Crociata della sofferenza  

B224-A7

Anno XIX - Lettera N. 77 - Luglio 1982

« Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori » ( Mt 6,12 ).

Fratelli,

l'invocazione che rivolgiamo al Padre è quasi una sintesi di una vasta parte dell'insegnamento di Gesù in varie occasioni.

Ricordiamo alcuni di questi insegnamenti: « Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe » ( Mt 6,14-15 ).

Ed è questa l'unica spiegazione che Gesù aggiunge alla preghiera del Padre nostro che ha appena insegnato agli apostoli.

« Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato » ( Lc 6,36-37 ).

« Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati » ( Mc 11,25 ).

La parabola in cui Gesù ci presenta il Regno dei cieli simile ad un re che volle fare i conti con i suoi servi, ci presenta in modo evidente il rapporto tra il perdono del Padre e il perdono che dobbiamo dare al fratello.

Il servo largamente debitore ottiene il condono che poi non vuole applicare al fratello per un piccolo debito.

La conclusione ci fa pensare: « Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?

E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.

Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello » ( Mt 18,33-35 ).

Ma dove la pazienza del Padre si rivela in tutta la sua grandezza è nella parabola del figliol prodigo.

Ci viene presentato questo padre "commosso" che corre incontro al figlio che tanto ha peccato, gli si getta al collo, quasi non ascolta la sua confessione, lo bacia e subito provvede a rendere gioioso l'incontro perché « gli fecero festa ».

E c'è il fratello, che si ritiene giusto, che non accetta di condividere un perdono cosi generoso.

Anche a lui il Padre paziente e comprensivo, fa intendere la via dell'amore. ( Lc 15,11ss ).

La riflessione su queste pagine evangeliche ci porta ad alcune considerazioni.

È somma aspirazione di ogni creatura possedere pace e serenità di animo che i beni di questa terra non possono in alcun modo dare: solo così si possiede la gioia che Gesù ha portato al mondo.

Le sofferenze amareggiano la vita quando questa pace e questa serenità sono intaccate.

Il turbamento, l'ansia, l'agitazione, il dolore traggono origine da situazioni che tolgono la serenità: può essere uno stato di malferma salute, di malattia prolungata, di inattività, di emarginazione, di incomprensione, può essere una preoccupazione economica, di situazione di lavoro.

Ma quello che rende queste situazioni più dolorose è la mancanza di serenità, è molto sovente una penosa situazione di rapporto con i fratelli.

Non ci troviamo in pace con noi stessi perché non siamo in pace con il prossimo e talora con il prossimo che ci è più vicino.

Il figliol prodigo si trova in triste condizione, ma quello che più lo angustia è la mancanza del calore della casa paterna.

È deciso ad uscire dalla sua triste condizione: vuoi ritrovare la pace con il padre e con i fratelli, vuole ritrovare la gioia di vivere: si alza e si incammina verso il padre.

Il suo pensiero fisso è la riconciliazione con suo padre e con l'ambiente che ha abbandonato cosi inconsideratamente.

Non ci sono più ostacoli nella sua mente: sopporterà ogni condizione che gli verrà proposta ed è certo che non verrà respinto!

Con il pane di casa è certo di ritrovare, anche se non se ne ritiene degno, l'accoglienza di casa sua.

La riflessione del figliol prodigo giunge nella vita di ogni uomo, se accetta l'ispirazione dello Spirito e talvolta giunge proprio quando più triste è la situazione.

Si tratta di rientrare in se stessi, di considerare serenamente la propria situazione di sofferenza e di disagio e di cercare la via di uscita.

Non ci devono spaventare le cose che non potremo eliminare, ci devono animare le cose che potremo certamente risanare e in primo piano il nostro rapporto con il Padre e con i fratelli.

« La misericordia - come l'ha presentata Cristo nella parabola del figliol prodigo - ha la forma inferiore dell'amore.

Tale amore è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo, su ogni miseria umana e, soprattutto, su ogni miseria morale, sul peccato.

Quando ciò avviene, colui che è oggetto della misericordia non si sente umiliato, ma come ritrovato e "rivalutato".

Il padre gli manifesta, innanzitutto, la gioia che sia stato "ritrovato" e che sia "tornato in vita".

Tale gioia indica un bene inviolato: un figlio, anche se prodigo, non cessa di essere figlio reale di suo padre; essa indica, inoltre, un bene ritrovato, che nel caso del figliol prodigo fu il ritorno alla verità su se stesso ». ( Dives in misericordia - n. 6 ).

Questo tipo di conversione e di ripensamento davanti a Dio è particolarmente prezioso e significativo in un mondo che tende sempre più ad esteriorizzare l'uomo e a togliere dalla vita ogni momento di riflessione.

La richiesta del Padre nostro « Rimetti a noi i nostri debiti … » ci richiama l'invocazione del figlio: « Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, ma … trattami almeno come uno dei tuoi servi … ».

Ha bisogno di essere ancora accanto a suo padre, di essere perdonato, compreso, trattato da uomo.

E il miracolo si compie.

