Vi ho chiamato amici

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Sarete miei testimoni

L'impero di Roma e la civiltà greco-romana avevano realizzato una unità politica e culturale, favorendo così la predicazione del Vangelo in breve tempo tra popoli diversi.

I discepoli predicavano nelle sinagoghe e nel tempio, nelle piazze e nei luoghi di mercato, annunciavano il Vangelo anche ai pagani.

Lo Spirito di Gesù donava a tutti luce e forza.

I cristiani appartenevano a tutte le classi sociali: schiavi, persone libere, commercianti e militari.

Oggi sarebbe impensabile comprendere la storia di questi duemila anni, senza tener conto dell'influsso esercitato dal cristianesimo.

I primi tre secoli della vita della Chiesa parlano in modo vivo, anche oggi, del coraggio e della testimonianza dei cristiani.

Gli orizzonti della Chiesa sono gli orizzonti del mondo.

Essa è inviata dal Signore risorto a portare un messaggio di speranza ai giovani e ai vecchi, ai malati e ai sani, a tutti.

Il comandamento di Gesù: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni" ( Mt 28,19 ) è pressante per tutti e ogni comunità cristiana deve sentire l'ansia dell'apostolo: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" ( 1 Cor 9,16 ).

Dalla esperienza personale di fede viene l'impulso a far partecipi altre persone della stessa lieta speranza.

Come un incendio, il Vangelo si propaga in tutte le direzioni per il soffio potente e misterioso dello Spirito della Pentecoste.

Così è cominciata la corsa del Vangelo nel mondo: da Gerusalemme in tutta la Giudea, nella Samaria e per tutte le regioni dell'impero romano.

Oggi il nome di Gesù è invocato in tutte le lingue, il cristianesimo ha permeato culture diversissime e fa parte della storia di tanti popoli.

È stato un cammino lungo ma costante, segnato a volte dalla debolezza e dal peccato presenti nella stessa Chiesa.

Ma il Vangelo e la grazia sono più forti e si affermano nonostante i limiti umani.

Solo lo Spirito di Gesù rigenera la vita della Chiesa e la rende capace di custodire e trasmettere con fedeltà il Vangelo.

Dove sono i cristiani? Come riconoscerli?

La presenza dei cristiani nel mondo non assomiglia per nulla all'incalzare violento di una fiumana straripata; è piuttosto come una pioggia che penetra delicata e tenace sotto ogni terreno.

Nella fitta e misteriosa trama degli incontri quotidiani, quasi senza accorgersene, i cristiani sono chiamati a diventare seminatori di pace e di speranza.

Anch'essi sono immersi nei problemi del mondo: ricercano, lavorano, soffrono come tutti gli uomini.

Li accompagna però la certezza dell'amore di Dio, che supera tutti i limiti e vince ogni durezza del cuore.

Chi può resistere all'amore?

Chi può misurare la forza e la soavità dell'amore di cristiani che donano comprensione e accoglienza e vivono in atteggiamento di solidarietà con gli altri per tutto ciò che è nobile, giusto e buono?

La testimonianza dei cristiani, anche se silenziosa, è già per se stessa una proclamazione forte ed efficace del Vangelo di Gesù.

La carità attenta e delicata è come un coro sommesso a bocca chiusa; non si pronunziano parole, ma resta per tutti il fascino della musica e del canto.

Se vivono così, i cristiani fanno già salire nel cuore di coloro che li circondano domande irresistibili: perché sono così? perché vivono in tal modo? chi li ispira? perché sono in mezzo a noi?

Sono domande provocate dall'amore concreto ed operoso verso i fratelli.

Chi ne fa l'esperienza, vede un segno dell'amore di Cristo.

Per noi, figli di Dio, non può trascorrere giorno senza che in qualche modo sia annunciato il suo amore.

Lo Spirito del Signore indica sempre come comunicare il Vangelo, anche in contatti occasionali.

