Paenitentiam agere

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Il pensiero e la prassi della chiesa

I.1 Venerabili fratelli, la chiesa, sposa diletta del Salvatore divino, è sempre rimasta santa e immacolata in se stessa per la fede che la illumina, i sacramenti che la santificano, le leggi che la governano, i numerosi membri che l'abbelliscono col decoro di eroiche virtù.

Ma vi sono anche dei figli dimentichi della loro vocazione ed elezione, che deturpano in se stessi la celestiale bellezza e non riflettono in se medesimi le divine sembianze di Gesù Cristo.

Ebbene a tutti, più che parole di rimprovero e di minaccia, Noi amiamo rivolgere la paterna esortazione a tener presente questo confortante insegnamento del concilio di Trento, eco fedelissima della dottrina cattolica: « Rivestiti di Cristo, infatti, nel battesimo ( Gal 3,27 ), per mezzo di esso diventiamo una creatura affatto nuova ottenendo la piena e integrale remissione di tutti i peccati; a tale novità e integrità, tuttavia, non possiamo arrivare per mezzo del sacramento della penitenza, senza nostro grande dolore e fatica, essendo ciò richiesto dalla divina giustizia, di modo che la penitenza giustamente è stata chiamata dai santi padri "un certo laborioso battesimo" ».3

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3 Conc. Trid., sess. 14, Doctrina de Sacramento Paenitentiae, cap. 2: COD 704;
S. Gregorius Naz., Oratio 39 in sancta lumina, n. 17: PG 36, 355-356;
S. Ioannes Dam. , De fide orthod. , 4, 9: PG 94, 11.24