Crociata della sofferenza  

B237-A8

Anno XXII - Lettera N. 90 - Ottobre 1985

Beati gli afflitti perché saranno consolati ( Mt 5,4 )

Fratelli, i pellegrinaggi apostolici di Giovanni Paolo II si concludono sempre con un gesto di devozione mariana.

Nei più famosi Santuari dedicati alla Madonna, in ogni parte dei mondo, il Papa si reca, pellegrino orante e offerente, a rendere il suo omaggio filiale di devozione, fedele al motto che figura nel suo stemma Papale: Totus tuus! « Sono tutto tuo, Vergine Santa! »

Alla Vergine, in confidenziale colloquio, innalza la sua preghiera che lascia come eredità, ricordo e dono al Santuario visitato, alla Nazione che l'ha accolto.

Il 22 maggio 1985 il Papa, nel suo pellegrinaggio nel Benelux, ha voluto recarsi pellegrino al Santuario di Banneux ( Belgio ) alla « Vergine dei Poveri », come la Madonna stessa ha voluto definirsi nella apparizione del 19 gennaio 1933 alla piccola Mariette Béco e la guida alla « sorgente » che dice essere la « sorgente per tutte le nazioni, … per i malati … ».

L'11 febbraio, nella 5a apparizione la Madonna aggiunge: « lo vengo ad addolcire le sofferenze ».

La Vergine si presenta come la « Madre dei poveri e degli infermi », come Colei che, da buona Mamma, « addolcisce le sofferenze ».

Ai Santuari mariani del mondo, il Papa indirizza le sue preferenze spirituali, in un'azione più squisitamente pastorale per il popolo di Dio.

In questi luoghi antichi e nuovi della pietà popolare Egli risveglia nei fedeli di ogni Paese e nella Chiesa intera la forza e l'originalità del culto a Maria che la Chiesa invoca: « Aiuto dei Cristiani, Salute degli infermi, Consolatrice degli afflitti ».

Ed è proprio agli afflitti, ai sofferenti che il Papa rivolge le parole che, con Lui, vogliamo meditare in questo nostro incontro, per trascorrere qualche momento di riflessione in unione a Maria, con voi, fratelli e sorelle che nella sofferenza di ogni giorno trovate sovente lo sconforto e la sfiducia: con una Mamma che ci comprende perché ha sofferto anche Lei le pene più atroci, ci sarà più dolce riprendere il cammino e sarà più serena la accettazione delle nostre quotidiane sofferenze: sappiamo di avere con noi una Mamma che sa addolcire le sofferenze.

« Beati gli afflitti, perché saranno consolati » ( Mt 5,4 ).

Alla grande folla di ammalati e di sofferenti il Papa rivolge questa affermazione di Gesù stesso e continua: « Queste parole sembrano riguardare particolarmente tutti coloro che sono qui riuniti.

Esse ci sono state date nel cuore stesso delle otto beatitudini.

La « sofferenza, la malattia, la minorazione fisica vanno di pari passo con l'afflizione e la debolezza.

E tuttavia, nello stesso tempo, Cristo indica perché l'afflizione e la debolezza possono essere considerate come un « bene del Regno di Dio » che contribuisce alla salvezza, come una benedizione.

Egli dice: « Beati! ». È una promessa. È una certezza ».

È difficile, fratelli e sorelle, ripetere con convinzione, nella nostra situazione di sofferenza qualunque essa sia, questa affermazione: « Beati gli afflitti », quando il profondo di noi stessi si ribella e ci porta a definirci « sfortunati, disgraziati, infelici ».

Ma proviamo a farla nostra questa affermazione: « Beato me che sono afflitto! ».

Stenterà ad entrare nel nostro spirito e soprattutto stenterà a diventare convinzione di vita, ma la nostra fede e la nostra fiducia nella Parola di Gesù ci aiuteranno a sempre meglio comprenderla.

Il Papa ci conduce con le sue parole ad una miglior comprensione della verità di questa beatitudine: « La sofferenza è un grande mistero nel disegno di Dio.