Missionari fino ai confini della terra

La Chiesa, pienamente inserita nella storia degli uomini, fin dall'inizio ha preso coscienza della missione ricevuta da Cristo di portare l'annuncio del Vangelo a tutti gli uomini.

Ogni volta che i cristiani sono venuti a contatto con popoli nuovi o sono state scoperte nuove terre, sempre lo Spirito Santo ha spinto cristiani generosi a partire dal proprio paese per diffondere la lieta notizia di Gesù.

Presentiamo alcune figure di missionari.

Ma possiamo cercare di conoscerne tante altre che Io Spirito ha suscitato e continua ancora oggi a suscitare.

- Agostino di Canterbury verso i popoli del Nord Europa

Gregorio Magno, papa, nel 597 invia il monaco benedettino Agostino in Anglia ( Inghilterra ) per iniziare la predicazione del Vangelo fra quelle popolazioni.

Così la Chiesa di Roma promuove l'annuncio del Vangelo nei paesi del Nord Europa.

Agostino insieme a 40 monaci getta le basi del cristianesimo in quella grande isola, dà inizio a diverse comunità, specialmente nel regno di Kent, dove fonda la celebre abbazia di Canterbury.

Gregorio Magno così scrive ad Agostino: "Per amore di Cristo noi cerchiamo in Britannia dei fratelli che non conosciamo e per suo dono abbiamo trovato coloro che cercavamo senza conoscere.

Dio per dimostrare che il mondo si converte non per la sapienza degli uomini, ma per la sua potenza, scelse come suoi messaggeri da mandare nel mondo, uomini illetterati.

Anche ora ha fatto la stessa cosa degnandosi di compiere verso la nazione degli Angli cose meravigliose per mezzo di deboli creature".

- - Cirillo e Metodio tra i popoli slavi

Nel secolo IX la Chiesa è ormai diffusa nell'Europa orientale e nel bacino mediterraneo e si apre a nuovi orizzonti.

I popoli slavi accolgono l'annunzio del Vangelo portato loro da due grandi missionari: Cirillo e Metodio.

Nativi di Tessalonica ( la moderna Salonicco ), inviati in missione dalla Chiesa di Bisanzio, si recano nella Grande Moravia ( regione corrispondente alla Boemia, alla Moravia e alla Slovacchia ) e predicano con successo il Vangelo.

Per trascrivere la lingua di quelle popolazioni e mettere per iscritto la Bibbia, i due fratelli perfezionano il nuovo alfabeto.

Nella lingua slava non solo celebrano la liturgia, ma gettano le basi di una nuova cultura cristiana.

Gravi difficoltà, in particolare le lotte violente fra Germani e Slavi, ostacolano il loro apostolato.

Poiché Bisanzio non li sostiene sufficientemente, essi chiedono aiuto e sostegno alla Chiesa di Roma.

Papa Adriano Il approva la loro missione e accetta il loro metodo pastorale.

Cirillo muore a Roma nell'anno 869; Metodio, fatto vescovo, ritorna a evangelizzare senza risparmiarsi fatiche quella immensa regione che va dall'attuale Cecoslovacchia a quasi tutta la Jugoslavia.

Morirà nell'anno 885 a Velehrad ( Cecoslovacchia ).

Prima di morire, Cirillo così prega il Signore: "Signore mio Dio, è tuo dono l'averci scelti a predicare il Vangelo del tuo Cristo, a incitare i fratelli alle buone opere ed a compiere quanto ti è gradito.

Quelli che mi hai dato, te li restituisco come vuoi, guidali ora con la tua forza perché tutti lodino il tuo nome di Padre, Figlio, Spirito Santo".

- Bartolomeo Las Casas nel nuovo mondo

Per l'America del Sud l'evangelizzazione ha percorso le grandi vie delle scoperte geografiche.