Questo il primo passo per la nostra serenità: un grande atto di umiltà nel riconoscere le nostre colpe verso il Padre.

Abbiamo sempre bisogno anche noi di perdono.

Gesù ci ha dato, nella confessione, il mezzo più semplice, più umano per ottenerne la certezza nella affermazione di chi ha scelto come suo ministro: « Ti assolvo dei tuoi peccati. Va' in pace! ».

Ma quanto è trascurato questo Sacramento inventato da un amore infinito!

E come è male compreso: non è solo la liberazione di un peso più o meno grave che tormenta la coscienza; è un vero incontro con l'amore di un Padre.

Dio è Padre, è amore, è Colui che dona la grazia, la pace.

L'amore più forte è quello che va oltre l'ostacolo maggiore; ed è proprio il perdono la grazia più grande.

Se non fossimo peccatori, bisognosi di perdono più che di pane, non conosceremmo la profondità del Cuore di Dio.

Cosi i grandi peccatori che il Vangelo ci presenta hanno potuto conoscere l'immenso amore di Dio e ne hanno ricevuto gioia, serenità, salvezza.

Zaccheo vede « entrare nella sua casa la salvezza » ( Lc 19,9 ), il figliol prodigo « era morto ed è tornato alla vita » ( Lc 15,24 ), il buon ladrone si ritrova dalla sofferenza della croce in paradiso con Gesù. ( Lc 23,43 ).

Ma perché la nostra gioia sia completa dobbiamo anche noi perdonare i nostri fratelli: amiamo tutti, perdoniamo tutti.

Ci possono essere veramente nel fondo del nostro cuore delle delusioni, delle offese che ci bruciano, delle incomprensioni che ci perseguitano, delle ostilità che ci tormentano.

E sovente questa è la sorgente più abbondante delle nostre sofferenze.

Non abbiamo forse la possibilità di eliminare le cause di certe situazioni di disagio perché non dipendono completamente da noi, ma ci è possibile sempre superare quanto è nostro risentimento con un atto di perdono sincero, di comprensione aperta.

Perché lasciare che il nostro spirito viva in continua sofferenza, nel ripensamento di ingiustizie subite, di torti patiti, di cattiverie ricevute?

Forse la nostra mano tesa non sarà accolta, non saremo capiti o saremo anche mal interpretati, ma se il nostro atto di riconciliazione sarà stato sincero e generoso sentiremo nel cuore una maggiore serenità.

« Se presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di tè, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono » ( Mt 5,23-24 ).

Perdona il tuo fratello prima di incontrarti con Dio, anche se sai che è il tuo fratello che ha qualche cosa contro di tè e non tanto tu contro di lui.

Le sofferenze che non possiamo eliminare continueranno, ma uno spirito rinnovato nella serenità dell'amore del Padre e dei fratelli, saprà accettarle e portarle sentendone meno il peso.

È questa condivisione del peso delle sofferenze nostre e di quelle altrui a cui ci invita la Crociata della Sofferenza.

Finché siamo soli, chiusi in noi stessi, la croce si fa più pesante di giorno in giorno.

Quando caricheremo sulle nostre spalle anche la croce di chi, pur nella consacrazione a Dio, stenta a portarla, sentiremo più leggera la nostra e daremo forza a chi se ne sente accasciato.

Dobbiamo pregare e offrire per i nostri sacerdoti, per tutte le anime consacrate e per quelle che si fermano incerte e titubanti davanti ad una scelta che li conduce per via ardua e impegnativa.

La Vergine Santa che accoglie sul Calvario la preghiera di Gesù: « Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno » ( Lc 23,34 ) ci aiuti ad aprire il cuore ad accogliere il perdono di Dio e a concedere il perdono ai fratelli.

La sofferenza si trasformerà in offerta di gioia e di speranza e i nostri fratelli saranno illuminati da questa luce.

Intenzione generale per il prossimo trimestre

Perché i cristiani riscoprano la grandezza del dono della confessione e sappiano rendersene degni perdonando i loro fratelli.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato catechistico ed educativo;

- le intenzioni degli iscritti: Suore San Giuseppe - M. M. - R. A. per una conversione S. T. - F. G. ( Torino ); C. V. - S. D. ( Catania ); E. E. ( Vibo Valentia ); D. M. A. - S.C. ( Aci Bonaccorsi ); L. P. ( Roma ) e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- le anime buone di Fr. Daniele Habtemariam Abba Msgna, Assessore Nazionale dell'Unione Catechisti dell'Etiopia, di Fr. Eugenio Gaggero Vittorio e di Fr. Luigi Dealessi;

- l'anima buona del dott. Aloide Pànfani ( Torino ), Francesco, Celestino, Giuseppa Insinga, i parenti di F. A. e di A. B. ( Catania ); Giuseppe Mazza ( Viagrande ); Pietro, Mario, Alessandro di R. B. M. ( Bra ); i genitori di L. O. ( Acireale ); i defunti di C. S. e moglie, di C. A. ( Aci Bonaccorsi ); la Zelatrice Ferola Giuditta e lo Zelatore Borello Salvatore ( Vibo Valentia ) e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

È quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza