Dominum et vivificantem

Indice

Peccato, giustizia e giudizio

27 Allorché Gesù, durante il discorso nel Cenacolo, annuncia la venuta dello Spirito Santo « a prezzo » della propria dipartita e promette: « Quando me ne sarò andato, ve lo manderò », proprio nello stesso contesto aggiunge: « E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio ». ( Gv 16,7s )

Il medesimo consolatore e Spirito di verità, già promesso come colui che « insegnerà » e « ricorderà », come colui che « renderà testimonianza », come colui che « guiderà alla verità tutta intera », con le parole ora citate viene annunciato come colui che « convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio ».

Significativo sembra anche il contesto.

Gesù collega questo annuncio dello Spirito Santo alle parole che indicano la propria « dipartita » mediante la Croce, ed anzi ne sottolineano la necessità: « E bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il consolatore ». ( Gv 16,7 )

Ma ciò che più conta è la spiegazione che Gesù stesso aggiunge a queste tre parole: peccato, giustizia, giudizio.

Dice infatti così: « Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.

Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato ». ( Gv 16,8-11 )

Nel pensiero di Gesù il peccato, la giustizia, il giudizio hanno un senso ben preciso, diverso da quello che forse qualcuno sarebbe propenso ad attribuire a queste parole indipendentemente dalla spiegazione di chi parla.

Questa spiegazione indica, altresì, come sia da intendere quel « convincere il mondo », che è proprio dell'azione dello Spirito Santo.

Qui è importante sia il significato delle singole parole, sia il fatto che Gesù le abbia unite tra loro nella stessa frase.

« Il peccato », in questo passo, significa l'incredulità che Gesù incontrò in mezzo ai « suoi », cominciando dai concittadini di Nazareth.

Significa il rifiuto della sua missione, che porterà gli uomini a condannarlo a morte.

Quando successivamente parla della « giustizia », Gesù sembra avere in mente quella giustizia definitiva, che il Padre gli renderà circondandolo con la gloria della risurrezione e dell'ascensione al Cielo: « Vado al Padre ».

A sua volta, nel contesto del « peccato » e della « giustizia » così intesi, « il giudizio » significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del « mondo » nella condanna di Gesù alla morte di Croce.

Tuttavia, il Cristo non è venuto nel mondo solamente per giudicarlo e condannarlo: egli è venuto per salvarlo. ( Gv 3,17; Gv 12,47 )

Il convincere del peccato e della giustizia ha come scopo la salvezza del mondo, la salvezza degli uomini.

Proprio questa verità sembra essere sottolineata dall'affermazione che « il giudizio » riguarda solamente il « principe di questo mondo », cioè Satana colui che sin dall'inizio sfrutta l'opera della creazione contro la salvezza, contro l'alleanza e l'unione dell'uomo con Dio: egli è « già giudicato » sin dall'inizio.

Se lo Spirito consolatore deve convincere il mondo proprio quanto al giudizio, e per continuare in esso l'opera salvifica di Cristo.

28 Qui vogliamo concentrare la nostra attenzione principalmente su questa missione dello Spirito Santo che è di « convincere il mondo quanto al peccato », ma rispettando al tempo stesso il contesto generale delle parole di Gesù nel Cenacolo.

Lo Spirito Santo, che assume dal Figlio l'opera della redenzione del mondo, assume con ciò stesso il compito del salvifico « convincere del peccato ».

Questo convincere è in costante riferimento alla « giustizia », cioè alla definitiva salvezza in Dio, al compimento dell'economia che ha come centro il Cristo crocifisso e glorificato.

E questa economia salvifica di Dio sottrae, in certo senso, l'uomo dal « giudizio », cioè dalla dannazione, con la quale è stato colpito il peccato di Satana, « principe di questo mondo », colui che a causa del suo peccato è divenuto « dominatore di questo mondo di tenebra ». ( Ef 6,12 )

Ed ecco che, mediante tale riferimento al « giudizio », si schiudono vasti orizzonti per la comprensione del « peccato », nonché della « giustizia ».

Lo Spirito Santo, mostrando sullo sfondo della Croce di Cristo il peccato nell'economia della salvezza ( si potrebbe dire: « il peccato salvato » ), fa comprendere come sia sua missione « convincere » anche del peccato che è già stato giudicato definitivamente ( « il peccato condannato » ).

29 Tutte le parole, pronunciate dal Redentore nel Cenacolo alla vigilia della sua passione, si inscrivono nel tempo della Chiesa; prima di tutto, quelle sullo Spirito Santo come Paraclito e Spirito di verità.

Esse vi si inscrivono in modo sempre nuovo, in ogni generazione, in ogni epoca.

Ciò è confermato, per quanto riguarda il nostro secolo, dall'insieme dell'insegnamento del Concilio Vaticano II, specialmente della Costituzione pastorale « Gaudium et spes ».

Molti passi di questo documento indicano chiaramente che il Concilio, aprendosi alla luce dello Spirito di verità, si presenta come l'autentico depositario degli annunci e delle promesse fatte da Cristo agli apostoli ed alla Chiesa nel discorso di addio: in modo particolare, di quell'annuncio, secondo il quale lo Spirito Santo deve « convincere il mondo quanto al peccato alla giustizia e al giudizio ».

Ciò indica già il testo, nel quale il Concilio spiega come intende il « mondo »: « Il mondo che esso ( il Concilio stesso ) ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà, entro le quali essa vive.

Il mondo che è teatro della storia del genere umano e reca i segni dei suoi sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato dall'amore del Creatore, mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del Maligno, affinché, secondo il disegno di Dio, sia trasformato e giunga al suo compimento ».107

In riferimento a questo testo molto sintetico bisogna leggere nella medesima Costituzione gli altri passi, intesi ad esporre con tutto il realismo della fede la situazione del peccato nel mondo contemporaneo, nonché di spiegare la sua essenza, partendo da diversi punti di vista.108

Quando Gesù, la vigilia di Pasqua, parla dello Spirito Santo come di colui che « convincerà il mondo quanto al peccato », da una parte si deve dare a questa sua affermazione la portata più vasta possibile, in quanto comprende tutto l'insieme dei peccati nella storia dell'umanità.

D'altra parte, però, quando Gesù spiega che questo peccato consiste nel fatto che « non credono in lui », tale portata sembra restringersi a coloro che hanno rifiutato la missione messianica del Figlio dell'uomo, condannandolo alla morte di Croce.

Ma è difficile non notare come questa portata più « ridotta » e storicamente precisata del significato del peccato si dilati fino ad assumere un'ampiezza universale a motivo dell'universalità della redenzione, che si è compiuta per mezzo della Croce.

La rivelazione del mistero della redenzione apre la strada a una comprensione, nella quale ogni peccato, dovunque ed in qualsiasi momento commesso, viene riferito alla Croce di Cristo - e, dunque, indirettamente anche al peccato di coloro che « non hanno creduto in lui » condannando Gesù Cristo alla morte di Croce.

Da questo punto di vista occorre ritornare all'evento della Pentecoste.

Indice

107 Gaudium et spes 2
108 Gaudium et spes 10; 13; 27; 37; 63; 73; 79; 80