La sofferenza è un grande mistero del destino umano.

Essere ammalato o colpito in qualche modo nel corpo è una esperienza che difficilmente immaginano coloro che non l'hanno mai vissuta: il nostro corpo è ferito, ma allo stesso modo lo sono lo spirito, il cuore, la vita familiare e sociale.

Ed è interpellata la nostra vita spirituale.

Perché la sofferenza è anche, veramente, un mistero dinanzi a Dio.

In realtà, l'uomo afflitto dalla sofferenza pone spesso a Dio stesso la domanda: « perché? perché a me? perché, in generale, la sofferenza su questa Terra? ».

Non mancano nemmeno coloro che, in una tale situazione, sono tentati di accusare Dio, di dubitare, di allontanarsi da Lui.

Quanto sembra difficile, infatti riconciliare il male, quale esso sia, con questo Bene infinito che Dio non cessa di essere, Lui che chiamiamo Padre, secondo l'insegnamento stesso di Gesù Cristo.

Tale è la testimonianza filiale ch'egli ci ha dato di Lui.

Fino alla fine. Fino alle parole pronunciate sulla Croce, l'angosciata invocazione: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » ( Mt 27,46 ); e anche il dono totale: « Padre, nelle tue mani, consegno il mio spirito ». ( Lc 23,46 ).

Cari amici, Dio Padre sente i nostri « perché », come ha ascoltato il lamento di Giobbe, come ha accolto il grido d'angoscia e il « perché » di Gesù in Croce col suo fiducioso abbandono.

La sua risposta non è quella che ci aspetteremmo; non è nemmeno la spiegazione che gli uomini hanno dato spesso alla sofferenza, quando vi vedevano un castigo per le loro colpe, oppure quando, al di fuori della ribellione, non potevano che rassegnarsi con fatalismo.

Dinanzi a questo mistero della sofferenza, le parole del profeta Isaia acquistano particolare eloquenza: « Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri ». ( Is 55,8-9 ).

Queste parole si possono certamente applicare alla vita della sofferenza.

Quel Dio che così parla di se stesso per bocca di Isaia e che lascia aleggiare il mistero sulla sofferenza, come per Giobbe, è tuttavia, allo stesso tempo, il Dio dell'Alleanza che ci invita: « Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete ». ( Is 55,3 ).

Ed è per questo che lo stesso profeta insiste: « Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino » ( Is 55,6 ).

E non è appunto attraverso la sofferenza ch'egli diventa vicino?

Non è forse in modo speciale in quel momento che si fa trovare?

In che modo? La risposta, è Gesù Cristo a darcela.

Nessuno è penetrato quanto lui nel mistero della sofferenza umana, e nessuno ha rivelato quanto lui la potenza salvifica che la sofferenza racchiude in sé, e tutta la potenza del Bene che in essa si radica.

Egli ha preso su di sé questa sofferenza.

L'umana sofferenza ha raggiunto il suo culmino nella passione di Cristo.

E contemporaneamente essa è entrata in una dimensione completamente nuova e in un nuovo ordine: è stata legata all'amore … all'amore che crea il bene ricavandolo anche dal male, ricavandolo per mezzo della sofferenza, così come il bene supremo della redenzione del mondo è stato tratto dalla Croce di Cristo e costantemente prende da essa il suo avvio.

La Croce di Cristo è diventata una sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva …

Nella Croce di Cristo non solo si è compiuta la Redenzione mediante la sofferenza, ma anche la stessa sofferenza umana è stata redenta …

Il Redentore ha sofferto al posto dell'uomo e per l'uomo.

Ogni uomo ha una sua partecipazione alla redenzione.

Ognuno è anche chiamato a partecipare a quella sofferenza, mediante la quale si è compiuta la redenzione » ( Salvifici doloris, 18,19 ).

In questo modo ci troviamo, di nuovo, nel cuore delle otto beatitudini: « Beati i perseguitati … Beati gli afflitti, perché saranno consolati ».

In se stessa la sofferenza è un male.

