Crociata della sofferenza  

B258-A7

Anno XXVIII, lettera n. 110 - Marzo 1992

Gesù Crocifisso, consolatore nella sofferenza

1. La prova del dolore

Per il cristiano l'atteggiamento di fronte alla sofferenza è di serenità e di conforto.

Può essere anche di nobile esaltazione, al pensiero che Gesù, per redimere l'uomo, ha percorso la via del dolore sino alla morte tra le più atroci, quella di croce, ed ha dichiarato « beati quelli che piangono, perché saranno consolati » ( Mt 5,4 ).

Senonché quest'atteggiamento, che emerge facile e spontaneo se si pensa teoricamente alla sofferenza, quando ci si trovi in una situazione di benessere e di tranquillità, può venire meno, o risultare fortemente compromesso, quando si faccia una concreta esperienza di dolore.

Il male, sia fisico che morale, esercita una tale influenza nel nostro essere, ne accentra talmente le facoltà, che tutti i nostri interessi sembrano sopiti o piuttosto sospinti a concentrarsi sulle sensazioni dolorifiche o sui sentimenti penosi, così da non cercare altro fine che quello di eliminare o attenuare il disagio e l'affezione sperimentata.

2. Conforto dalla vicinanza di Gesù

È a questo punto, mentre sentiamo nel nostro corpo e nel nostro spirito le fitte del male, che ci viene in soccorso la fede, con le parole di Gesù e con la sua vicinanza inferiore, a consolarci, a sorreggerci, a impedire che soccombiamo.

Certo che si tratta di un aiuto di fede.

Non per questo il dolore e la sofferenza cessano.

Ma nella misura in cui sentiamo nell'anima la presenza del divino Ospite, che ci è compagno nel cammino, la nostra mente riceve luce e il nostro cuore può assaporare la pace.

Gesù Crocifisso infatti non ci abbandona mai: se la sua crocifissione, come evento storico, è circoscritta nel tempo, la sua immolazione mistica è permanente, come nell'Eucaristia, come nelle sofferenze del suo Corpo mistico, la Chiesa.

Pensare quindi a Lui come compartecipe del nostro dolore non è un'astrazione, o un'immagine, o una semplice aspirazione della mente, ma è ancorarsi ad una realtà: realtà misteriosa, ma effettiva.

E quando si soffre, la consapevolezza che Gesù è al nostro fianco quale consolatore che condivide e si accomuna a noi nella sofferenza, è senza dubbio un elemento di conforto, e di una rilevanza così risolutiva che può portarci la pace anche nelle tribolazioni.

Quando proviamo i morsi del dolore, il sapere che Gesù è con noi sulla Croce, nell'attualità mistica della sua passione, sopportata per nostro amore, allora non ci sentiamo soli, il nostro soffrire acquista un altro significato, vorrei dire un altro sapore, sappiamo che esso non solo acquisisce un valore sul piano umano, ma diventa strumento di grazia e di salvezza sul piano soprannaturale.

Quando si è in preda all'angoscia per qualche disgrazia, e l'anima sembra lacerata dall'ansia e dalla depressione, il pensiero che Gesù nel Getzemani ha subito le più acute delle tristezze, tali da poterne morire, questo pensiero ci porta indubbio sollievo nella sofferenza, poiché sappiamo che il vuoto di luce e di calore della nostra depressione viene colmato da Lui che ha voluto passare attraverso l'esperienza dell'angoscia, nonostante la sua divinità.

3. Conversione nella sofferenza

Come dicevamo, se tali sentimenti attengono al piano della fede, sono conforti che non toccano i nostri sensi, i quali continuano ad essere colpiti dal dolore, ne mutano la sensibilità dell'animo, che rimane irretito nell'ansia dello scoramento.

Ma nella misura in cui la nostra fede è viva e viene rafforzata, la parte superiore del nostro spirito attinge consolazione dalle parole e dalla presenza di Gesù, tale da far passare in secondo piano la sofferenza.

Vi è indubbiamente in questo orientamento un cammino, una crescita inferiore, nella misura in cui le motivazioni di fede sono assorbite e fatte maturare.

Si può quindi profilare una conversione nell'accettazione cristiana della sofferenza, nella misura in cui lo sbandamento e lo scoramento procurato dalle tribolazioni vengano contenuti e arginati.

In tal modo il dolore non solo non sfocerà nella disperazione o nella rivolta al Creatore, ma potrà essere accettato, magari gradualmente, con spirito di pazienza e di rassegnazione, per essere poi elevato all'espiazione e all'offerta amorosa.

Si verifica per il cristiano, anche con riguardo alla sofferenza, l'orientamento morale che pone nel rinnegamento di se stesso, per seguire Cristo, la norma di vita.

In questo caso il rinnegamento può rivestire un taglio più radicale, poiché si tratta di accettare il graduale annientamento del proprio essere, o nella salute, o nella serenità psichica, o nella stessa vita, ma non certo per un atteggiamento masochista, quanto per liberarci dall'attaccamento al mondo e a noi stessi, affinché viva Gesù in noi in tutta la sua pienezza.

Si tratta in definitiva di applicare la dottrina di S. Paolo sul disfacimento dell'uomo vecchio sensuale perché cresca e prosperi l'uomo nuovo spirituale.

Fare della sofferenza un atto di amore di Dio, intessere le sue spire di preghiera, farne strumento di solidarietà cristiana e di elevazione del prossimo: ecco il sublime obiettivo che Cristo ci addita nel condividere il nostro dolore.

È un ideale affascinante anche se non facile, ma realizzabile pur tra le lacrime e i lamenti, la cui effusione non è incomparabile con la tensione e lo slancio dell'offerta a Dio.

« Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto », sapeva cantare S. Francesco d'Assisi.

Forse noi non arriveremo mai a tali altezze interiori, poiché la ripugnanza verso il dolore ci risulterà troppo connaturale.

Ma un senso di pace, e perciò anche di sollievo, pur in uno stato di sofferenza, potremo sperimentarlo nella misura in cui ci abbandoniamo a Gesù, e il nostro dolore si confonda come una goccia nell'oceano del suo, il che è poi anche, e soprattutto, oceano di amore.

4. L'esempio di Gesù Crocifisso ( da una conferenza di S. Tommaso d'Aquino ).

Il discorso ritorna sul punto centrale di questa riflessione, cioè l'esemplarità e la forza che traiamo da Gesù Crocifisso.

Ma su tale argomento ci potrà essere di valido aiuto una riflessione di S. Tommaso d'Aquino, che qui riportiamo, anche come spunto di meditazione per il periodo pasquale.

In questa conferenza viene sottolineato che nessun esempio di virtù è assente dalla croce e, tra l'altro, è fatto riferimento alla virtù della pazienza nel dolore e alla nostra disponibilità a sostenere qualsiasi male per amore di Dio, che sono appunto i temi che abbiamo svolto in queste annotazioni.

Ma veniamo al testo di S. Tommaso.

« Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi?

Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.

Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.

Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio.

La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.

Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò.

Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.

Se cerchi un esempio di carità, ricorda: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ).

Questo ha fatto Cristo sulla croce.

E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.

Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce.

La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.

Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa.

Infatti « quando soffriva non minacciava » ( 1 Pt 2,23 ) e « come un agnello fu condotto alla morte e non aprì la sua bocca » ( At 8,32 ).

Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: « Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.

Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia » ( Eb 12,2 ).

Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il Crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.

Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: « Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti » ( Rm 5,19 ).

Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il re dei re ed il Signore dei signori, « nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » ( Col 2,3 ).

Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.

Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché « si sono divise tra loro le mie vesti » ( Gv 19,24 ); non agli onori, perché « ho provato gli oltraggi e le battiture » ( Is 53,4 ); non alle dignità, perché « intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo » ( Mc 15,17 ); non ai piaceri, perché « quando avevo sete, mi han dato da bere aceto » ( Sal 69,22 ) ».

V.M.

Intenzione generale di preghiera

Il Signore Gesù Crocifisso, per intercessione della Vergine Immacolata, avvalori le nostre sofferenze per le vocazioni sacerdotali, religiose e catechistiche, ed induca alla conversione coloro che, peccatori e moribondi, rifiutano la sua misericordia, resistendo alla sua grazia.

Intenzioni particolari

Eleviamo le nostre preghiere ed offriamo le nostre sofferenze, per le seguenti intenzioni:

- Per i lavori dell'Assemblea generale dell'Unione Catechisti, affinché si svolgano secondo la volontà di Dio, e l'Unione possa partecipare sempre più validamente alla rievangelizzazione del mondo moderno, secondo le intenzioni del Papa.

- Per la Casa di Carità Arti e Mestieri, perché lo sviluppo in corso possa avvenire secondo il disegno di Dio.

- Per le intenzioni degli iscritti alla Crociata della Sofferenza e in particolare: P. F. ( Vibo Valentia ); Sr. H. ( Genova ) per il nipote; M. M. ( Vibo Valentia ); M. C. ( Torino ) per la sua guarigione; M. M. ( Torino ); B. l. ( Torino ); D. S. S. ( Andria ); A. A. ( Castelrosso ) per la conversione della famiglia; A. A. V. ( Torino ) per la sua salute; R. G. ( Andora ) secondo le sue intenzioni; D'A. M. G. ( Catania ) per sé e per la conversione di una giovane; P. M. e G. L. ( Catania ); S. dr. M. ( Mantova ); M. V. ( Acireale ); S. M. v. R. ( Catania ) per sé e per la sua famiglia; G. G. ( Aci Bonaccorsi ) per il marito Leone; A. B. R. ( Civezzano ); L. E. ( Piovene Rocchette ) per i suoi cari; V. M. ( Torino ) secondo le sue intenzioni; G. A. ( Torino ) per la sua salute; S.lle O. ( Villafranca Piemonte ); E. G. E. ( Vibo Valentia ) per le sue necessità spirituali e temporali; P. R. ( Monteleone ); L. T. e F. V. ( Aci Bonaccorsi ); D. S. R. ( Catania ) per il fratello Stefano e per tutti i bambini del mondo.

Preghiere di suffragio

Fr. Noè Zevallos Ortega, già visitatore del Perù, Maggiorino Oliino del Gruppo famiglia, Giovanni Boschet della Messa del Povero e del Gruppo famiglia.

Preghiamo per le seguenti intenzioni: L. A. ( Torino ) in suffr. di Nino e Ciccio; S. L. e M. ( Torino ) in suffr. di Oreste e Giovanna; M. C. ( Torino ) in suffr. di Carlo, Alba, Vittoria, Gregorio; T. L. G. ( Vibo Valentia ) in suffr. di Vittorio Romano; C. Q. v. V. ( Torino ) in suffr. di Cristoforo; M. T. ( Vibo Valentia ) in suffr. dei suoi defunti; V. M. ved. R. ( Agira ) in suffr. di Venerina e Maria; Fam. G. ( Pianezza ) per i defunti della famiglia; D. M. ved. I. in suffr. della mamma Giuseppa e del suo sposo; R. G. ( Andora ) in suffr. del marito Giambattista; F. C. ( Acireale ) in suffr. della moglie Concetta.