I primi missionari partirono verso la fine del XV secolo, all'indomani della scoperta dell'America; furono gli ordini religiosi ( Domenicani, Francescani, Agostiniani, Mercedari ) che per primi si dedicarono all'annunzio del Vangelo in quel continente.

Poi anche i Gesuiti.

E non fu un annunzio facile perché, oltre alla ostilità che spesso incontrarono da parte delle popolazioni locali, dovettero più di una volta opporsi all'azione devastatrice degli eserciti conquistadores, spagnoli e portoghesi, che, pur di sottomettere quelle terre, non esitavano a massacrare le popolazioni.

Tra i missionari spicca la grande figura di Bartolomeo de Las Casas.

Nato a Siviglia nel 1474, era figlio di un compagno di viaggio di Cristoforo Colombo.

Partì per i Caraibi nel 1502 per prendere possesso delle piantagioni paterne.

Vi rimase otto anni come colono.

Rientrato in patria si fece sacerdote e ripartì come missionario.

La sua opera di strenuo difensore della libertà degli Indios e la sua denunzia, presso il Governo spagnolo, dello stato di schiavitù in cui erano costretti a vivere, gli valsero da parte del re di Spagna il riconoscimento di Protettore degli Indios.

Con Bartolomeo de Las Casas e molti altri eroici missionari la Chiesa ha insegnato e difeso la dignità di ogni persona umana.

Chiunque sia, l'uomo porta in sé l'immagine di Dio e da Dio è amato.

- Francesco Saverio sulle vie dell'estremo Oriente

Nel secolo XVI si sviluppa nella Chiesa una grande fioritura di comunità religiose che hanno come preciso impegno quello di predicare il Vangelo di Cristo in mezzo alle popolazioni dei continenti appena scoperti.

Francesco Saverio è uno dei più grandi missionari di tutti i tempi.

Spagnolo e compagno di sant'Ignazio ( il fondatore dei Gesuiti ) parte nel 1541 verso l'India e raggiunge Goa dopo aver toccato anche il Mozambico.

In dieci anni svolge una predicazione intensissima, percorrendo l'India, le Molucche e il Giappone.

Sostenuto da spirito di preghiera e da una viva gioia interiore, sa adattare il messaggio evangelico al pensiero, agli usi e ai costumi di quelle popolazioni.

Stremato dalla fatica, muore a soli 46 anni nell'isola di Sancian, mentre si prepara ad evangelizzare la Cina.

Francesco così scrive a Ignazio in una sua lettera: "Moltissimi in questi luoghi non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani.

Molto spesso mi viene in mente di percorrere le università dell'Europa e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo per scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: quale gran numero di persone viene escluso per colpa vostra dalla conoscenza di Cristo e dalla salvezza".

- Daniele Comboni in cammino con i popoli africani

Nei primi secoli il cristianesimo si è diffuso largamente nell'Africa settentrionale, lungo le coste del Mediterraneo.

Ma le invasioni barbariche, prima, e l'Islam dopo, hanno eliminato gradualmente ogni traccia cristiana.

Solo l'Etiopia ha saputo resistere alla pressione islamica, conservando la fede di Cristo.

La grande era della evangelizzazione del continente nero incomincerà nel secolo XIX, quando i missionari si spingeranno fin nel cuore dell'Africa, superando difficoltà di ogni genere.

Una delle figure più rappresentative è Daniele Comboni.

Sacerdote di origine bresciana, parte con pochi compagni nel 1858, destinazione: Sudan.

In occasione dell'apertura del primo Concilio Vaticano così scrive al Papa Pio IX: "Beatissimo Padre, anche fra gli africani vi sono pecorelle che appartengono al vostro ovile; anche tra gli africani vi sono dei cuori capaci di amarvi; anche tra gli africani ( è dolce poterlo promettere a seguito della nostra esperienza ) Dio tiene pronte delle grandi consolazioni alla Chiesa e a Voi, suo vicario.

Sembra che l'ora della salvezza sia giunta anche per questa nazione".

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