Crociata della sofferenza  

B249-A12

Anno XXV - Lettera N. 102 - Ottobre 1988

Gesù vide tutta quella folla ed ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno pastore. ( Mc 6,34 )

Fratelli,

lo sguardo di Gesù che si posa così sovente sulla folla che lo segue, sui malati e sofferenti e anche sui peccatori è sempre uno sguardo di intima partecipazione e di profonda commozione.

Si è definito il buon pastore che è pronto a dare la vita per le sue pecore, e realmente la da, conosce le sue pecore ed è da loro conosciuto, cammina davanti a loro e queste lo seguono perché conoscono la sua voce, è venuto perché abbiano la vita e una vita vera e completa.

Con questa figura del pastore che, in altra parte del Vangelo, vediamo camminare in cerca della pecora smarrita, trovarla, prenderla sulle spalle, pieno di gioia e ritornare a casa sua per fare festa con gli amici, Gesù ha voluto lasciarci un modello della sua cura e preoccupazione che viene espressa con le accorate parole: « Vedendo le folle Gesù ne ebbe compassione, perché erano stanche e scoraggiate, come pecore che non hanno un pastore.

Allora disse ai discepoli: « La messe da raccogliere è molta ma gli operai sono pochi.

Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai a raccogliere la sua messe ». ( Mt 9,36-37 ).

In queste parole ritroviamo, fratelli, lo spirito e l'anima della nostra Crociata della Sofferenza che accoglie l'invito di Gesù e per la sua messe offre preghiere e sofferenze perché al nostro mondo stanco e scoraggiato non manchino i pastori che rinnovino, in questo tempo, la compassione, la partecipazione, la preoccupazione di Gesù per la folla.

L'episodio evangelico che meglio ci illumina sull'incontro di Gesù con la folla è la moltiplicazione dei pani che ci riferiscono tutti e quattro gli evangelisti perché deve essere stato un fatto che li ha profondamente colpiti e di cui ricordano tutti parole e avvenimenti, con piccoli particolari rilevati da ognuno.

Sono quattro i gruppi di persone che ne sono protagonisti: la folla, gli apostoli, un ragazzo, Gesù.

La folla segue Gesù per tutta la giornata venendo a piedi da varie città perché vedevano i segni miracolosi che faceva e perché erano attratti dalle sue parole che trattavano del regno di Dio e insegnavano molte cose.

Non si preoccupa di altro, lo ascolta, lo supplica: le ansie di ogni giorno sono dimenticate; perfino le preoccupazioni giornaliere di cibo, casa, interessi non contano più: solo la sua presenza, la sua parola, il suo sguardo contano, ed è tanta la devozione verso Gesù di questa grande folla che Gesù ne è commosso, ne ha compassione, la difende, si interessa delle sue necessità.

La mette a suo agio nella distesa erbosa e prepara una gioiosa scampagnata agreste.

Anche noi ci ritroviamo sovente stanchi e scoraggiati: la sofferenza bussa alla nostra porta spesso, forse vi risiede in permanenza.

Nel nostro cammino, come la folla che segue Gesù, egli solo ci accoglie volentieri, ci parla del regno di Dio, si china sulle nostre piaghe.

La sua azione non cancella la nostra fame, non giunge a liberarci delle sofferenze che ci angustiano, ma mette nelle nostre anime quella serenità e quella rassegnazione che la comprensione e la partecipazione di chi ci ama, può darci.

Vogliamo essere anche noi quella moltitudine fiduciosa che segue Gesù senza accorgersi del lungo cammino che percorre e del tempo che passa, dimenticando il cibo, la precarietà della notte all'aperto, la difficoltà del ritorno a casa, le situazioni dolorose della vita, tutto affidando a Lui.

La tristezza, l'angoscia, la paura, la preoccupazione, l'incertezza sono figlie della poca fede: noi vogliamo avere fede in Lui.

Anche gli Apostoli in quel momento erano uomini di poca fede: lo Spirito Santo non li aveva ancora confermati: sono dubbiosi e preoccupati.

Sanno chi è Gesù ma la paura è più grande, anzi la fede è troppo piccola, non intendono essere coinvolti in quella situazione di disagio e fanno calcoli puramente umani ed economici.

Pensano più a se stessi che alle necessità della folla e al potere di Gesù. Chiusi nel proprio egoismo non vogliono trovarsi ne con la folla ne con Gesù.

Quando lo Spirito Santo li avrà confermati si faranno loro stessi parte della folla e non avranno più alcun timore.

Sono significative le espressioni che usano: « È già tardi e questo luogo è isolato. Lascia andare la gente in modo che possa trovare da mangiare e da dormire nelle campagne e nei villaggi qui attorno ».

« Ma noi abbiamo solo cinque pani e due pesci ».

« Ma come? dovremmo andare a comprare pane per un valore di duecento monete d'argento e dar da mangiare a tutti, e non basterebbe neppure per dare un pezzo di pane a tutti ».

Spesso anche noi siamo Filippo, siamo gli Apostoli.

Sappiamo chi è Gesù ma talvolta ci manca la fiducia in Lui: vogliamo da Lui sempre nuovi segni di potere umano, soluzioni secondo il nostro desiderio e non pensiamo, nella fede, che forse quello che noi vogliamo non è veramente per il nostro bene.

In poche parole, non siamo disposti ad accettare, al buio, il disegno di Dio nella nostra vita.

Quella situazione penosa, quella sofferenza continua, quella solitudine da cui siamo circondati sono le nostre preoccupazioni e non pensiamo alla Sua presenza accanto a noi, dentro di noi.

Se, aiutati dallo Spirito di Dio, riusciremo a vedere oltre le apparenze e sapremo penetrare a fondo nel mistero della nostra vita e nella presenza continua di Gesù, nel mistero della Sua vita e nella Sua sofferenza per la salvezza dell'uomo fino alla morte, vedremo con occhi nuovi anche la nostra sofferenza.

Sorprendente e commovente la comparsa di quel ragazzo in questa penosa situazione.

Dopo una giornata di cammino dietro Gesù o provenendo dalla sua casa ha ancora con sé la sua merenda: cinque pani e due pesci arrostiti.

Glieli ha preparati la mamma e già conta di farsi una bella merenda verso sera.

È un piccolo, ignoto ragazzo tra tanta gente e nessuno si accorge di lui, nessuno gli da importanza fino a quando non si accorgono di quella sua piccola ricchezza.

È allora che diventa protagonista primario: attira l'attenzione di Gesù che già lo aveva scelto come strumento per la sua azione miracolosa.

Lo pensiamo con lo sguardo umile, quasi vergognoso, meravigliato di essere fatto centro di tanto interesse, mostrare ad Andrea il suo piccolo tesoro che Andrea con fare sbrigativo definisce: « Ma non è nulla per tanta gente! ».

Solo Gesù lo comprende e apprezza il suo dono: è lui il ragazzo, che induce con la sua generosità e la sua serena fiducia a far dire a Gesù « Portateli qui a me e dite alla gente di sedersi a gruppi! »

In quel momento lo sconosciuto ragazzo di Galilea diventa un simbolo di vita: quello dell'umile donatore di ben poca cosa ma per lui tanto preziosa che Gesù trasforma in una quantità enorme di cibo da sfamare oltre cinquemila persone.

Ci ritroviamo anche noi in quel ragazzo?

Nella nostra povertà e nella nostra piccolezza forse sì.

Non sottovalutiamo il nostro piccolo tesoro di sofferenza che possiamo presentare a Gesù.

È piccolo per noi e forse anche non valutato dagli altri, ma per Gesù diventa una ricchezza di cui farà usufruire tanta gente in difficoltà, tante anime, anche di Apostoli e di anime consacrate che non hanno più fiducia.

Non è questo l'impegno della nostra Crociata della Sofferenza? Facciamo passare dalle nostre mani in quelle di Gesù il nostro piccolo tesoro: farà prodigi!

Da questo momento è Gesù che prende in mano la situazione.

Gesù l'ordina: « Fate sedere la folla sull'erba a gruppi ».

Il terreno era erboso e tutti si sedettero per terra a gruppi familiari o di compagni di cammino.

« Poi Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, fece una preghiera di ringraziamento.

Poi spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero tra la folla.

Anche i due pesci li fece distribuire a tutti ».

E qui torna in primo piano la folla: « Tutti ne mangiarono e ne ebbero abbastanza ».

Alla fine, su ordine di Gesù, raccolsero i pezzi avanzati e ne riempirono dodici cesti.

La folla vedendo il segno miracoloso, che Gesù aveva fatto diceva: « Questo è veramente il profeta che deve venire nel mondo! »

È una parola di fede profonda in Gesù che conclude questa scena agreste così suggestiva.

Sia questa pure la nostra parola.

Ce la suggerisce la Mamma di Gesù che fu la prima che credette in Lui e che a Lui affidò il suo cammino.

Intenzione generale per il prossimo trimestre

Con la fede della folla che seguì Gesù dimenticando se stessa, chiediamo a Lui la risposta alla nostra preghiera per le anime consacrate.

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni all'apostolato tra i giovani e i sofferenti

- le vocazioni dell'Unione Catechisti

- le vocazioni all'apostolato dei laici battezzati

- le intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza: B.D. per sé e per la sua Comunità Parrocchiale; L.G., D.S.L, Sr. M.S.B. ( Torino ); R.R. ( Torino ) per la sua salute; M.S. ( Visciano ); B.L. ( Trapani ); C.M. ( Nicolosi ); Z.A. ( Olzai ); S.F. ( Milano ). Da Catania: S.M.R.; R.A.; C.C. per la salute sua e del marito; D.R.R. per la guarigione sua e del fratello Giorgio; D.R.S. per i suoi familiari; D.R.A. e A.R. per la salute; C.S. per il fratello; D.S.V. per sé e per il fratello; R.F. ( Avigliana ) per la moglie; e tutte le altre intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

Le anime di Fr. Vittorio Grazia ( Roma ) e di Fr. Achille ( Madagascar ); i parenti defunti di C.M.; D.M.; V.l. ( Catania ); i genitori di L.O. ( Acireale ); il marito di Z.L. ( Barcellona ); Vito e Angela di C.A. ( S. Giovanni La Punta ); i defunti della famiglia Ruffinello ( Avigliana ), Da Catania: il marito di V.F.; il marito e la cognata di G.B.; il figlio di M.G.; il marito di S.S.; il marito e i figli di R.N.; la sorella di A.A.; il marito Pietro di S.C. e tutti i defunti della Crociata della sofferenza.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!