Amor ille singularis Al cardinale Leone Adolfo Amette, Arcivescovo di Parigi In occasione della consacrazione della basilica di Montmartre dedicata al Santissimo Cuore di Gesù Diletto figlio Nostro, salute e Apostolica Benedizione. L'amore assolutamente speciale che la Sede Apostolica ha sempre nutrito per la Francia fa sì che, mentre si avvicina la solenne consacrazione, a Montmartre, della Basilica dedicata al Santissimo Cuore di Gesù, tale solennità Ci appaia come una festa di famiglia, e vogliamo inviare costà un Nostro Legato che Ci rappresenti durante il sacro rito. È dunque per questa missione che viene tra voi il diletto figlio Nostro Cardinale Antonio Vico, il quale vi dirà quali siano, in questa fausta circostanza, i sentimenti e i voti del Nostro animo. In verità, come abbiamo imparato dalla parola dell'Apostolo, l'incarnazione del Verbo di Dio ebbe luogo affinché il mondo recuperasse la salvezza, quando fosse giunta la pienezza dei tempi; così Noi nutriamo la convinzione che anche il culto del Sacratissimo Cuore di Gesù sia stato al tempo debito e per volontà divina proposto al mondo come oggetto di particolare venerazione, quando cioè, scemando in molti l'ardore della carità, non pareva possibile riaccenderlo se non alla fiamma di questo amore divino. Così il Signore ha mostrato che, secondo la promessa, è e sarà con noi fino alla consumazione dei secoli, sempre ardente della stessa carità che lo bruciava quando si fece uomo e patì e morì per noi. Ma è lecito riconoscere anche un altro disegno della divina provvidenza; infatti codesto tempio di Montmartre fu iniziato molti anni fa, in adempimento di un voto popolare per testimoniare la memore gratitudine della Francia verso il Cuore di Gesù, ma la sua consacrazione è stata rinviata fino a questo momento, nel quale si impone alla vostra nazione il dovere santissimo di dare una significativa dimostrazione della sua gratitudine verso Dio per essere uscita vittoriosa dalla più grande guerra che sia mai stata combattuta a memoria d'uomo. Adorando il Cuore divino in questo tempio votivo, dunque, adoratelo come il dispensatore di ogni bene, il quale, se ha amato e ama di vivo amore l'intero genere umano, ha arricchito il vostro popolo di speciali benedizioni. Ma all'amore si risponde con l'amore: e nessun precetto è più insistentemente ripetuto sia nel nuovo Testamento, sia nel Vecchio, quanto quello, valido per ogni luogo ed ogni tempo, nel quale solo è contenuta l'intera Legge: « Dice Gesù: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso » ( Mt 22,37-39 ). Il Cuore santissimo, dunque, mentre dimostra in modo sensibile l'immenso amore di Gesù verso i figli, ahi troppo spesso immemori, ci ricorda allo stesso tempo questo nostro primario dovere di amare Dio sopra ogni cosa e di amare il prossimo come noi stessi. L'amore per il prossimo, però, che è più vivo quanto più vicino a noi sono le persone cui si rivolge, si deve estendere a tutti gli uomini, anche ai nemici, dal momento che noi tutti siamo uniti da un vincolo fraterno in quanto figli dello stesso Dio e redenti dallo stesso sangue di Gesù Cristo: « Avete inteso che fu detto "Amerai il tuo prossimo, e odierai il tuo nemico". Ma io invece vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi perseguitano e per coloro che vi calunniano, perché siate figli del Padre vostro che sta nei cieli » ( Mt 5,43-45 ). Questo ci ha comandato il Maestro e Signore nostro, questo hanno tramandato gli Apostoli ad una voce, e più di tutti Giovanni, l'araldo d'amore. A questo precetto, come sappiamo, si sono attenuti tutti coloro che nella loro vita hanno conformato la loro condotta alla sapienza del Vangelo. Sappiamo in realtà che questo precetto di Cristo Signore non piace al mondo, al punto che coloro che ne affermano e ne difendono il valore sacro vedono le proprie intenzioni fatte oggetto di interpretazioni malevole e di ogni sorta di ingiurie. Questo toccò a Gesù Cristo, quasi la stessa sorte tocca al Vicario di Gesù Cristo: né diversa sorte toccherà mai a chiunque predicherà il perdono delle offese e l'amore verso chi ci avrà fatto del male o avrà assalito la nostra patria. Tuttavia le offese dei malvagi non devono distogliere alcuno dall'osservare e dal sostenere questo così importante precetto evangelico, nel quale si trovano il fondamento di una serena convivenza umana e la stabilità sociale. Di conseguenza, se vogliamo rendere al divino Cuore di Gesù il culto a lui più grato, dobbiamo coltivare negli animi un duplice amore, quello verso Dio e quello verso gli uomini, per quanto questi ci siano ostili o si siano rivelati nemici. Infatti, tutti dovranno ricordare che Dio ci assolverà dai nostri peccati solo se noi perdoneremo a coloro che avranno peccato contro di noi. È compito precipuo del clero inculcare nel popolo questo concetto, con l'azione e la predicazione, tanto più perché difficilmente si può sperare di sanare così profonde ferite causate dalla guerra e stabilire una vera pace se gli animi e i popoli non si saranno tra loro riconciliati. Preghiamo perché Gesù Cristo Nostro Signore sia con voi che celebrate i doni della misericordia divina: e perché con l'intercessione della Beata Margherita, vostra connazionale, alla quale Egli manifestò con singolare larghezza le ricchezze del suo Cuore, da codesta nobilissima sede, che voi fondaste in onore del suo amore, Egli abbracci e colmi di grazia non soltanto la Francia ma tutto il genere umano, affinché ciò che la prudenza degli uomini ha testé iniziato con la Conferenza di Versailles, la carità divina compia e conduca a felice esito a Montmartre. Auspice dei beni celesti, che Ci auguriamo assai copiosi per la vostra dilettissima nazione, e quale pegno della Nostra paterna benevolenza, impartiamo con grande affetto a te, figlio Nostro diletto, e a tutta la Francia l'Apostolica Benedizione. Dato a Roma, presso San Pietro, il 7 ottobre, festa del Santissimo Rosario della Beata Maria Vergine, l'anno 1919, sesto del Nostro Pontificato. BENEDICTUS PP. XV