Domenica, 23 marzo 1958 Ai Marchigiani residenti in Roma Alla vostra filiale richiesta di un incontro col Padre comune non potevamo più tardare a rispondere, diletti figli e figlie. Il Pio Sodalizio dei Piceni, che svolge la propria benefica attività nell'Urbe e che raccoglie intorno a sè le adesioni e i consensi della colonia marchigiana in Roma, ha voluto farsi interprete di tutti voi, e, ricordandoCi con cortese pensiero l'inizio di particolari legami della Nostra famiglia con la terra marchigiana di S. Angelo in Vado, ha chiesto questo incontro che, mentre rallegra l'animo Nostro, procura gioia anche a voi. Roma fu invero per molto tempo mèta quasi unica della vostra migrazione interna; voi siete oggi qui una delle più grandi comunità - come fu autorevolmente notato -, cui appartengono in prevalenza cittadini, che fanno onore alla vostra terra per il costume della vita, l'impegno del lavoro, la funzione cospicua che non di rado esercitano. Chi contempla questa solenne adunata, può rendersene conto, perchè ha la possibilità di notare il fervore della vostra fede, oltre che la diversità e i pregi delle persone presenti. Vi diamo dunque il Nostro paterno benvenuto, e Ci felicitiamo con voi per lo spirito di legittimo attaccamento alla vostra terra, ai suoi valori, alle sue tradizioni. La vostra regione si presenta con l'incanto del suo mare, del suo cielo, con la ricchezza e la varietà delle sue terre: in genere coi suoi aspetti naturali, dolci alla vista nel digradare dalle giogaie dei monti alle rive del mare; sulle vostre colline specialmente è tutta una vegetazione svariata e ridente, sui declivi ameni prosperano dappertutto la vite e l'olivo, mentre nelle pianure meridionali, che il Cònero protegge dai venti del nord, l'aria è imbalsamata dai fiori d'arancio. Nelle vostre città - si trovino esse in pianura, come Fano, Senigallia, Ascoli; o in altipiano, come Iesi; o in avvallamento, come Fabriano; o sul colle, come Osimo, Recanati, Fermo, Macerata, sul monte, come Cingoli e Urbino, e, anche più in alto, Camerino; siano fra il piano e il monte, come Tolentino e San Severino; si stendano infine quasi sulla costa di due monti, come Ancona e Pesaro -, tutte sono costruite con decoro e proprietà, tutte appaiono linde e terse e piene di serenità e di pace agli occhi di quanti le visitano. « Terra giovane » sono chiamate dai geologi le Marche, perchè comprendono alcune tra le più recenti formazioni della penisola. Ma chi voglia studiare la vostra regione nell'aspetto geografico, geologico e storico, ha bisogno di considerare i millenni, di incontrarsi con essi. Poiché la vostra vita, e quindi la vostra storia, è vita, è storia millenaria; basta guardare i segni evidenti della civiltà della pietra, nelle fasi paleolitica ed eneleolitica, e i segni dell'età del bronzo e del ferro. Le popolazioni delle Marche, che furono un giorno guerriere - come attestano vasti ritrovamenti di armi nei sepolcreti - oggi appaiono sobrie, discrete, laboriose, nè manca loro il pregio di un'innata gentilezza e di una grande, anche se, d'ordinario, composta cordialità. Vi sono oggi nelle Marche, come, per verità, vi furono sempre, uomini, che seppero e sanno eccellere nelle scienze e nelle arti in vario modo; molti hanno corso con la loro fama il mondo intero. EccoCi dunque in mezzo a voi come Padre delle vostre anime; eccoCi a benedirvi con tutta l'effusione del Nostro cuore; eccoCi a dirvi una parola di conforto e di insegnamento. La vostra presenza, diletti figli, fa correre il Nostro pensiero al problema dell'Ente regione, intorno al quale vi è tuttora divisione di pareri e copia di contrasti. Noi lasciamo a chi di dovere ( e quindi a molti anche fra i presenti, che hanno qualità e capacità di farlo ) la impostazione e la soluzione di questo problema. Vorremmo invece esporvi alcune Nostre riflessioni, che speriamo possano aiutarvi ad essere buoni marchigiani, buoni italiani, buoni cristiani. 1° - La regione è senza dubbio una delle tante unità, che la forza delle cose, più ancora che la libera volontà degli uomini, ha costituito nei vari Stati. Essa ha dunque un suo valore, che deve essere conservato e, in quanto è possibile, accresciuto. La regione significa, intanto, una certa omogeneità di sangue, perchè le popolazioni sogliono per lo più formare le loro famiglie là dove vivono abitualmente. E siccome l'uomo eredita mediante la sua parte materiale tutto un complesso di inclinazioni, che l'anima liberamente potrà trasformare, ma che rimangono tuttavia permanenti in tanti aspetti, ne consegue che le virtù degli antenati rivivono in voi, cioè in determinate vostre inclinazioni. Se esse, supponiamo, sono più facilmente subordinate allo spirito, può dirsi che i vostri padri hanno avuto efficacia nel creare in voi una inclinazione favorevole alla probità, all'onestà dei costumi, al senso di laboriosità. Ma vi è nella regione tutto un complesso di valori strettamente spirituali, e sono le glorie del popolo, glorie militari, glorie letterarie, glorie scientifiche, glorie artistiche. Vi sono inoltre le grazie specifiche ad esso elargite da Dio: grazie di salvezza, di santificazione, di apostolato. La popolazione marchigiana, forse favorita anche dalla sua situazione geografica, ha potuto conservare un suo patrimonio omogeneo e alcune virtù tradizionali, che non si trovano facilmente altrove. È in voi un senso di riserbo personale e di modestia unito alla parsimonia, che non vi fa alieni, peraltro, dal soccorrere i più bisognosi e soccorrerli efficacemente, radicalmente, come fa fede anche l'attività benefica del Pio Sodalizio Piceno. Voi non avete sentito così fortemente, come altre regioni, la mescolanza con la storia universale; ma questo ha favorito in voi un raccoglimento, che senza dubbio è anch'esso una ricchezza; e quanto a valori spirituali caratteristici vostri, basta pensare alla Santa Casa di Loreto, per vedere là una benedizione specialissima di Maria, che vi ha fatto e vi fa visitare da innumerevoli anime, le quali vengono a voi portando un atteggiamento di pietà sincera, di fede ardente, di umiltà profonda, oltre che uno spirito di mortificazione proprio di ogni pellegrinaggio veramente devoto. Che voi abbiate giusta fierezza di appartenere alla vostra regione; che ricordiate con compiacenza le vostre glorie e le vostre memorie; che coltiviate con modestia e tenacia le vostre virtù tradizionali; che vi manteniate in nobile gara con le altre regioni allo scopo di giungere soli o, se non è possibile, primi a certe mete; che vi sentiate marchigiani, anche vivendo a Roma, è cosa che Ci fa dire la Nostra prima parola a voi, parola di affettuoso paterno compiacimento. 2° - Ma affinché questa vostra fierezza e questo vostro legittimo amore di predilezione alle Marche non degeneri in una forma di regionalismo deteriore, è necessario che voi miriate più in su, che guardiate alla patria comune, all'Italia. Si incontrano oggi talora cittadini presi quasi dal timore di mostrarsi particolarmente devoti alla patria. Come se l'amore verso la propria terra potesse significare necessariamente disprezzo verso le terre altrui; come se il desiderio naturale di vedere la propria patria bella, prospera all'interno, stimata e rispettata all'esterno, dovesse essere inevitabilmente causa di avversione contro altri popoli. Nè manca chi evita persino di pronunciare la parola « patria » e tenta di sostituirvi altri nomi più adatti, si crede, ai nostri tempi. Certo, diletti figli: bisogna dire che non ultimo tra i segni di un disorientamento degli animi è questo diminuito amore alla patria, a questa più grande famiglia donatavi da Dio. Quando poi la patria si chiama Italia, non è chi non veda quali speciali motivi vi siano per sentirsi ad essa legati coi vincoli di un'affettuosa devozione. Situata in mezzo al mare, che vede incrociarsi le vie del mondo e congiunge i tre più grandi blocchi di terre emerse, l'Italia