E Gesù, nel corso della sua vita terrena « si è avvicinato incessantemente al mondo dell'umana sofferenza … era sensibile a ogni umana sofferenza, sia a quella del corpo, sia a quella dell'anima.

Rivelava così che Dio sostiene la nostra lotta contro la malattia.

Ma allo stesso tempo, con le sue beatitudini, e soprattutto con la sua stessa passione, rivelava che il male della sofferenza nasconde un bene: il bene della redenzione che riscatta dal male più profondo, cioè dal peccato, dalla lontananza da Dio; il bene della salvezza, della vita stessa di Dio.

E così nell'afflizione e nella debolezza sono celate la consolazione e la benedizione.

Gesù Cristo parla proprio di « beatitudine » nella sofferenza.

Inoltre Egli ha il potere di condurre a questa beatitudine tutti coloro che si lasciano guidare dal suo Spirito; Tutti coloro che cooperano alla grazia della Redenzione attraverso la sofferenza.

Vi invito a confidare la vostra angoscia a Dio Padre, a Cristo, attraverso a Maria; a domandargli più che la rassegnazione e ancor più che il coraggio della lotta, la grazia dell'amore e della speranza.

Guardate con fede la croce di Cristo: strumento d'immensa sofferenza, essa è soprattutto il segno di un immenso amore e la porta aperta sulla risurrezione, che è la risposta definitiva del Dio d'amore al suo Figlio prediletto.

Consapevoli che la Vergine Santa, la Madonna dei Poveri stende su di noi il suo sguardo materno, rigeneriamo il nostro spirito riscoprendo il senso della verità messianica contenuta nelle beatitudini di Cristo: « Beati gli afflitti perché saranno consolati! ».

Ci aiuti la Vergine dei Poveri a soffrire e ad offrire preghiere e sofferenze perché le anime consacrate per le quali preghiamo e soffriamo ricevano da Dio quella « consolazione » che dia loro forza e luce e che sappiano trasmetterla ai loro fratelli più tribolati.

Intenzione generale per il prossimo trimestre

La Vergine dei Poveri ci conceda di realizzare nella nostra vita quanto chiese alla piccola Marietta Beco: « Credete in Me, io crederò in voi ».

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenza le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato tra i giovani e i sofferenti;

- le vocazioni dell'Unione Catechisti;

- le intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza: C. M. ( Acireale ) per la gioventù; L. G. ( Aci Bonaccorsi ) per la pace nelle famiglie; C. C. ( Aci Bonaccorsi ) per la guarigione del papa; S. G. ( Aci S. Antonio ) per i peccatori; B. N. ( Aci Bonaccorsi ) per la pace del mondo e per la sua guarigione; G. M. ( Mantova ) per la salute dei familiari; G. R. ( Marina di Andora ) per la salute del marito; C. R. ( Grugliasco ) per la sua salute; S. F. ( Mammola ); W. A. P. ( Marina di Carrara ); S. C. ( Vibo Valentia ); G. P. ( Windsor ) per i suoi parenti; M. D'A. G. ( Catania ) per la sua guarigione; P. C. ( Terruggia ) per la sua guarigione; M. C. ( Roma ) per la sua guarigione e per i suoi figli; R. P. ( Catania ); C. F. ( Vibo Valentia ) per sé e per i suoi familiari; e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio

- Le anime buone dei Catechisti Domenico Dezzani, Gustavo Simonazzi, dei Fratelli Desiderio Savant Ros Lino, Aldo Aimone Prina e i defunti per cui si chiedono preghiere:

C. B. ( Catania ) in suffragio del figlio Salvatore; Defunti famiglia Puffinello; suffr. Pietro Aprea; suffr. Pietro Rolla; Maria Cleofe e Enrico Parenzo ( Marina di Carrara ); Cirillo, Ida, Marcellino, Irene, Maria e Clementina ( Torino ); Ferrante Porino ( Torino ); Famiglia Puleo ( Catania ); Bassi Anna ( Mantova ); suffr. defunti C. A. ( Catania ) ; V. G. suffr. parenti defunti e tutti i defunti della Crociata della Sofferenza.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!