Crocevia

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Gesù, il Crocifisso, ha idee chiare e parole nuove

Gesù ha idee chiare e parole nuove

Lo possiamo davvero capire se prendiamo tutta la nostra vita, ne estraiamo l'esperienza d'amore che ha prodotto, e con questo bagaglio andiamo da Lui come dal nostro migliore amico e ci guardiamo.

Penso al Crocifisso nella Chiesa di San Dalmazzo, in via Garibaldi a Torino.

Stare li a guardarci.72

Già, il Crocifisso.

La rappresentazione più crudele di un uomo diventato Immagine di Dio per i cristiani.73

É un fatto che si spiega solo con l'amore che si legge, che ci parla che è quell'uomo in croce.74

È così vicino, coincide così chiaramente ed indiscutibilmente con la realtà vera di ogni uomo, basta vivere sul serio, tanto da essere davvero l'unica via, la sola verità e la nostra vita riassunte essenzialmente in Lui.
Siamo dei crocifissi che non vogliono risorgere.

E Lui dice e vive il contrario: siamo dei pazzi, saremmo dei disperati ma abbiamo la forza di capire che siamo creature predestinate a vederci chiaro cioè a non precipitare nel buio ma a scorgere la scia luminosa che Gesù lascia.

La Sua vita, che dobbiamo cercare di leggere con semplicità e senza pregiudizi, ci coinvolge perché risponde in modo chiaro alle richieste che scaturiscono dalle nostre esperienze quotidiane più tipiche, più significative ed essenziali.

Gesù ci incontra nei racconti evangelici, siamo i commensali a cena o i lapidatori dell'adultera o i servi o Nicodemo o Pilato o Pietro o il cieco nato, persone che sono parti di umanità essenziale che si manifesta al suo cospetto.

Con tutta questa umanità, con tutti noi vive già il Regno di Dio, cioè, con il suo modo di essere insieme a noi in ogni tempo, nella "pienezza" del tempo, ci risponde e annuncia il ritorno della regalità, della presenza di Dio Padre, nelle vicende convulse e confuse della storia di ogni uomo e di tutti gli uomini anche nella complessità del nostro tempo.

E compie miracoli.

Ci permette di ricominciare.

Per ognuno di noi, basta ritrovarsi tra i protagonisti dei Vangeli e c'è una parte per tutti, dopo l'incontro una nuova storia si decide nel profondo del "cuore", in quel luogo al centro del nostro essere, imprendibile "radura illuminata dalla libertà di scelta che si risveglia al sì di quell'incontro".

Non sono solo le risposte di ogni parabola, ma l'essenziale è il considerarsi davanti a Lui al posto proprio dei protagonisti evangelici, accettare di diventare nuovi attori con Lui in quelle scene che certamente la nostra vita ci ripropone prima o poi.

Allora da attori e non da spettatori troviamo, nell'incontrarLo, sempre nuove risposte al nostro problema che ci consentono di ripartire davvero.

Dire che sembrano solo parole può voler sminuire il valore, invece molto importante, delle parole; ma questo valore è inutile se non produce dei fatti nuovi.

Ecco, le parole - come il ragionamento che le produce - sono sane solo se animano o se almeno tendono a dei fatti nuovi.75

La vita di Gesù è certamente la parola più edificante mai detta perché produce la vita per chi sta morendo e per chi è già morto in senso fisico, razionale, morale o spirituale.

Perché è la parola più edificante, cioè producente vita?

La storia dell'uomo ci tramanda, oltre a guerre e nefandezze di ogni tipo, anche qualche lume di saggezza e di virtù.

Senza pensare subito ai santi, alcuni uomini hanno lasciato parole e esempi di vita da ricordare.

Ma chi ha mai detto: "io sono la vita"?

Ma chi ha mai vissuto fino in fondo una vita che producesse vita eterna reale?

Per capire, per vivere davvero, dobbiamo entrare nel gruppo di quelli che seguono Gesù e cominciare a orecchiare.

Ma questi non hanno un etichetta e non appartengono a un movimento, sono solo coloro che si sentono attratti da Lui.

La scia creata duemila anni fa è molto larga ormai, ma ognuno continua ad essere in diretto contatto con Lui, in linea diretta.

