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III

Ed ora una prima riflessione e conclusione: da quanto siamo venuti esponendo e più ancora dagli avvenimenti stessi come si sono svolti, la attività politica della Azione Cattolica, la palese o larvata ostilità di taluni suoi settori contro il regime ed il partito, come anche l'eventuale rifugio e la protezione di residuata e fin qui risparmiata ostilità al partito sotto le bandiere della Azione Cattolica,1 tutto questo non è che pretesto o un cumulo di pretesti: è un pretesto, osiamo dire, la stessa Azione Cattolica; ciò che si voleva e che si attentò di fare, fu strappare alla Azione Cattolica e per essa alla Chiesa la gioventù, tutta la gioventù.

Tanto è ciò vero, che dopo aver tanto parlato di Azione Cattolica, si mirò alle Associazioni giovanili, né si stette alle Associazioni giovanili di Azione Cattolica, ma si allungò tumultuariamente la mano anche ad associazioni e ad opere di pura pietà e di prima istruzione religiosa, come le Congregazioni di Figlie di Maria e gli oratori; tanto tumultuariamente da dover spesso riconoscere il grossolano errore.

Questo punto essenziale è largamente confermato anche d'altronde.

È confermato innanzi tutto dalle molte antecedenti affermazioni di elementi più o meno responsabili ed anche degli elementi più rappresentativi del regime e dei partito che ebbero il loro pieno commentario e la definitiva conferma dagli ultimi avvenimenti.

La conferma è stata anche più esplicita e categorica, stavamo per dire solenne insieme e violenta, da parte di chi non solo tutto rappresenta ma tutto può, in pubblicazione ufficiale o quasi, dedicata alla gioventù, in colloqui destinati alla pubblicità, alla pubblicità estera prima ancora che a quella del Paese, ed anche all'ultima ora in messaggi ed in comunicazioni a rappresentanti della stampa.

Un'altra riflessione e conclusione subito ed inevitabilmente si impone.

Non si è dunque tenuto nessun conto delle ripetute assicurazioni e proteste Nostre, non si è tenuto conto alcuno delle proteste ed assicurazioni vostre, Venerabili Fratelli Vescovi d'Italia, sulla natura e sulla attività vera e reale dell'Azione Cattolica e sui diritti sacrosanti ed inviolabili delle anime e della Chiesa in essa rappresentati e impersonati.

Diciamo, Venerabili Fratelli, i sacrosanti ed inviolabili diritti delle anime e della Chiesa, ed è questa la riflessione e conclusione che più di ogni altra si impone, come è di ogni altra la più grave.

Già più e più volte, come è notorio, Noi abbiamo espresso il pensiero Nostro, o meglio, della Chiesa Santa su così importanti ed essenziali argomenti, e non è a voi, Venerabili Fratelli, fedeli maestri in Israele, che occorra dire di più; ma non possiamo non aggiungere qualche cosa per questi cari popoli che stanno intorno a voi, che voi pascete e governate per divino mandato e che ormai quasi solo per mezzo vostro possono conoscere il pensiero del Padre comune delle anime loro.

Dicevamo i sacrosanti ed inviolabili diritti delle anime e della Chiesa.

Si tratta del diritto delle anime di procurarsi il maggior bene spirituale sotto il magistero e l'opera formatrice della Chiesa, di tale magistero e di tale opera unica mandataria unicamente costituita in quest'ordine soprannaturale fondato nel Sangue di Dio Redentore, necessario ed obbligatorio a tutti per partecipare alla divina Redenzione.

Si tratta del diritto delle anime così formate di partecipare i tesori della Redenzione ad altre anime, collaborando alla attività dell'Apostolato Gerarchico.

È in considerazione di questo duplice diritto delle anime, che Ci dicevamo testé lieti e fieri di combattere la buona battaglia per la libertà delle coscienze, non già ( come qualcuno forse inavvertitamente mente Ci ha fatto dire ) per la libertà di coscienza, maniera di dire equivoca e troppo spesso abusata a significare la assoluta indipendenza della coscienza, cosa assurda in anima da Dio creata e redenta.

