CEI/Conv/2006_10_16/03/03.txt Gli indirizzi di saluto Nelle pagine seguenti sono riportate le espressioni di benvenuto di S.E. Mons. Flavio Roberto Carrara, Vescovo di Verona, e dell'avv. Paolo Zanotto, Sindaco di Verona ( Arena, 16 ottobre ), alle quali si aggiungono i saluti presentati da S.E. Prof. Giuseppe Laras, Presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia ( Fiera, 17 ottobre ). Indirizzo di saluto all'apertura del Convegno di S.E. Mons. Flavio Roberto Carraro, Vescovo di Verona 16 ottobre 2006 Pace e bene a tutti, carissimi fratelli e sorelle, sacerdoti, religiose e religiosi e autorità di ogni ordine e grado. Siamo raccolti in preghiera nella suggestiva cornice di questa splendida Arena, le cui pietre millenarie furono testimoni del primo apparire della fede in Gesù Cristo in questa terra benedetta da Dio che tanti santi ha dato alla Chiesa. Siamo in orante attesa di poter accogliere i delegati da tutte le Diocesi d'Italia che, insieme ai loro pastori, a partire dalle Chiese stazionali ove sono raccolti stanno per incamminarsi processionalmente per raggiungerci in questo luogo e vivere in comunione di speranza l'inizio di questo 4° Convegno Ecclesiale Nazionale. Eminenze ed Eccellenze Reverendissime e delegati tutti da ogni Diocesi d'Italia, a voi mi rivolgo ora, con letizia e commozione, per esprimervi un cordiale e caloroso saluto: siate benvenuti. In questo particolare momento mi sovvengono le commosse parole di Elisabetta al vedere la giovane parente, la Vergine Maria, che portava nel grembo la Speranza del mondo: " A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? " ( Lc 1,43 ). E anch'io dico con commozione: " A che debbo che tutta la Chiesa di Cristo che è in Italia si riunisca a Verona? ". È lo Spirito Santo che vi ha condotti qui per vivere giorni di grazia nella preghiera, nell'ascolto e nella riflessione per affrontare insieme la sfida di operare una comunicazione del Vangelo che sia efficace, che incroci i cammini reali, quotidiani dell'uomo, per essere cristiani, pronti a rendere ragione della speranza che è in noi. Ulteriore dono del Signore sarà la presenza del successore di Pietro, Benedetto XVI, che ci confermerà nella fede e sosterrà con la sua autorevole parola il nostro impegno pastorale a essere testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo. Ci accompagni in questi giorni l'intercessione del nostro patrono San Zeno: impetri per noi la dolcezza del suo sorriso, l'affabilità della sua parola e l'evangelica fortezza e ci ottenga una coerente fedeltà al Vangelo. Indirizzo di saluto all'apertura del Convegno dell'avv. Paolo Zanotto, Sindaco di Verona 16 ottobre 2006 Eminenze ed Eccellenze Reverendissime, egregi delegati al 4° Convegno nazionale della Chiesa italiana, carissimo padre Flavio Roberto, Pastore della nostra Chiesa di San Zeno, Autorità, carissimi ospiti della nostra città, cari concittadini, la città di Verona è onorata di poter ospitare il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale, che rappresenta un momento di altissimo valore e grande importanza non per la sola comunità dei credenti, ma per l'intero Paese. È con gioiosa trepidazione che tutta la città partecipa a questo Convegno e ne attende fiduciosa i risultati. Devo innanzitutto esprimere un caloroso ringraziamento alla Conferenza Episcopale Italiana, e in particolare al suo Presidente Card. Camillo Ruini, per aver scelto Verona - dopo Roma, Loreto e Palermo - per questo appuntamento che resterà vivo e indelebile nella nostra memoria, sia per il dono che a tutti noi farà il Santo Padre Papa Benedetto XVI per la visita che ci riserverà, sia per la forza del messaggio che sarà indirizzato da Verona per il prossimo decennio non solo ai cattolici italiani ma a tutti gli uomini di buona volontà. E il ringraziamento per questo incontro si aggiunge alla riconoscenza che tutti noi, abitanti di questa città, dobbiamo alla Chiesa e ai suoi testimoni più cari alla nostra terra. Verona ha avuto dal passato un'eredità fatta di solide radici di fede e una tradizione illustre di santi dalla straordinaria vocazione profetica, che hanno dato a Verona e al mondo intero istituzioni missionarie, sociali e assistenziali ancor oggi di grande vitalità. Verona vede quotidianamente moltiplicare le occasioni per accrescere la propria ricchezza morale, umana e sociale per l'operato di quei testimoni del messaggio di Cristo. Di questo sono consapevoli tutte le istituzioni della città che hanno quindi maggiori stimoli, ma anche crescenti responsabilità nel seguire con attenzione le linee proposte da questo Convegno. Siamo convinti della necessità di indicare nuove