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72 Domenico Conti, incontro alla Sorgente
73 Blaise Pascal, Frammenti 523: "L'incarnazione fa intendere all'uomo la grandezza della sua miseria per mezzo della grandezza del rimedio che fu necessario"
74 Olivier Clement, I Visionari, Ed. Jaka Book, p. 11: "«Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» ( Mt 27,46 ). La Croce si immerge nelle tenebre, Vi immerge il Crocefisso. Su di Lui si gettano le potenze della notte. «Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò sé stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte alla morte di croce » ( Fil 2,6-8 ). Paolo ha osato applicare a Dio incarnato l'idea della spoliazione, dello svuotamento, del vuoto. In genere ci pare che solo il simbolismo del "pieno" si confaccia a Dio. Il pieno indica ricchezza, abbondanza, potenza. Ciò che è pieno non manca di nulla, sostanza chiusa e densa che basta a se stessa. Per contrasto, lo svuotamento esprime lo stesso modo d'essere dell'amore. Il pieno designa l'essere. Il vuoto designa l'amore. Il Dio vivo, il Dio personale è molto di più dell'essere. È amore. E appunto per questo può trascendere la propria trascendenza per partecipare dall'interno alla tragica finitudine dell'uomo. E questo annientamento volontario, col quale Dio si frappone ormai fra noi e il nulla, non fa che inscrivere nella storia l'eterno movimento d'amore della Trinità. Sulla croce, il Verbo fatto carne, che assume la nostra finitudine la apre dal di dentro sull'infinito. Cristo, infatti, attraverso la propria morte, attraverso le nostre morti, attraverso la nostra condizione di morte, non ritorna da solo al Padre suo, che egli ormai ha reso anche nostro. « Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me ». Certo l'uomo continua ad essere crocifisso, e il Cristo lo è con lui: ma ormai, proprio nell'abissalità della nostra angoscia « tutto è compiuto », il Dio incarnato risuscita, ci risuscita. Cristo si è immerso ad una profondità tale che ogni caduta ormai, per poca che sia la nostra fede, è una caduta in lui. Basta abbandonarsi - oh povertà, umiltà, affidamento di bimbo - a questo Dio incarnato, abbandonato, glorificato, basta scoprirlo
75 SE Card. Giovanni Saldarini, convegno "Cristiani scelta adulta" Torino, 20.11.93. "Credere è vivere ciò che si crede e così si annuncia il Vangelo, pieni della forza di attrazione dimostrata dalle piccole comunità famiglia che incontrava Paolo. Crescere non è un problema morale ma di fede, è l'accettare seriamente la parola di Dio senza stancarsi mai. Veri itinerari di fede interiore in un cammino che va dalla fede alla fede. Bisogna conoscere il catechismo, per essere cristiani, in una volontà di progettualità pastorale unitaria ( purtroppo il rapporto fede-cultura, nell'umanesimo in crisi, non riesce per questo è indispensabile l'evangelizzazione della cultura ). A chi chiede ragioni della nostra speranza dobbiamo rispondere con il nostro itinerario spirituale e cioè l'"ordo", l'ordine dell'iniziazione cristiana degli adulti. Dobbiamo lasciarci educare dalla fede, con coscienza del bisogno e per questo fare riferimento ad un precisa ecclesialità. Lavoriamo per stabilire la comunicazione tra le persone e costituire una "trama di relazioni e rapporti" all'interno della normalità della vita che crei simpatia e diventi interessante ( Evangeli nuntiandi ). È nella Pasqua Domenicale che incontriamo adulti ( 100.000 a Torino ) che dalla Messa escono meglio o escono peggio ma non uguali. La Domenica è il giorno della catechesi permanente che se trascurato mantiene in uno stato di peccato, abbiamo infatti diritto e dovere ad un "tempo della catechesi". Questo è possibile inserito in aree specifiche come il momento del fidanzamento i cammini catecumenali, le missioni popolari. La priorità di catechesi degli adulti va incardinata nella famiglia con gruppi parrocchiali di catechisti adulti organizzati Tutto dentro alle CERTEZZE che la Chiesa Docente ha e per questo trasmette Cristo non come possesso arrogante. Cristo non ha detto: "io sono il dubbio". Se ci sono epoche ammalate il medico non deve ammalarsi, la catechesi è la via alla salvezza e si fonda sulla fede. Fare catechesi è il più grande atto di carità nel salvare la vita dei fratelli, non lasciare sparire Dio dal loro orizzonte. La catechesi è il luogo geometrico della Chiesa, il campo di battaglia, il tempo della speranza