Repertorio Nazionale di canti per la liturgia

Indice

Appendice 1

Principi e norme per l'uso del Messale Romano ( 1973 )

19. Importanza del canto

I fedeli che si radunano nell'attesa della venuta del loro Signore, sono esortati dall'Apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali ( cf Col 3,16 ).

Infatti il canto è segno della gioia del cuore ( cf At 2,46 ).

Perciò dice molto bene sant'Agostino: « Il cantare è proprio di chi ama », e già dall'antichità si formò il detto « Chi canta bene, prega due volte ».

Nelle celebrazioni si dia quindi grande importanza al canto, tenuto conto della diversità culturale delle popolazioni e della capacità di ciascun gruppo anche se non è sempre necessario cantare tutti i testi che per loro natura sono destinati al canto.

Nella scelta delle parti destinate al canto, si dia la preferenza a quelle di maggior importanza, e soprattutto a quelle che devono essere cantate dal sacerdote o dai ministri con la risposta del popolo, o dal sacerdote e dal popolo insieme.

25. L'introito

Quando il popolo è riunito, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con i ministri, si inizia il canto d'ingresso.

La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.

26. Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola.

Si può utilizzare sia l'antifona con il suo canto, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all'azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale.

Se all'introito non ha luogo il canto, l'antifona proposta dal Messale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o anche dallo stesso sacerdote dopo il saluto.

50. La preparazione dei doni

Il canto all'offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull'altare.

Le norme che regolano questo canto sono le stesse che per il canto d'ingresso ( n. 26 ).

L'antifona di offertorio, se non si canta, viene tralasciata.

56 Riti di Comunione

i. Mentre il sacerdote e i fedeli si comunicano, si esegue il canto di Comunione; esso ha lo scopo di esprimere mediante l'accordo delle voci l'unione spirituale di coloro che si comunicano, dimostrare la gioia del cuore e rendere più fraterna la processione di coloro che si accostano a ricevere il Corpo di Cristo.

Il canto comincia mentre il sacerdote si comunica, e si protrae per un certo tempo, durante la comunione dei fedeli.

Se però è previsto che dopo la comunione si eseguisca un inno, il canto di comunione s'interrompa al momento opportuno.

Come canto di comunione si può utilizzare o l'antifona del Graduale romanum, con o senza salmo, o l'antifona col salmo del Graduale simplex, oppure un altro canto adatto, approvato dalla Conferenza Episcopale.

Può essere cantato o dalla sola schola o dalla schola o dal cantore insieme col popolo.

Se invece non si canta, l'antifona di comunione proposta dal Messale viene recitata o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, se no dallo stesso sacerdote dopo che questi si è comunicato, prima di distribuire la comunione ai fedeli.

Ordinamento delle letture della Messa ( 1981 )

19. Il salmo responsoriale

Il salmo responsoriale, chiamato anche graduale, essendo « parte integrante della Liturgia della Parola », ha grande importanza liturgica e pastorale.

Si devono pertanto istruire con cura i fedeli sul modo di accogliere la parola che Dio rivolge loro nei salmi e di volgere i salmi stessi in preghiera della Chiesa.

Senza dubbio questo « avverrà più facilmente se sarà promossa tra il clero ed estesa con opportuna catechesi a tutti i fedeli una più approfondita conoscenza dei salmi nel significato che assumono quando sono cantati nella liturgia ».

Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le letture.

20. Il salmo responsoriale di norma si eseguisca in canto.

Ci sono due modi di cantare il salmo dopo la prima lettura: il modo responsoriale e il modo diretto.

Il modo responsoriale che è quello, sempre che sia possibile, da preferirsi, allorché il salmista o il cantore del salmo ne pronunzia i versetti, e tutta l'assemblea partecipa col ritornello.

Il modo diretto, allorché il solo salmista o il solo cantore canta il salmo e l'assemblea si limita ad ascoltare, senza intervenire col ritornello; o anche allorché il salmo viene cantato da tutti quanti insieme.

21. Il canto del salmo o anche del solo ritornello è un mezzo assai efficace per approfondire il senso spirituale del salmo stesso e favorirne la meditazione.

In ogni singola cultura si devono usare tutti quei mezzi che possano incoraggiare il canto dell'assemblea, ivi compreso, in modo particolare, l'uso delle facoltà previste a questo scopo nell'"Ordo lectionum Missae" circa i ritornelli da usare nei vari tempi liturgici.

22. Se il salmo che ricorre dopo la lettura non viene cantato, lo si reciti nel modo ritenuto più adatto per la meditazione della parola di Dio.

Per il canto o la recita del salmo responsoriale il salmista o il cantore stanno all'ambone.

23. L'acclamazione prima della lettura del Vangelo

Anche l' "alleluia" o, secondo il tempo liturgico, il versetto prima del Vangelo, costituisce "un rito o un atto a sé stante" col quale l'assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per rivolgere ad essa la sua parola, ed esprime col canto la sua fede.