strade per vincere le ansie del nostro tempo, in un mondo purtroppo ancora lacerato e profondamente segnato dall'egoismo e dall'individualismo: strade nuove eppure antiche come il messaggio evangelico: " Vi do un comandamento nuovo " ( Gv 13,34 ). Questo è un tempo in cui troppo spesso si percepisce lo smarrimento del senso della storia, dello scopo della vita e del valore stesso dell'esistenza. Tuttavia l'incertezza del clima culturale e sociale non giustifica il pessimismo, perché già si raccolgono segni importanti che alimentano la nostra speranza, quali la crescente apertura dei popoli gli uni verso gli altri, la riconciliazione tra nazioni per lungo tempo ostili e nemiche, l'impegno e la sensibilità per il generale riconoscimento dei diritti inalienabili dell'uomo. È tuttavia ancora forte la tendenza alle divisioni e alle lacerazioni in moltissimi settori della nostra società, e non solo nella vita politica. Tutti, e crediamo anche i medesimi protagonisti delle lacerazioni, sono consapevoli del pericolo e degli effetti negativi di questo stato di tensione, che rischia di determinare una sorta di assuefazione agli stessi conflitti, siano essi nella politica, o tra le parti sociali, o tra diverse culture, o persino dentro le nostre stesse famiglie. Tutto ciò crea sofferenza e a questo non ci rassegniamo, ma cerchiamo con forza le strade per garantire alle nostre famiglie, alle nostre comunità cittadine e all'intero Paese una vera coesione in un clima di solidarietà e di fratellanza che salvi davvero l'uomo. Oggi, per superare i conflitti e perseguire questa fratellanza, le e comunità territoriali, le istituzioni pubbliche, economiche e culturali, devono saper raccogliere il contributo della comunità dei credenti in Cristo e delle istituzioni delle Chiese locali che, in Verona come in tutto il Paese, assicurano a tantissimi cittadini un aiuto materiale e spirituale sovente insostituibile. Ma la comunità civile si arricchisce non solo per queste quotidiane testimonianze, ma anche dei grandi momenti di riflessione e di lancio di future prospettive che la Chiesa italiana ogni dieci anni offre al nostro Paese: questo è un segno di speranza prezioso per tutti, perché ci aiuta a superare la rassegnazione e il diffuso pessimismo verso cui ci spinge il clima sociale e culturale del nostro tempo. È quindi importante che la comunità civile, in tutte le sue articolazioni - dalle famiglie ai corpi intermedi fino alle pubbliche istituzioni - mantenga e accresca un atteggiamento propositivo e responsabile per affrontare con fiducia i grandi problemi che abbiamo di fronte. E più larga e convinta sarà la diffusione dei valori umani e universali difesi dalla dottrina sociale della Chiesa, e più sarà efficace l'azione a difesa della dignità della persona umana, della giustizia sociale, della solidarietà ancor oggi tiepida di fronte ai drammi dell'esclusione sociale, della pace vera tra i popoli. Sono questioni urgenti che richiamano specialmente alla pubblica autorità il senso del bene comune in nome della civiltà dell'amore e della vocazione alla difesa soprattutto dei deboli e degli ultimi. E qui viene l'impegno di ciascuno di noi, per dare di questi valori coerente testimonianza, perché ogni comunità non cresce senza l'apporto di ciascuno dei suoi membri. Siamo quindi convinti che dal Convegno di Verona possa nascere una nuova stagione dove i laici riprendano vigore, illuminando le realtà temporali partecipando attivamente e con la consapevolezza non solo di aver qualcosa da dire e da dare, ma anche qualcosa da ascoltare e da ricevere. I laici cristiani, traducendo storicamente gli insegnamenti evangelici e del magistero in termini comprensibili e accettabili per tutti i cittadini, possono così porre le premesse per un dialogo nella società odierna concretamente finalizzato sugli obiettivi della libertà, della dignità umana e della giustizia sociale. Questo impegno di partecipazione dei laici in ogni ambito della nostra società avrà il benefico effetto di creare slancio in tutti gli uomini di buona volontà nell'essere protagonisti, nelle piccole come nelle grandi realtà, e scoprire così che, attorno al messaggio di speranza che scaturirà dal Convegno, tutte le componenti sociali si possono ritrovare in una rinnovata fratellanza. Ecco perché c'è grande attesa per questo Convegno, non solo per Verona ma per ciascuna delle città italiane qui convenute e rappresentate dai loro pastori e dalle delegazioni cariche delle speranze, delle proposte e delle attese delle comunità territoriali unite da un forte impegno: "Testimoniare Cristo risorto speranza del mondo ". E infine il dono più bello