18 Settembre 1974

Consolidare la virtù della fortezza cristiana

Di chi ha bisogno oggi la Chiesa?

Si è già detto altre volte, ella ha bisogno di santi.

La santità è una sintesi di grazia e di virtù, di ricchezza interiore e di operosità esteriore; è una formula piena, a comporre la quale concorrono tutti gli elementi utili ed efficaci alla nostra perfezione.

Perciò la santità è poliedrica; essa offre a chi la studia e a chi la cerca molti aspetti diversi, i quali giovano all'agiografia a distinguere i differenti tipi di santità, e giovano all'ascetica per svolgere la sua diversa pedagogia verso la perfezione.

Ma la domanda, da generica, si fa più precisa, studiando il bisogno della Chiesa nel quadro storico e concreto della sua vita presente; ed anche a questo riguardo i maestri del nostro tempo hanno già detto egregie cose, circa la necessità, ad esempio, di dare alla giustizia un'apologia dottrinale e una applicazione pratica, che nel campo sociale è suffragata da indiscutibili argomenti, se pur variamente motivati e variamente moderati.

Ed insistendo nella nostra domanda, sotto l'urgenza delle difficili condizioni in cui oggi versa la Chiesa, come già in altra Udienza dicemmo, ancora noi ci chiediamo di quali Pastori, di quali fedeli, di quali figli virtuosi ed esemplari ha bisogno la Chiesa?

La risposta sembra nascere dall'evidenza delle situazioni; dai doveri cioè, dalle necessità ed anche dalle opportunità proprie della vita odierna della Chiesa; e suona così: la Chiesa ha bisogno di uomini forti.

La risposta trae motivo da una duplice osservazione, circa le condizioni, la prima, in cui oggi la vita e l'o'pera della Chiesa si svolgono.

È ammissibile, a questo riguardo, concepire un'esistenza ecclesiale senza sforzo?

senza la tensione di vigilanza propria dei momenti di pericolo?

un'esistenza consuetudinaria, sostenuta dalla sola e muta autorità della legge?

ovvero protetta da circostanze esteriori, di normale e legale rispetto?

oppure favorita da una felice convergenza di opinioni e di coscienze?

è facile forse l'attività pastorale, oggi?

è forse facile la professione cattolica?

il vento delle idee, o del benessere, che forse in altri tempi attirava simpatie e consensi alla religione, soffia ancora propizio nelle vele della nave ecclesiale, così che su di essa si possa vivere tranquillamente, sonnecchiando, o anche godendosi onestamente la grande visione sull'orizzonte della storia e del mondo?

E di più, prescindendo anche dalle odierne difficoltà, possiamo mai dire conforme allo spirito del Vangelo uno stile comodo, tranquillo, proficuo della vita cristiana?

A ciascuno di noi, che ci diciamo appunto cristiani, non è stato intimato nel battesimo e nell'educazione ecclesiale, come Cristo a Saulo, prima che fosse Paolo, fin dal momento della sua folgorata conversione: quanta oporteat … pati ( At 9,16 ), quanto si dovrà sopportare per il nome di Cristo?

Come è concepibile un fedele fiacco, indolente, amante del proprio vivere comodo, senza rischio, senza energia morale, senza spirito di sacrificio?

Un cristiano dev'essere, per definizione, specialmente se segnato dal sacramento della Confermazione, un uomo forte!

La seconda osservazione risulta dal rilievo di fenomeni, sia individuali che collettivi, di debolezza, di rispetto umano, di astenia spirituale, di viltà, i quali si diffondono, oggi più che mai, come una fatale epidemia nel popolo nostro, a tutti i livelli, ecclesiali, culturali, politici, professionali, scolastici, ecc.

Ci dispensiamo in questa sede di farne un esatto inventario.

Del resto questo fenomeno di abdicazione della volontà, forte, diritta, coraggiosa, personale, e perciò veramente libera, si verifica ordinariamente in un equivoco uso del nome della libertà, quasi che questo regale potere di autodisciplina, di personalità autogovernata dalla ragione e dalla coscienza, la libertà, fosse sinonimo di lassismo morale, di arrendevolezza permissiva, di conquista d'ogni liceità, fosse pur degradante, fosse pure ossequio all'arbitrio dominante di false ed imperanti ideologie altrui …

Anche in rapporto con l'impegno religioso, nascente dalla nostra rigenerazione cristiana, la tentazione di moda è quella di abolire lo sforzo, ascetico o disciplinare, di rendere tutto facile e tutto facoltativo, di simulare con l'edonismo di moda, gaudente e sensuale, il volto forte e sereno della gioia cristiana.

Il servilismo del rispetto umano piega tanta gente alla moda di vivere prevalente, alla demagogia retorica e utilitaria, alla rassegnazione di tanti abusi invalsi nel costume comune.

Fortunatamente l'intuizione, che la fede reclama una testimonianza vigorosa e coerente nel pensiero e nell'azione, non solo sopravvive in moltissimi spiriti religiosi, ma rinasce quasi spontanea nella coscienza di tanti giovani, decisi a vivere con forza il loro cristianesimo; risorge la schiera dei volontari dell'azione cattolica; perfino le vocazioni al totale dono di sé alla causa del Vangelo e della Chiesa germogliano sul tronco d'una vita cristiana, adulta ancor più di coscienza che di età.

