Aeterna Dei sapientia

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II.6

Voti per il ritorno dei fratelli separati

Amiamo ripetere, venerabili fratelli, che il coro di lodi inneggiante alla santità del sommo pontefice san Leone Magno, nell'antichità fu concorde sia in oriente sia in occidente.

Oh! torni egli a riscuotere il plauso di tutti i rappresentanti della scienza ecclesiastica delle chiese che non sono in comunione con Roma.

Superato così il doloroso contrasto di opinioni circa la dottrina e l'azione pastorale dell'immortale pontefice, risplenderà in amplissima luce la dottrina che essi pure professano di credere:

« Non vi è che un solo Dio, e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù » ( 1 Tm 2,5 ).

Ebbene Noi, succeduti a san Leone nella sede romana di Pietro, come professiamo con lui la fede nell'origine divina del mandato di universale evangelizzazione e di salvezza affidato da Gesù Cristo agli apostoli e ai loro successori, così al pari di lui nutriamo il vivo desiderio di vedere tutte le genti entrare nella via della verità, della carità e della pace.

Ed è appunto allo scopo di rendere la chiesa più idonea ad assolvere ai tempi nostri tale eccelsa missione, che Ci siamo proposti di convocare il secondo concilio ecumenico Vaticano, nella fiducia che l'imponente adunanza della gerarchia cattolica, non solo rafforzerà i vincoli di unità nella fede, nel culto e nel regime, che sono prerogativa della vera chiesa,49 ma attirerà altresì lo sguardo di innumerevoli credenti in Cristo e li inviterà a raccogliersi intorno al « gran Pastore del gregge » ( Eb 13,20 ), che ne ha affidato a Pietro e ai suoi successori la perenne custodia ( Gv 21,15-17 ).

Il Nostro caldo appello all'unità vuole essere quindi l'eco di quello più volte lanciato da san Leone nel secolo V richiamante quello già rivolto ai fedeli di tutte le chiese da sant'Ireneo, che la Provvidenza divina aveva chiamato dall'Asia a reggere la sede di Lione e ad illustrarla col suo martirio.

Infatti, dopo aver egli riconosciuto la ininterrotta successione dei vescovi di Roma, eredi del potere stesso dei due principi degli apostoli,50 concludeva esortando:

« È con questa chiesa, a causa della sua preminente superiorità, che deve esser d'accordo ogni chiesa, cioè tutti i fedeli che sono nell'universo; ed è per la comunione con essa che tutti questi fedeli ( oppure: tutti i capi delle chiese ) hanno conservato la tradizione apostolica ».51

Ma il Nostro appello all'unità vuol essere soprattutto l'eco della preghiera rivolta dal nostro Salvatore al suo divin Padre nell'ultima cena:

« Affinché tutti siano una sola cosa, come tu, o Padre, sei in me e io in te, anch'essi siano una sola cosa » ( Gv 17,21 ).

Nessun dubbio circa l'esaudimento di questa preghiera, così come fu esaudito il sacrificio cruento del Golgota.

Non ha forse il Signore affermato che il Padre suo sempre lo ascolta? ( Gv 11,42 ).

Noi quindi crediamo che la chiesa, per la quale egli ha pregato e si è immolato sulla croce, e alla quale ha promesso la sua perenne presenza, è sempre stata e resta una, santa, cattolica e apostolica, così come fu istituita.

Purtroppo, come per il passato, così dobbiamo con dolore costatare che anche al presente l'unità della chiesa non corrisponde di fatto alla comunione di tutti i credenti in una sola professione di fede e in una medesima pratica di culto e di obbedienza.

Tuttavia è per Noi motivo di conforto e di dolce speranza lo spettacolo dei generosi e crescenti sforzi che da varie parti si fanno, allo scopo di ricostituire quell'unità anche visibile di tutti i cristiani, che degnamente risponda alle intenzioni, ai comandi e ai voti del Salvatore divino.

Consapevoli che l'unità, che è anelito di Spirito Santo in tante anime di buona volontà, non potrà pienamente e solidamente attuarsi se non quando, conforme alla profezia stessa di Gesù Cristo, « si farà un solo ovile e un solo pastore » ( Gv 10,16 ) Noi supplichiamo il nostro mediatore e avvocato presso il Padre ( 1 Tm 2,5; 1 Gv 2,1 ), affinché impetri a tutti i cristiani la grazia di riconoscere le note della sua vera chiesa, per divenirne figli devoti.

Oh! si degni il Signore di far sorgere presto l'aurora di quel giorno benedetto di universale riconciliazione, quando un immenso coro di amore giubilante si leverà dall'unica famiglia dei redenti, ed essi, inneggiando alla misericordia divina, canteranno col Salmista l'« Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! » ( Sal 133,1 ).

L'amplesso di pace fra i figli del medesimo Padre celeste, egualmente coeredi dello stesso regno di gloria, segnerà la celebrazione del trionfo del corpo mistico di Cristo.

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49 Conc. Vat. I, sess. III, cap. 3 de fide
50 Adversus Haereses, 1. III, c. 2, n. 2: PG 7, 848
51 Adversus Haereses, I. III, c. 2, n. 2: PG 7, 848