e prezioso che il Convegno porterà alla nostra città: la visita di Sua Santità Benedetto XVI. La città si è preparata con un impegno generoso e corale per un appuntamento che resterà indelebile nella nostra memoria, così come avvenuto per la visita di Giovanni Paolo II nel 1988. La sua presenza ha da tempo creato un senso di attesa in tutti, dalle parrocchie alle scuole alle istituzioni agli addetti ai servizi, che con generosità hanno lavorato per dare l'accoglienza migliore al successore di Pietro. Ma soprattutto è la nostra gente, di ogni condizione, che ricerca con trepidazione questo momento per cogliere dalla parola del Santo Padre motivi di fede, speranza e forza per lo spirito. Di questo siamo davvero grati al Santo Padre, come grati dobbiamo essere a padre Flavio Roberto, Pastore della Chiesa di San Zeno, che ha sapientemente guidato la nostra comunità veronese ad un incontro capace di rafforzare le nostre coscienze e di portare segni di amore e di carità fraterna nella nostra terra. Verona, con le sue nobili tradizioni cattoliche, con le sue istituzioni impegnate a perseguire con coraggio e responsabilità il bene comune, porge così il suo caloroso augurio a questo Convegno per il bene che porterà ai veronesi e all'intero Paese, per un mondo di autentica pace. Indirizzo di saluto di S.E. Prof. Giuseppe Laras, Presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia 17 ottobre 2006 In un contesto così importante e solenne come quello odierno - il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa cattolica - che si svolge ogni dieci anni, memore ancora del Convegno di Palermo cui partecipai su invito del Card. Carlo Maria Martini, è per me, certo, fonte di emozione essere presente oggi di nuovo qui, per portarvi il mio saluto amichevole anche a nome dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia, che ho l'onore di presiedere; ma è anche per me motivo di una qualche difficoltà, stante il titolo di questo Convegno, incentrato sulla figura di Gesù, che appartiene sì per nascita, per educazione e, almeno in parte, per la sua predicazione, al popolo di Israele, ma la cui figura è divenuta nel corso dei secoli motivo e simbolo di divisione, di contrapposizione e di odio fra di noi. Il titolo, però, del Convegno si completa e si apre verso anche un altro elemento di riflessione: quello della speranza. Permettetemi, al riguardo, di leggere con voi un verso di Geremia ( Ger 29,11 ), applicando però a esso un taglio esegetico di tipo midrashico, che non tiene, cioè, rigorosamente conto del contesto in cui è inserito e a cui fa riferimento. Ecco il verso: " Poiché io sono consapevole dei pensieri che nutro per voi - dice l'Eterno: pensieri di pace e non di sventura, per potervi dare un futuro di speranza ". Credo, anzi sento, che questo futuro di speranza, che ci viene annunciato e che accompagna ebrei e cristiani in un percorso comune non chiaro, non convergente, contraddittorio e misterioso, diventerà sempre di più una condizione che ci consentirà e, talvolta, ci spingerà a vivere vicini, ad agire insieme, a stare insieme, superando il senso di contraddizione con la consapevolezza ( indotta, appunto, dalla speranza, che, in questo caso, finisce per identificarsi con la fede ) che ci troviamo al centro di un disegno provvidenziale, che ci coinvolge e ci comprende entrambi. Vorrei concludere con un altro verso dei Profeti, questa volta di Zaccaria ( Zc 9,12 ), quello Zaccaria che, con le sue visioni, si proietta sull'Acharith ha-Yamim cioè molto oltre il presente, guardando lontano negli anfratti più profondi e nascosti del futuro, ove ciò che è per noi oggi " storto " potrà divenire " diritto ", ove il cuore dei padri si rincontrerà con quello dei figli e viceversa, e ciò al di là e nonostante le previsioni contrarie dell'oggi. Eccone le parole: " Tornate al vostro rifugio, o prigionieri della speranza: un altro lieto annuncio sto per darvi ". Si colgono nel verso di Zaccaria due espressioni importanti: prigionieri della speranza e un altro lieto annuncio sto per darvi. Consentitemi di attualizzarle e di interpretarle come riferite anche a noi e voi insieme, ebrei e cristiani, talmente prigionieri, avvinti e dipendenti dalla speranza, da non potersene più liberare, qualunque cosa accada. È la nostra condizione, una condizione di " prigionia ", vissuta, però, non con senso di angoscia, di dolore e di limitazione, ma con sentimento di sollievo, di serenità, di arricchimento spirituale, di speranza, appunto. Il mio augurio sincero che, nel corso dei vostri lavori e anche oltre, possiate continuare ad avvertire questa condizione di " prigionia ", che rende liberi.