Si tratta inoltre del diritto non meno inviolabile della Chiesa di adempiere l'imperativo divino mandato, di cui la investiva il divino Fondatore, di portare alle anime, a tutte le anime, tutti i tesori di verità e di bene, dottrinali e pratici, ch'Egli stesso aveva recato al mondo.

Euntes docete omnes gentes.. docentes eos servare omnia quaecumque mandavi vobis.

Andate ed istruite tutte le genti, insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho commesso ( Mt 28,19-20 ).

E qual posto dovessero tenere la prima età e la giovinezza in questa assoluta universalità e totalità di mandato, lo mostra Egli stesso il divino Maestro, Creatore e Redentore delle anime col Suo esempio e con quelle parole particolarmente memorabili ed anche particolarmente formidabili: "Lasciate che i pargoli vengano a me e non vogliate impedirmeli" …

"Questi piccoli che ( quasi per un divino istinto ) credono in me; ai quali è riservato il regno dei cieli; dei quali gli Angeli tutelari e difensori vedono sempre la faccia del Padre celeste; guai all'uomo che avrà scandalizzato uno di questi piccoli".

Sinite parvulos venire ad me et nolite prohibere eos… qui in me credunt… istorum est. enim regnum coelorum; quorum Angeli semper vident faciem Patris qui in coelis est; Vae! homini illi ver quem ustis ex pusillis itsis scandalizzatus fuerit ( Mt 9,13ss; Mt 18,1ss ).

Or eccoci in presenza di tutto un insieme di autentiche affermazioni e di fatti non meno autentici, che mettono fuori di ogni dubbio il proposito – già in tanta parte eseguito – di monopolizzare interamente la gioventù, dalla primissima fanciullezza fino all'età adulta a tutto ed esclusivo vantaggio di un partito, di un regime, sulla base di una ideologia che dichiaratamente si risolve in una vera e propria statolatria pagana non meno in pieno contrasto coi diritti naturali della famiglia che coi diritti soprannaturali della Chiesa.

Proporsi e promuovere un tale monopolio, perseguitare in tale intento, come si veniva facendo; da qualche tempo più o meno palesemente o copertamente, l'Azione Cattolica; colpire a tale scopo, come ultimamente si è fatto, le sue Associazioni giovanili, equivale ad un vero e proprio impedire che la gioventù vada a Gesù Cristo, dacché impedire che vada alla Chiesa perché dov'è è Chiesa ivi è Gesù Cristo.

E si arrivò fino a: strapparla con gesto violento dal seno dell'una e dell'Altro.

La Chiesa di Gesù Cristo non ha mai contestato i diritti e i doveri dello Stato circa l'educazione dei cittadini e Noi stessi li abbiamo ricordati e proclamati nella recente Nostra Lettera Enciclica sulla educazione cristiana della gioventù; diritti e doveri incontestabili finché rimangono nei confini delle competenze proprie dello Stato; competenze che sono alla loro volta chiaramente fissate dalle finalità dello Stato; finalità certamente non soltanto corporee e materiali ma di per se stesse necessariamente contenute nei limiti del naturale, del terreno, del temporaneo.

Il divino universale mandato, del quale la Chiesa di Gesù Cristo è stata da Gesù Cristo stesso incomunicabilmente ed insurrogabilmente investita, si estende invece all'eterno, al celeste, al soprannaturale, quest'ordine di cose il quale da una parte è strettamente obbligatorio per ogni creatura responsabile, ed al quale dall'altra parte deve di natura sua subordinarsi e coordinarsi tutto il rimanente.

