Crociata della sofferenza  

B257-A10

Anno XXVII, lettera n. 109-Dicembre 1991

La sofferenza in Gesù Bambino

1. Parlare di sofferenza con riguardo al Natale, in cui l'adorazione di Gesù Bambino è tutta intessuta di elementi di serenità e di gioia, può sembrare una forzatura.

In verità la tradizione cristiana ci fa meditare, nel Rosario, la nascita del Redentore con sentimenti di gioia, e tale avvenimento è inserito tra i misteri gaudiosi, cioè ispirati a gaudio e a giubilo, per la consapevolezza dell'infinita misericordia usata da Dio verso noi uomini con l'Incarnazione del suo Figlio, e per la letizia nella contemplazione del Bimbo divino

Eppure anche in questi lieti eventi non manca la striatura di una vena di dolore, quasi ad anticipazione di quanto il Bambino, una volta fatto adulto dovrà subire nella sua passione, e con Lui la sua Madre

2. Per restare nel clima di serenità e poesia natalizia, mi piace riportare una strofa del canto « Dormi non piangere », un tempo tanto eseguito nel periodo di Natale, che mette in evidenza i sacrifici che il Redentore volle sostenere sin dai primi momenti di vita:

Sai perché pungono

la paglia e il fieno,

ah, perché vegliano

due luci ancor.

T'affretta a chiuderle

che il sonno almeno

sarà rimedio

d'ogni dolor.

p align="center">Dormi, non piangere,

mio Redentor.

I versi saranno un po' ingenui, ma pur sempre graziosi ed espressivi di sentimenti.

Ma ciò che risulta rispondente alla effettiva situazione vissuta dal neonato Bimbo Gesù, è lo stato di disagio, o di vero e proprio dolore - come ci richiama il canto - per essere venuto al mondo in una povertà estrema, in una grotta, e non in un palazzo regale o almeno in una casa, deposto su paglia, e non in una culla per quanto modesta, come tocca ad ogni neonato anche se indigente.

Per quanto si voglia ridimensionare la rilevanza di tali disagi, se riferiti ad un neonato, resta tuttavia la considerazione che la sensibilità dolorifica è pur sempre patita dal soggetto anche se piccino.

Anzi, l'attenzione dei parenti e dei sanitari verso i piccoli è tutta tesa ad evitare loro ogni sofferenza, seppure lieve ( detto per inciso, e l'osservazione non è fuori luogo, da ciò emerge con ancora più evidenza la crudeltà dell'aborto, che oltre l'uccisione del feto, comporta un intervento altamente dolorifico su un esserino che già nel grembo è munito di una sua sensibilità, in virtù del sistema nervoso già organizzato ).

Nel Bambino Gesù tutte queste constatazioni assumono ben altra rilevanza, dato che Egli è Dio e pur avendo seguito nella natura umana lo sviluppo a questa insito, tuttavia ha sempre avuto la percezione della sua divinità.

In questa luce l'abnegazione e l'offerta di sé operata da Gesù anche nella sua infanzia, meglio diremmo sin da quando era in fasce, emerge in tutta la sua profondità di mistero d'amore, non appena si considerino le varie situazioni da Lui vissute, oltre quelle rilevate di non aver avuto ne un tetto, ne una culla.

E tutte queste situazioni hanno una collaterale ripercussione in Maria, sua Madre.

Così si pensi alla circoncisione di Gesù, cui Lui si è sottoposto come tutti i bambini ebrei.

Il dolore provato dal divino Bambino in quella circostanza, secondo quanto abbiamo ripetutamente ascoltato nella catechesi, riveste un valore salvifico che avrebbe potuto ampiamente redimere l'uomo.

Ma nella strada scelta da Gesù quel patimento non è che una lieve anticipazione di quanto Egli soffrirà sulla Croce.

Anche la Madonna in quell'occasione ha l'anticipazione della sua sofferenza, nell'annuncio di Simone sulla spada di dolore che le trafiggerà il cuore.

Parimenti si consideri la persecuzione scagliata contro il neonato da Erode, con tutti i disagi della fuga, con le apprensioni di Maria e di Giuseppe, e soprattutto con quel bagno di sangue costituito dalla strage degli Innocenti.

Le sofferenze di questi piccoli santi appartengono a Gesù, al suo Corpo Mistico che si andava costituendo dopo la sua incarnazione.

E lo stesso isolamento del fanciullo Gesù tra i dottori del tempio, con il temporaneo abbandono dei genitori, per occuparsi delle cose del Padre suo, non è incompatibile con una sua inquietudine per la pena procurata a Maria e Giuseppe, nonostante la perentorietà della sua risposta: « Perché mi cercavate, ecc. … » ( Lc 2,49 ).