Al canto dell' "alleluia" e del versetto prima del Vangelo tutti devono stare in piedi, in modo che non il solo cantore o il coro che lo intona, ma tutto il popolo unisca nel canto le sue voci.

Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana al Messale Romano ( 1983 )

2. Canti di ingresso, di offertorio e di comunione

In luogo dei canti inseriti nei libri liturgici si possono usare altri canti adatti all'azione sacra, al momento e al carattere del giorno o del tempo, purché siano approvati dalla Conferenza Episcopale nazionale o regionale o dall'Ordinario del luogo.

Si esortano i musicisti e i cantori a valersi dei testi antifonali del giorno con qualche eventuale adattamento.

13. I canti e gli strumenti musicali

Nella scelta e nell'uso di altri canti si tenga presente che essi devono essere degni della loro adozione nella liturgia, sia per la sicurezza di fede nel contenuto testuale, sia per il valore musicale ed anche per la loro opportuna collocazione nei vari momenti celebrativi secondo i tempi liturgici.

Non si introduca in modo permanente alcun testo nelle celebrazioni liturgiche senza previa approvazione della competente autorità.

Ogni diocesi abbia cura di segnalare un elenco di canti da eseguire nelle celebrazioni diocesane tenendo presenti le indicazioni regionali e nazionali per la formazione di un repertorio comune.

Anche per l'esecuzione dei canti si curi con attenzione l'uso dell'impianto di diffusione.

Per quanto riguarda il sostegno strumentale si usi preferibilmente l'organo a canne o con il consenso dell'Ordinario, sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altri strumenti che siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare.

La musica registrata, sia strumentale che vocale, non può essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di essa per la preparazione dell'assemblea.

Si tenga presente, come norma, che il canto liturgico è espressione della viva voce di quel determinato popolo di Dio che è raccolto in preghiera.

Rito delle Esequie, Introduzione ( 1974 )

12. Nel compiere i suoi uffici materni verso i defunti, la Chiesa ricorre soprattutto alla preghiera dei salmi: con essi esprime il suo dolore, e attesta insieme la sua fiducia.

Procurino quindi i pastori d'anime, non senza un'opportuna e adatta catechesi, di portare a poco a poco le loro comunità a una comprensione sempre più chiara e approfondita di alcuni salmi, prendendo occasione anche da quelli proposti per la liturgia dei defunti.

Quanto agli altri canti, a cui il rito spesso si riferisce, data l'importanza pastorale della loro esecuzione, si cerchi che riecheggino nel testo la vivezza del linguaggio biblico e la spiritualità di quello liturgico.

Lettera apostolica nel XXV anniversario della costituzione conciliare "Sacrosanctum concilium" sulla sacra liturgia (1988)

Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus.

10. Poiché la liturgia è tutta permeata dalla parola di Dio, bisogna che qualsiasi altra parola sia in armonia con essa, in primo luogo l'omelia, ma anche i canti e le monizioni.

Congregazione per il culto divino, Feste pasquali. Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione (1988)

17. In Quaresima non sono ammessi i fiori sull'altare e il suono degli strumenti è permesso soltanto per sostenere i canti, nel rispetto dell'indole penitenziale di questo tempo.

19. Si scelgano soprattutto nelle celebrazioni eucaristiche, ma anche nei pii esercizi, canti adatti a questo tempo e rispondenti il più possibile ai testi liturgici.

42. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella celebrazione della Settimana santa e specialmente del triduo pasquale, perché è più consono alla solennità di questi giorni ed anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto.

Le Conferenze episcopali, se già non vi abbiano provveduto, sono invitate a proporre melodie per i testi e le acclamazioni, che dovrebbero essere eseguiti sempre con il canto.

Si tratta dei seguenti testi:

l'orazione universale il Venerdì santo nella passione del Signore;

l'invito del diacono, se viene fatto, o l'acclamazione del popolo;

i testi per mostrare e adorare la croce;

le acclamazioni nella processione con il cero pasquale e nello stesso "preconio", l'"Alleluia" responsoriale,

le litanie dei santi e l'acclamazione dopo la benedizione dell'acqua.

I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità; le loro traduzioni in lingua volgare siano accompagnate dalle rispettive melodie.

Se ancora non sono disponibili questi testi in lingua volgare per una Liturgia cantata, nel frattempo vengano scelti altri testi simili ad essi.

Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da adoperarsi soltanto durante il loro svolgimento.

In particolar modo siano proposti: i canti per la benedizione e processione delle Palme e per l'ingresso nella chiesa; i canti per la processione dei sacri oli; i canti per accompagnare la processione delle offerte della messa nella cena del Signore e l'inno per la processione, con cui si trasporta il Santissimo Sacramento nella cappella della reposizione; le risposte dei salmi nella veglia pasquale e i canti per l'aspersione con l'acqua.

Siano preparate melodie adatte a facilitare il canto per i testi della storia della passione, del "preconio" pasquale e della benedizione con l'acqua battesimale.

Nelle chiese maggiori venga adoperato il tesoro abbondante della musica sacra sia antica che moderna; sempre però sia assicurata la debita partecipazione del popolo.

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