La Chiesa di Gesù Cristo è certamente nei termini del suo mandato non solo quando depone nelle anime i primi indispensabili principi ed elementi della vita soprannaturale, ma anche quando questa vita promuove e sviluppa secondo le opportunità e capacità, e coi modi e mezzi da lei giudicati idonei, anche nell'intento di preparare illuminate e valide cooperazioni all'Apostolato Gerarchico.

È di Gesù Cristo la solenne dichiarazione che Egli è venuto precisamente al fine che le anime abbiano non soltanto qualche inizio od elemento della vita soprannaturale, ma affinché l'abbiano nella maggiore abbondanza: Ego veni ut vitam habeant et abundantium habeant ( Gv 10,10 ).

E Gesù stesso ha posto i primi inizi della Azione Cattolica.

Egli stesso, scegliendo ed educando negli Apostoli e nei discepoli i collaboratori del Suo divino apostolato, esempio immediatamente imitato dai primi santi Apostoli, come il sacro testo ne fa fede.

È per conseguenza pretesa ingiustificabile ed inconciliabile col nome e colla professione di cattolici quella di semplici fedeli che: vengono ad insegnare alla Chiesa ed al Suo Capo ciò che basta e che deve bastare per la educazione e formazione cristiana delle anime e per salvare, promuovere nella società, principalmente nella gioventù, i principi della Fede e la loro piena efficienza nella vita.

Alla ingiustificabile pretesa si associa la chiarissima rivelazione della assoluta incompetenza e della completa ignoranza delle materie in questione.

Gli ultimi avvenimenti devono aver aperto a tutti gli occhi, mentre hanno dimostrato fino all'evidenza quello che in pochi anni si è venuto, non già salvando, ma disfacendo e distruggendo in fatto di religiosità vera, di educazione cristiana e civile.

Voi sapete, Venerabili Fratelli, Vescovi l'Italia, per vostra esperienza pastorale che gravissimo ed esiziale errore sia il credere e far credere che l'opera della Chiesa svolta nella Azione Cattolica e mediante l'Azione Cattolica sia surrogata e resa superflua dall'istruzione religiosa nelle scuole e dalla ecclesiastica assistenza alle Associazioni giovanili del partito e del regime.

L'una e l'altra sono certissimamente necessarie; senza di esse la scuola e le dette associazioni diventerebbero inevitabilmente e ben presto, per fatale necessità logica e psicologica, cose pagane.

Necessarie adunque, ma non sufficienti: infatti con quella istruzione religiosa e con quella assistenza ecclesiastica la Chiesa di Gesù Cristo non può esplicare che un minimum della sua efficienza spirituale e sovrannaturale, e questo in un terreno e in un ambiente non da essa dipendenti, preoccupati da molte altre materie di insegnamento e da tutt'altri esercizi, soggetti ad immediate autorità spesso poco o punto favorevoli e non rare volte esercitanti contrarie influenze con la parola e con l'esempio della vita.

Dicevamo che gli ultimi avvenimenti hanno finito di mostrare senza lasciare possibilità di dubbio quello che in pochi anni si è potuto non già salvare ma perdere e distruggere in fatto di religiosità vera ed educazione, non diciamo cristiana, ma anche morale e civile.

Abbiamo infatti vista in azione una religiosità che si ribella alle superiori disposizioni della superiore Autorità Religiosa e ne impone o ne incoraggia la inosservanza; una religiosità che diventa persecuzione e tentata distruzione di quello che il Supremo Capo della Religione notoriamente più apprezza ed ha a cuore; una religiosità che trascende e lascia trascendere ad insulti di parola e di fatto contro la Persona del Padre di tutti i fedeli fino a gridarlo abbasso ed a morte: veri imparaticci di parricidio.

Simigliante religiosità non può in nessun modo conciliarsi con la dottrina e con la pratica cattolica, ma è piuttosto quanto può pensarsi di più contrario all'una e all'altra.

La contrarietà è più grave in se stessa e più esiziale nei suoi effetti, quando non è soltanto quella di fatti esteriormente perpetrati e codificati, ma anche quella di principi e di massime proclamate come programmatiche e fondamentali.