E come non ricordare, con riguardo al periodo immediatamente prima del Natale, quello del concepimento verginale di Gesù, l'apprensione di Maria nel rivelare il suo stato di gravidanza a Giuseppe, e la ripercussione che questi ha avuto dell'avvenimento, tanto da pensare di rimandare segretamente la sua sposa?

Certo che sono eventi misteriosi, ben difficilmente rilevabili con i nostri criteri psicologici.

Sta di fatto però che in queste circostanze si è trattato, sia per Maria che per Giuseppe, di una prova, risoltasi positivamente per l'intervento dell'Angelo in sogno a quest'ultimo.

Ma la prova non avrà mancato di lasciare dei segni di sofferenza.

Queste riflessioni ci possono accompagnare nelle nostre meditazioni natalizie, non tanto per temperare la letizia scaturente dalla contemplazione del Bimbo divino, che è il dono che il Verbo incarnandosi ha fatto di se stesso a noi, quanto per avere sempre presente nella sua interezza il piano di salvezza, per il quale Gesù non si risparmia mai, ma in ogni momento è sempre proteso alla dedizione e al sacrificio.

Inoltre le prove della sofferenza ci possono toccare anche nel periodo natalizio, durante il quale tutti si sentono ispirati a gioia e letizia, da quella spirituale delle funzioni liturgiche, ricche di sentimento e di poesia, a quella intima delle riunioni familiari, per non dire poi dei divertimenti in veglioni e in vacanze.

Ebbene, coloro che soffrono anche a Natale sanno che non sono soli, ma accanto a loro c'è Gesù Bambino, c'è la Sacra Famiglia, ci sono i Santi Innocenti.

Contemplare il Presepio in questa prospettiva significa coglierlo nella sua pienezza, ricca di una poesia che non è solo intessuta di fantasia, ma di realtà, pur sublime, ma densa degli avvenimenti talora drammatici che hanno accompagnato Gesù sin dal suo primo apparire.

È in questa luce che l'hanno contemplato i santi, e ci limitiamo a citarne tre, S. Francesco d'Assisi, S. Giovanni della Croce e S. Giovanni Battista de La Salle, i quali hanno profuso sul Bambino Gesù gli stessi sentimenti di profonda e commossa adorazione che li hanno animati verso Gesù Crocifisso.

E non ci mancherà, pur nel dolore, la gioia del Natale, la pace proclamata da gli Angeli agli uomini benvoluti da Dio: e tra questi ci sono in particolare i sofferenti che gli offrono i loro patimenti.

Anche noi stringeremo tra le braccia, con Maria, quel Bimbo giacente nella culla, che sarà per noi innalzato sulla Croce.

V. M.

Intenzione generale di preghiera

Preghiamo il Padre perché i cristiani approfondiscano e corrispondano agli orientamenti pastorali per gli anni 90, indicati dalla Conferenza Episcopale Italiana con il documento: « Evangelizzazione e testimonianze della carità ».

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle preghiere e nelle offerte di sofferenza, le seguenti intenzioni:

- Perché sorgano numerose vocazioni catechistiche per l'Unione, capaci di contribuire generosamente alle esigenze della nuova evangelizzazione nella comunità ecclesiale e in ogni luogo di vita e di lavoro;

- Per la guarigione dei nostri ammalati, in particolare per fr. Gustavo Furfaro, per i catechisti dr. Carlo Tessitore e Wilson Valverde ( quest'ultimo di Arequipa ), per Cristina, nipote di Emanuela, Una e Luigi Cagnetta catechisti dell'Unione, per il dr. Giuseppe Navone, revisore dei conti della Casa di Carità, per Luigi Bongiovanni insegnante della Casa di Carità di Grugliasco, per la sig.na Emilia Mazzurri, per la sig.ra Maria Franchini Pierbattisti, per la sig.ra E. S.

- Per le intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza e in particolare: Sig.ra Perinciolo e famiglia ( New York ); R.G. ( Caselle Torinese ) per una parente ammalata; R. A. ( Catania ) per la sua famiglia e per i giovani.

Preghiere di suffragio

La nostra preghiera si elevi per i defunti dell'Unione Catechisti e della Casa di Carità, in particolare per Amalia Ariano Molteno del gruppo famiglia, per Stefano Gratti allievo della Casa di Carità.

Ricordiamo in modo speciale R. A. ( Catania ) per le anime del Purgatorio.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

È quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori.