi, ma sempre singolare ( tanto che molti dei nostri Fratelli cristiani, ancora da noi separati, sono tuttora alquanto critici sulla legittimità e sulla efficacia di questo fatto ), il fatto di ricorrere ad una intercessione, ad una mediazione, e in termini banali potremmo dire ad una raccomandazione.

A chi ricorriamo, e per arrivare a Chi?

Ricorriamo a Maria per arrivare a Gesù.

Per noi, discepoli tutti della scuola spirituale e dottrinale della Chiesa, questo ricorso non ha nulla di strano, nulla di illogico, nulla di vano.

Sappiamo benissimo che « uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, Colui che diede se stesso quale prezzo di riscatto per tutti » ( 1 Tm 2,5 ); soltanto Cristo è causa della nostra salvezza ( Eb 5,9 ); ma sappiamo anche che l'economia della salvezza contempla una cooperazione umana, « dispositiva e ministeriale », dice San Tommaso ( S. Th. III, 26,1 ), la quale ammette una preparazione, una introduzione alla sorgente della grazia, un intervento non causante, ma facilitante, stupendamente proprio alla circolazione della carità, alla comunione, alla solidarietà vigente nel piano divino della nostra salute.

Chiamiamo intercessione questo intervento, che ha tanto peso nel culto dei Santi, e ovviamente, assai, in grado eminente, in quello dovuto e specialissimo giustamente tributato alla Madre di Cristo ( cfr. Lumen Gentium, n. 66 ), a Colei che più di ogni altra creatura fa parte - e quale parte! unica, attiva, santissima - nell'incarnazione ( Gal 4,4 ) e nella partecipazione alla passione redentrice di Gesù ( Lc 2,35; Gv 19,25 ).

Perciò, noi ripeteremo con il nostro grande Predecessore Leone XIII, il nostro ufficio apostolico e la « difficilissima condizione dei tempi presenti ogni giorno più ci inducono e quasi ci spingono a provvedere con tanto maggiore premura alla tutela e all'incolumità della Chiesa, quanto più gravi sono le sue prove » ( Enc. Supremi apostolatus, 1 settembre 1883 ) e quanto più delicato è il momento e più grande il bisogno della pace ferita e minacciata nel mondo, come nel Vietnam, in Africa, nel Medio Oriente, in Irlanda, e in altri punti dolenti della terra.

È stato questo cumulo di ragioni che ci ha indotto a rivolgere alla Chiesa la nostra esortazione, l'altro ieri pubblicata, all'invocazione del patrocinio materno della Madonna, in modo speciale durante questo mese di Ottobre, nel quale è celebrata la festa del santo Rosario.

Qui dovremmo parlare del Rosario e dire perché una pia pratica di devozione sia diventata essa stessa motivo, più che oggetto, d'una festa particolare; ma quello che preme ora a noi di ricordare alla vostra attenzione e alla vostra pietà è la convenienza che noi tutti riprendiamo in mano la corona del Rosario, e che con la semplicità ed il fervore degli umili, dei piccoli, dei devoti, degli afflitti e dei fiduciosi lo abbiamo a recitare; sì, per la pace nella Chiesa e per la pace nel mondo.

La ricorrenza quattro volte centenaria della autorevole precisazione della forma di questa devozione mariana, fatta dal Papa San Pio V, ci stimola a questa ripresa, che tacitamente il Concilio stesso ha raccomandato ( cfr. Lumen Gentium, n. 67 ); che, per di più certe forme della musica popolare moderna, fondata sul ritmo vibrante intorno ad una parola, ad un pensiero, ci fanno superare la difficoltà, talora addotta circa il Rosario, della ripetizione e della monotonia ( cfr. Senghor, Négritude et humanisme, p. 35 ).

Misteri

Abbiamo bisogno che la Madonna ci aiuti.

Un tormentato e famoso scrittore spiritualista e realista, Charles Péguy, paragonava i Pater e le Ave del Rosario a dei vascelli naviganti vittoriosamente verso il Padre ( cfr. Le mystère des Saints Innocents, del 1912 ).

Dobbiamo tentare anche questa mistica impresa.

E non si dica che, così facendo, noi « strumentalizziamo » la preghiera, il culto alla Vergine in favore dei nostri bisogni temporali e che con la religione così praticata cediamo all'utilitarismo, che penetra in tutte le forme della vita moderna.

Non è, innanzi tutto, nulla di male fare dell'orazione una confessione dei nostri limiti, dei nostri bisogni, della nostra fiducia di ottenere dall'alto ciò che con le nostre forze non possiamo conseguire; non ce lo ha insegnato Cristo stesso?

« Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto … » ( Mt 7,7 ).

Ma possiamo aggiungere a proposito del Rosario due altre osservazioni.

E cioè: la preghiera di domanda, ch'è nell'intenzione comune di chi lo recita, si fonde e quasi si trasfonde in orazione contemplativa, per la presentazione allo sguardo spirituale dell'orante di quei così detti « misteri del Rosario », i quali fanno di questo pio esercizio mariano una meditazione cristologica, abituandoci a studiare Cristo dal migliore posto di osservazione, cioè da Maria stessa: il Rosario ci fissa in Cristo, nei quadri della sua vita e della sua teologia, non solo con Maria, ma altresì, per quanto a noi è possibile, come Maria, che è certamente quella che più di tutti lo ha pensato ( cfr. Lc 2,19; Lc 2,51; Lc 8,21; Lc 11,28 ), lo ha capito, lo ha amato, io ha vissuto.

Dialogo

E in secondo luogo, il Rosario, per chi vi ha confidenza, mette quasi a dialogo con la Madonna; mette al passo con Lei; obbliga a subire il suo fascino, il suo stile evangelico, il suo esempio educatore e trasformante; è una scuola, che ci fa cristiani.

Vantaggio questo quasi impreveduto, ma quanto prezioso, e, anche questo, quanto inserito nella serie dei nostri bisogni primari.

Ascoltate quindi, Figli carissimi, il nostro invito alla preghiera, che, sulla catena delle sue ripetute e meditabonde invocazioni, ci fortifica nella speranza, ci assimila a Cristo e ci ottiene la pazienza, la pace, il gaudio di Cristo.

Voglia la Madonna dare virtù efficace a questo nostro voto e alla nostra Apostolica Benedizione.