Una concezione dello Stato che gli fa appartenere le giovani generazioni interamente e senza eccezione dalla prima età fino all'età adulta, non è conciliabile per un cattolico con la dottrina cattolica, e neanche è conciliabile col diritto naturale della famiglia.

Non è per un cattolico conciliabile con la cattolica dottrina pretendere che la Chiesa, il Papa, devono limitarsi alte pratiche esterne di Religione ( Messa e Sacramenti ) e che il resto della educazione appartiene totalmente allo Stato.

Le erronee e false dottrine e massime che siamo venuti fin qua segnalando e deplorando, già più volte Ci si presentarono nel corso di questi ultimi anni, e, come è notorio, non siamo mai, coll'aiuto di Dio, venuti meno al Nostro apostolico dovere di rilevare e di contrapporvi i giusti richiami alle genuine dottrine cattoliche ed agli inviolabili diritti della Chiesa di Gesù Cristo e delle anime nel Suo divino Sangue redente.

Ma, nonostante i giudizi e le aspettative e le suggestioni che da diverse parti anche molto ragguardevoli a Noi pervenivano, Ci siamo sempre trattenuti da formali ed esplicite condanne, anzi siamo andati fino a credere possibili e favorire da parte Nostra compatibilità e cooperazioni che ad altri sembrano inammissibili.

Così abbiamo fatto perché pensavamo e piuttosto desideravamo che rimanesse la possibilità di almeno dubitare che avessimo a fare con affermazioni ed azioni esagerate, sporadiche, di elementi non abbastanza rappresentativi, insomma con affermazioni ed azioni risalenti, nelle parti censurabili, piuttosto alle persone ed alle circostanze che veramente e propriamente programmatiche.

Gli ultimi avvenimenti e le affermazioni che li prepararono, li accompagnarono e li commentarono Ci tolgono la desiderata possibilità, e dobbiamo dire, diciamo che non si è cattolici se non per il battesimo e per il nome – in contraddizione con le esigenze del nome e con gli stessi impegni battesimali – adottando e svolgendo un programma che fa sue dottrine e massime tanto contrarie ai diritti della Chiesa di Gesù Cristo e delle anime, che misconosce, combatte e perseguita l'Azione Cattolica, che è dire quanto la Chiesa ed il suo Capo hanno notoriamente di più caro e prezioso.

A questo punto Voi Ci richiedete, Venerabili Fratelli, che rimane a pensare ed a giudicare, alla luce di quanto precede, circa una formula di giuramento che anche a fanciulli e fanciulle impone di eseguire senza discutere ordini e che, l'abbiamo veduto e vissuto, possono comandare contro ogni verità e giustizia la manomissione dei diritti della Chiesa e delle anime, già per se stessi sacri ed inviolabili; e di servire con tutte le forze, fino al sangue, la causa di una rivoluzione che strappa alla Chiesa ed a Gesù Cristo la gioventù, e che educa le sue giovani forze all'odio, alla violenza, alla irriverenza, non esclusa la persona stessa del Papa, come gli ultimi fatti hanno più compiutamente dimostrato.

Quando la domanda deve porsi in tali termini, la risposta dal punto di vista cattolico, ed anche puramente umano, è inevitabilmente una sola, e Noi, Venerabili Fratelli, non facciamo che confermare la risposta che già vi siete data: un tale giuramento, così come sta, non è lecito.

Ed eccoCi alle Nostre preoccupazioni, gravissime preoccupazioni, che, lo sentiamo, sono anche le vostre; Venerabili Fratelli, di voi specialmente, Vescovi d'Italia.

Ci preoccupiamo subito innanzi tutto dei tanti e tanti figli Nostri, anche giovanetti e giovanette, iscritti e tesserati con quel giuramento.

