Incontro generale in cappella

29-1-2005

Don Mauro Agreste

Indice

1) Che il Signore rimanga con noi, è una promessa di Dio
2) Cosa vuol dire presenza reale e sostanziale?
3) Presenza per antonomasia di Gesù nel sacramento dell'Eucaristia
4) Chi ha accettato e chi non ha accettato pienamente questa dottrina
5) Necessità di ringraziamento e adorazione dopo la comunione Eucaristica
6) La presenza reale e sostanziale

1) Che il Signore rimanga con noi, è una promessa di Dio

La riflessione della lettera del Santo Padre Mane Nobiscum Domine, giunge proprio a uno dei punti centrali quando affronta questo tema, che dà il titolo a tutta la lettera, la richiesta che il Signore rimanga con noi.

Non è una nostra richiesta è una promessa di Dio.

"Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli".

Abbiamo potuto vedere, che la presenza di Dio è reale, in tante situazioni: quando leggiamo la parola di Dio la presenza è reale; quando ci riuniamo alla sua presenza, invochiamo il suo nome, la sua presenza è reale; quando due sono riuniti nel suo nome ecc., ma in una sola situazione la presenza di Dio è non solo reale, ma anche sostanziale, così dice il Concilio di Trento, così è confermata da tutta la dottrina della Chiesa.

2) Cosa vuol dire presenza reale e sostanziale?

E anche in questa lettera del santo Padre si conferma, la presenza autentica, reale, sostanziale.

Cosa vuol dire presenza reale e sostanziale? Che le altre presenze non sono reali?

Certo che sono reali anche le altre, ma questa dell'Eucaristia è la presenza per antonomasia, cioè la presenza delle presenze, la presenza principe, la presenza che ce lo rende lì accanto a noi non solo in Spirito e verità, ma anche con la sua sostanza, con la sua essenza.

In effetti, spero che ricorderemo tutti, che nelle specie eucaristiche consacrate c'è corpo anima e divinità, dunque la presenza reale e sostanziale, tutta l'essenza di quello che è il mistero che si fa carne è presente dinanzi a noi.

3) Presenza per antonomasia di Gesù nel sacramento dell'Eucaristia

Ora, c'è stata un'evoluzione e un approfondimento e un onore che ha portato nel corso dei secoli alla consapevolezza di questa presenza per antonomasia di Gesù Cristo in questo sacramento.

Tant'è che inizialmente esso veniva considerato assolutamente reale, ma conservato in luoghi appartati solamente a beneficio di coloro che si trovavano in uno stato grave di malattia, per cui ricevevano il corpo del Signore, secondo l'insegnamento dei padri della Chiesa, quasi come farmaco di guarigione, sicuramente interiore e spirituale, ma anche fisica.

Poi ci sono state delle evoluzioni, degli approfondimenti fino alla decisione di considerare la presenza eucaristica in una maniera molto più forte; la dottrina su questo punto è sempre restata stabile, la presenza di Gesù Cristo permane anche dopo la celebrazione del sacramento eucaristico.

Sia nel modo in cui era celebrato all'inizio della Chiesa, sia oggi la convinzione è sempre stata questa.

4) Chi ha accettato e chi non ha accettato pienamente questa dottrina

Ovviamente vi rendete conto che nel corso dei secoli ci sono stati coloro che hanno accettato o non hanno accettato pienamente questa dottrina e quindi ci sono state degli scossoni.

Nelle comunità ecclesiali protestanti non considerano la presenza di Gesù anche dopo la celebrazione eucaristica, che essi chiamano la santa cena.

In effetti in quelle comunità cristiane, al termine della santa cena, che è solo considerato memoria, tutto il pane avanzato viene consumato, portato a tavola e finito, invece per quello che è la dottrina cattolica, la presenza permane e questo ci permette di vivere dei tempi di preghiera che sono dei tempi di adorazione, in quanto la presenza del Signore è reale lì e permane per tutto il tempo in cui permane il segno di cui il sacramento si serve, la materia.

Questo ha notevoli conseguenze, non credo di dire nulla di nuovo.

Ma c'è anche da notare che il Santo Padre stesso in questa lettera e come facevano notare dei professori della scuola di teologia di Torino ai seminaristi, non è molto simpatico che il Santo padre debba dire delle cose che tutto sommato dovrebbero essere ovvie per tutto il popolo cristiano.

5) Necessità di ringraziamento e adorazione dopo la comunione Eucaristica

Ossia la necessità del silenzio, la necessità dell'adorazione, la necessità del rispetto che si deve avere nei confronti delle specie eucaristiche, la necessità della cura del luogo in cui si conservano le ostie consacrate, la necessità del ringraziamento dopo aver vissuto la comunione eucaristica, cioè dopo aver assunto in sé le sacre specie.

Il ricordarsi per es. che la presenza reale e sostanziale di Gesù rimane, in colui che ha assunto l'Eucaristia, almeno dieci minuti, cioè quel tempo che si presume che le specie eucaristiche possono ancora essere riconosciute nella loro forma.

Quindi, è chiaro, quando la particola consacrata è assimilata e completamente disciolta, il sacramento non è più riconoscibile, dunque si presume che la presenza sostanziale di Gesù non ci sia più, ci sia però la presenza reale.

6) La presenza reale e sostanziale

Distinguiamo, non è sufficiente dire la presenza reale, per essere in un linguaggio "tecnico-teologico" bisogna dire reale sostanziale, vuol dire lì c'è Gesù.

Poi in Spirito e verità Gesù è presente in tutte le altre maniere.

I due discepoli di Emmaus erano alla presenza reale e sostanziale di Gesù e quando Egli sparì, rimase la presenza reale, non sostanziale.

Allora tutto questo sia sufficiente come introduzione a tutto ciò che oggi approfondiremo nel cammino.

Restiamo in questa necessità di approfondire la nostra relazione con la presenza che permane, quindi permane la presenza della materia con cui si è confezionato, non è una bella parola, ma si usa, confezionato il sacramento, per tutto il tempo in cui rimane questa riconoscibilità della materia, rimane la presenza reale e sostanziale.