La virtù della fortezza cristiana si afferma nel concetto integrale dell'uomo autentico ( S . AUG. De moribus Ecclesiae, c. 15, 21, 22; cfr. S. TH., II-IIæ, 123 ).

Se alla scuola del Vangelo altre lezioni morali sono a noi predicate, e sopra tutte quella della carità, dell'amore, della bontà, della mitezza, non per questo ci è insegnata la debolezza, l'ignavia, la paura, la viltà; ché anzi ci è ripetuto dal Maestro, più volte, di non temere!

« Non abbiate paura, dice il Signore, di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto Colui che può condannare alla geenna l'anima ed il corpo » ( Mt 10,28 ); e poi: « Non temete, voi, piccolo gregge, perché piacque al Padre vostro dare a voi il regno » ( Lc 12,32 ).

E così via.

Si direbbe che Cristo voglia affrancare i suoi seguaci dalla naturale psicologia della nostra debolezza, ch'è pure nel Vangelo tanto più palese quanto più sproporzionata è la meta soprannaturale, a cui siamo destinati: « senza di me, Egli dirà, voi non potete fare nulla » ( Gv 15,5 ); ma Egli poi metterà sulle labbra dell'Apostolo la parola franca, impavida, risolutiva: Omnia possum in Eo, qui me confortat; ogni cosa io posso in Colui che mi dà forza ( Fil 4,13 ).

Qui è il segreto di quello spirito di sacrificio, di coraggio, di resistenza, di cui oggi ha bisogno la Chiesa.

Preghiamo il Signore, affinché questa parola sia vera ed operante in ciascuno di noi, in tutta la sua Chiesa; oggi: umile e forte.

Con la nostra Apostolica Benedizione.

I consiglieri diocesani della Confederazione Coltivatori Diretti Volentieri abbiamo voluto riservarvi un posto particolare in questa mattinata di Udienze, carissimi Consiglieri Ecclesiastici della Confederazione dei Coltivatori Diretti, per dirvi, come già molte altre volte, tutta l'attenzione con cui seguiamo il vostro apostolato, l'incoraggiamento che vi dedichiamo, le speranze che riponiamo in voi.

Voi state partecipando a un Convegno che affronta il tema: « Per un'azione pastorale rinnovata nell'ambiente rurale », Convegno che oltre ad essere un contributo al programma della Conferenza Episcopale Italiana « Evangelizzazione e Sacramenti », vuol essere altresì la risposta al documento della Conferenza stessa: « La Chiesa e il mondo rurale italiano », reso pubblico nel Novembre scorso e diretto a far riflettere sui temi da voi stessi scelti per le vostre discussioni, cioè sul rinnovamento della fede nelle campagne, sulla pastorale familiare e sui problemi religiosi delle comunità rurali.

Tutto ciò nella maniera più eloquente ci conferma che il lavoro da voi svolto non si esaurisce nei confini ristretti della vostra Confederazione, ma intende allargarsi e lodevolmente inserirsi nel contesto dell'azione pastorale dell'Episcopato italiano.

È quindi un lavoro della Chiesa per la Chiesa, che a motivo della vostra preziosa esperienza potrà offrire un aiuto incomparabile a quanti, sacerdoti e laici, operano nel mondo rurale con intendimento apostolico.

Carissimi sacerdoti, quale consolazione ci procura questa testimonianza di impegno concreto e generoso, in un momento in cui i problemi e le difficoltà della Chiesa italiana, certamente gravi e urgenti, potrebbero distogliere l'attenzione dovuta a quelli specifici del vostro settore!

Non abbiamo bisogno di ricordarvi quanto ci stia a cuore la vostra presenza umile, fattiva, instancabile, fraterna nel mondo rurale:

un mondo che col ricco patrimonio delle sue sane tradizioni morali e religiose costituisce ancora una delle più preziose riserve di energie fisiche e spirituali per la nazione;

un mondo che ha visto sempre la Chiesa maternamente vicina alla vita della sua gente, alle sue fatiche, alle sue gioie, alle sue attese, alle sue sofferenze:

un mondo che, come tutti sanno, attraversa un periodo particolarmente difficoltoso non solo in campo economico, ma anche in quello dei valori religiosi che tendono a modificarsi e a diminuire nella considerazione delle persone, soprattutto tra i giovani.

Non lasciate, tuttavia, cadere inerti le braccia di fronte agli smisurati problemi che l'ambiente rurale pone alla tradizionale concezione dei metodi pastorali; bisogna invece studiarli e dedicarvi totalmente alla loro soluzione, come con tanto zelo e intelligenza state continuamente facendo.

È un'opera, ripetiamolo, che ci è particolarmente cara, perché corrisponde ad uno dei più urgenti bisogni della Chiesa oggi in Italia. Sappiateci, pertanto, sempre accanto a voi con l'affetto e col ricordo nella preghiera; e la nostra Apostolica Benedizione vi accompagni, come espressione della nostra immutata stima e benevolenza nei riguardi vostri e della vostra benemerita Confederazione.

Fervente zelo per assistere i pellegrinaggi per l'Anno Santo