Commiseriamo profondamente le tante coscienze tormentate da dubbi ( tormenti e dubbi di cui arrivano a Noi certissime testimonianze ) appunto in grazia di quel giuramento, com'è concepito, specialmente dopo i fatti avvenuti.

Conoscendo le difficoltà molteplici dell'ora presente e sapendo come tessera e giuramento sono per moltissimi condizione per la carriera, per il pane, per la vita, abbiamo cercato mezzo che ridoni tranquillità alle coscienze riducendo al minimo possibile le difficoltà esteriori.

E Ci sembra potrebbe essere tal mezzo per i già tesserati fare essi davanti a Dio ed alla propria coscienza la riserva: "salve le leggi di Dio e della Chiesa", oppure: " salvi i doveri di buon cristiano ", col fermo proposito di dichiarare anche esternamente una tale riserva, quando ne venisse il bisogno.

Là poi donde partono le disposizioni e gli ordini vorremmo arrivasse la Nostra preghiera, la preghiera di un Padre che vuole provvedere alle coscienze di tanti suoi figli in Gesù Cristo, che cioè la medesima riserva sia introdotta nella forma del giuramento quando non si voglia far meglio, molto meglio, e cioè omettere il giuramento, che è per sé un atto di Religione, e non è certamente al posto che più gli conviene in una tessera di partito.

Abbiamo procurato di parlare come con calma e serenità, così con tutta chiarezza; pur non possiamo non preoccuparci di essere bene intesi, non diciamo da voi, Venerabili Fratelli sempre ed ora più che mai a Noi così uniti di pensieri e di sentimenti, ma da tutti quanti.

E per questo aggiungiamo che con tutto quello che siamo venuti finora dicendo Noi non abbiamo voluto condannare il partito ed il regime come tale.

Abbiamo inteso segnalare e condannare quanto nel programma e nell'azione di essi abbiamo veduto e constatato contrario alla dottrina ed alla pratica cattolica e quindi inconciliabile col nome e con la professione di cattolici.

E con questo abbiamo adempiuto un preciso dovere dell'Apostolico Ministero verso tutti i figli Nostri che al partito appartengono, perché possano provvedere alla propria coscienza di cattolici.

Crediamo poi di avere contemporaneamente fatto buona opera al partito stesso ed al regime.

Perché quale interesse ed utilità possono essi avere in un paese cattolico come l'Italia, mantenendo in programma idee, massime e pratiche inconciliabili con la coscienza cattolica?

La coscienza dei popoli, come quella degli individui, finisce sempre per ritornare sopra se stessa e ricercare le vie per un momento più o meno lungo perdute di vista o abbandonate.

Né si dica che l'Italia è cattolica, ma anticlericale, intendiamo anche solo in una misura degna di particolari riguardi.

Voi, Venerabili Fratelli, che nelle grandi e piccole Diocesi d'Italia vivete in continuo contatto con le buone popolazioni di tutto il Paese, voi sapete ogni giorno come esse, non sobillate né fuorviate, siano aliene da ogni anticlericalismo.

È noto a quanti conoscono un poco intimamente la storia del Paese, che l'anticlericalismo ha avuto in Italia l'importanza e la forza che gli conferirono la massoneria e il liberalismo che lo generarono.

Ai nostri giorni poi il concorde entusiasmo che unì e trasportò come mai tutto il Paese ai giorni delle Convenzioni Laterane non gli avrebbe lasciato modo di riaffermarsi, se non lo si avesse evocato ed incoraggiato all'indomani delle Convenzioni stesse.

Negli ultimi avvenimenti, poi, disposizioni ed ordini lo hanno fatto entrare in azione e lo hanno fatto cessare, come tutti hanno potuto vedere e constatare.

È pertanto fuor di dubbio, che sarebbe bastata e basterà sempre a tenerlo al posto dovuto, la centesima e millesima parte delle misure lungamente inflitte all'Azione Cattolica e testé culminate in quello che ormai tutto il mondo sa.

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1 Comunicato del Direttorio 4 giugno 1931