Il messaggio di padre Chevrier e Del Prado

Scheda N° 9

La spiritualità di Francesco vissuta nel mondo del lavoro Antonio Chevrier vive la sua non lunga esistenza ( 1826-1879 ) nel periodo della prima rivoluzione industriale.

Suo padre è daziere e la madre ha un piccolo laboratorio per dipanare la seta ( Lione era in quel tempo la capitale europea della seta, i setaioli erano oltre 30.000 ).

Ordinato prete nel 1850, viene mandato come vice-parroco a Saint André de la Guillottière, un popoloso quartiere in rapido sviluppo, alle porte di Lione.

La Guillottière è il luogo dove il giovane e timido sacerdote vive un "bagno d'umanità" che cambia la sua vita.

Rimane sconvolto dalla miseria in cui vive la gente del suo quartiere:

"La povertà cresce, il lavoro diminuisce - dice in una sua omelia - i salari non sono pagati.

Si vedono dei poveri operai lavorare dall'alba fino a notte fonda e guadagnare appena il pane per sé e per i loro figli".

Venendo al lavoro dei bambini afferma: "Si direbbe che essi non abbiano altro destino che quello delle macchine attorno alle quali si muovono, oppure, come ha detto qualcuno, sono macchine produttrici, fatte per arricchire i datori di lavoro".

Padre Chevrier parla spesso della "compassione", che si impadronisce di lui alla vista di tutte queste persone che sono nella sventura, nel senso letterale di "soffrire con coloro che soffrono".

È addolorato, ma soprattutto si sente impotente a portare loro sollievo.

In questo "contesto" si situa la sua "conversione", la forte esperienza che vive nella notte di Natale del 1856:

in quelle lunghe ore di preghiera egli percepisce per la prima volta un appello, che diventerà poi ogni giorno più forte e più chiaro:

non esiste una soluzione esterna per l'evangelizzazione;

se si vuole annunciare il Vangelo nel mondo del lavoro se ne deve condividere la vita e diventare poveri come loro.

"Seguire Gesù più da vicino" diventa così una delle frasi-guida che tornano più spesso nella sua predicazione:

leggere il Vangelo ogni giorno ( c'è la percezione della centralità della Parola di Dio con molti decenni di anticipo rispetto al mondo cattolico ), studiare la figura di Gesù per potersi uniformare in tutto a lui, per diventare "vero discepolo" ( questo il titolo della sua opera principale ).

Sembra risuonare nelle sue parole e nelle sue scelte qualcosa del paradosso di S. Francesco ( anche lui alla riscoperta del Vangelo all'alba del nuovo mondo dei comuni e dei commerci );

la lettura del Vangelo "sine glossa", la sua applicazione radicale, una sequela che coinvolge e sconvolge tutta la sua vita.

Chevrier sceglie una vita totalmente povera, "come loro", come gli uomini del suo tempo, come gli ultimi lavoranti degli opifici lionesi.

Il fuoco del Vangelo che brucia quel cuore di prete immerso nel mondo del lavoro si alimenta nelle intuizioni di Francesco ( il Presepe, il Vangelo, Madonna povertà ):

emerge così una spiritualità robusta, basata sulla povertà, sulla sequela, sulla passione per il Vangelo e sulla fedeltà alla realtà del lavoro.

Dove povertà però non è pauperismo e critica della miseria, non è rigetto del nuovo mondo, ma volontà di umanizzarlo.

Le "opere" di Antonio Chevrier sono "minime".

Nel 1860 acquista un vecchio locale, un tempo adibito a sala da ballo, chiamato il Prado.

Alcuni giovani preti si uniscono a lui, lo raggiungono al Prado, in quel quartiere operaio, per diventare preti dei lavoratori.

Quando muore, P. Chevrier lascia dietro di sé un piccolo gruppo di preti che ora è presente in vari paesi del mondo.

Ad essi si aggiunge ben presto una ramo femminile.

Come il Curato d'Ars, suo amico e consigliere, P. Chevrier condivide il compito della ricostruzione religiosa della Francia, si rammarica per il ritorno del clero a vecchi privilegi.

Ma la sua testimonianza si sviluppa nella città industriale.

La povertà diventa per lui solidarietà e condivisione con i lavoratori, ma senza ombra di ideologia.

Un secolo dopo, nei difficili anni del secondo dopoguerra, un pradosiano, Mons. Ancel, diviene vescovo ausiliare di Lione e ripercorre il cammino di P. Chevrier fra i lavoratori della seconda rivoluzione industriale.

Ancel diffonderà in Italia le nuove acquisizioni della spiritualità del lavoro e della missione della Chiesa fra i lavoratori.

P. Chevrier ne è uno degli ispiratori, un uomo di Dio che può ancora oggi orientare la nostra ricerca di fedeltà al Vangelo in questo nuovo tornante del mondo del lavoro.

( A. Ancel, Discepoli secondo il Vangelo, EDB, 1985 ).