è, in un certo senso, centro geografico dell'orbe; tanto che tutti i popoli sono passati e ripassati per essa, contribuendo a donarle un'indole universale, comprensiva ed aperta, come non si trova facilmente in altre Nazioni. Può dirsi infatti che l'Italia non appartiene agli italiani soltanto, perchè appartiene a tutte le genti. Così fu nella storia passata; così sarà nella futura. Il Diritto romano è patrimonio della umanità; la Filosofia tomistica, che nacque in Italia, è, fra tutte, la più universale, perchè presenta ed illustra la gerarchia dell'essere; la Divina Commedia è poema insieme nazionale e dell'universo, come l'umanità riunita nella trepida attesa del giudizio di Dio è la suprema espressione dell'arte di Michelangelo. Si aggiunga che la cultura greco-italiana è iniziatrice della cultura di Europa, e quindi della cultura moderna. L'Italia, ideata e voluta da Dio come terra in cui ha sede il centro della sua Chiesa, fu oggetto, come di un suo speciale amore, così di una sua specialissima azione. Perchè nessun popolo ha, come il popolo italiano, i suoi destini congiunti con l'opera di Cristo. Lieti di essere membri della grande famiglia marchigiana, non siate dunque meno solleciti della vostra appartenenza all'Italia. Fate generosamente quanto potrete per trasformarla o confermarla in una nazione, che vive ed opera nella tranquillità e nell'ordine. Alcuni fra i vostri uomini migliori si trovano nel primo rango in questa pacifica battaglia. Ma proprio perchè nell'Italia è il cuore della Chiesa, è facile di prevedere che i nemici di Dio si adopereranno in ogni modo per gettare in essa la zizzania della sovversione, il veleno dell'odio; mentre il porre ostacoli alla missione universale, e quindi cristiana, dell'Italia è un tradire l'Italia stessa, perchè è come volerne diminuire e persino distruggere la vera grandezza. 3° - Ma anche l'amore di Patria può degenerare e divenire nazionalismo eccessivo e dannoso. Perchè ciò non avvenga, dovete mirare ben più oltre della stessa patria; dovete guardare il mondo. Ma vi è un unico modo di guardare il mondo, pur continuando ad amare la regione e ad amare la patria: occorre prendere coscienza di una realtà suprema: la Chiesa. Bisogna farne parte viva. Siano parte viva della Chiesa i singoli individui; che alla grazia divina da conservare ed accrescere subordinino tutto; pronti a superare ogni ostacolo, ad affrontare anche la morte per non perdere la fede, per non perdere la grazia. Così fece una fanciulla nata fra voi in terra marchigiana: Maria Goretti. Siano parte viva della Chiesa le vostre famiglie. Nel celeberrimo Santuario, la Santa Casa Lauretana, rifulge la memoria della più santa delle famiglie: la Sacra Famiglia. Guardate ad essa come a vostro modello e imitatela: fate che Gesù sia al centro delle vostre dimore dominatore assoluto delle vostre menti e dei vostri cuori. Siano parte viva della Chiesa le vostre città. Vi è, in Italia, chi si agita, perchè teme che il cristianesimo tolga a Cesare quel che è di Cesare. Come se dare a Cesare quello che gli appartiene, non fosse un comando di Gesù; come se la legittima sana laicità dello Stato non fosse uno dei principi della dottrina cattolica; come se non fosse tradizione della Chiesa il continuo sforzo per tenere distinti, ma pure, sempre secondo i retti principi, uniti i due Poteri; come se, invece, la mescolanza tra sacro e profano non si fosse il più fortemente verificata nella storia, quando una porzione di fedeli si è staccata dalla Chiesa. Le città saranno parte viva della Chiesa, se in esse la vita dei singoli, la vita delle famiglie, la vita delle grandi e piccole collettività, sarà alimentata dalla dottrina di Gesù Cristo, che è amore di Dio e, in Dio, amore del prossimo, tutto. Individui cristiani, famiglie cristiane, città cristiane, Marche cristiane. Le Marche divengano tutte come una grande Casa santa; e la famiglia marchigiana sia un'unica, grande santa Famiglia!