Quando la salute vacilla

1. Finestra sul quotidiano

Un volontario pastorale di una Parrocchia va a casa ad incontrare un'ammalata grave di nome Anna.

La donna è sposata, con due figlie.

Il volontario le va incontro con il cuore in gola, coglie il suo sguardo e con gli occhi cerca di esprimerle la sua gioia.

Gli occhi di Anna tradiscono per un attimo un misto di commozione e di pudore per le condizioni in cui si trova.

Ad un certo punto afferma: "Sai, la mia fede …".

Segue un lungo silenzio e poi aggiunge: "Vorrei che tutto finisse presto".

Il volontario, dopo un attimo, dice: "Anna, non ho parole adeguate per quello che stai vivendo.

Voglio però dirti che sono con te e mi sembra di comprendere…".

2. La Bibbia

"Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".

Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.

Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".

Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.

E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!

Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu"". ( Mc 14,32-36 )

3. Per riflettere

3.1 Un punto di partenza

È indubbia la fede di Anna.

La sua vita di sofferenza è gestita nella luce della fede.

Ma questa, di fronte all'ultima ora, alle volte è quasi insufficiente.

Sì, si ha bisogno di una fede più grande.

Mi sembra che Anna dica che la fede illumina il mistero della sofferenza e della morte, ma non lo dissolve.

Quando ci sembra d'aver trovato la "giusta fede", nell'attimo che segue non basta più, si ha bisogno di una nuova luce.

Anna chiede che tutto finisca al più presto.

Anche Gesù pregava perché "passi questo calice".

Ma poi Anna supera l'angoscia.

Un altro momento teologicamente alto è quando Anna ha la coscienza dolorosa della distrazione delle figlie nei suoi confronti, ma la giustifica con la loro età non ancora matura.

Gesù sulla croce prega: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno".

Forse il paragone è sproporzionato, ma mette in luce la statura di Anna.

Lei è una credente e si sforza di vivere secondo la Parola.

3.2 Qualche domanda

- Con quale spirito affrontare le malattie?

Nel dialogo Anna affronta la sua situazione con spirito di accettazione e di abbandono al Signore.

Nulla accade per caso.

Anna, all'inizio della sua ultima novena di Natale, scrive: "Signore lo vuoi tu, lo voglio anch'io".

- Quale posto per la fede nell'esperienza della malattia?

La fede di Anna è motivo di speranza e di forza.

Poiché la fede ci fa guardare a Gesù che nel Getsèmani chiede al Padre di allontanare se è possibile la sofferenza, ma poi nella preghiera accetta la volontà del Padre.

Gesù prova paura e angoscia ma non la disperazione, perché la sua forza è l'incontro con il Padre.

3.3 Duemila anni di storia insegnano

Gli antichi ebrei credevano che la malattia fosse un castigo di Dio per gli uomini che avevano commesso il male.

Forse anche noi in certe situazioni lo abbiamo pensato.

Non così i primi cristiani.

La malattia, infatti, fa parte della condizione dell'uomo, della sua natura che è fragile ed imperfetta.

Lo è poiché il corpo poco alla volta si consuma, la mente a lungo andare si arrugginisce, la capacità di vivere bene è sempre limitata dal nostro punto di vista parziale.

Siamo diversi da Dio. Lui è perfetto, noi no.

Lui è buono, noi non molto. Lui conosce tutto, noi assai poco.

È stato il peccato a farci pesare questa condizione come un elemento negativo, a renderci sofferenti e incapaci di comprendere i perché profondi.

L'esperienza del dolore ci ricorda tutto questo.

Come ci ricorda che Dio non vuole la sofferenza, non è contento se noi stiamo male.

Normalmente non ci toglie il peso della croce, ma ci aiuta a portarla nella fiducia che tutto ha un senso.

4. Per pregare

Signore,

ho rivolto i miei occhi e la mia preghiera a te.

Ho tentato tutte le cure.

Ora mi sento stanco, sfiduciato, depresso:

non voglio parlare con nessuno.

Tutti mi danno fastidio.

Mi sento dimenticato anche da te.

Non ho più voglia di reagire.

Ricevi il mio pianto,

la mia stanchezza, o Signore.

Accetta il mio sfogo, la mia collera.

Non ho più voglia di pregare.

Aiutami, o Signore, a vivere giorno per giorno,

a trovare nuova forza in te.

Stammi vicino, al mio fianco,

mentre cammino per la valle oscura.