Operosam diem

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Al servizio dell'unità

29 L'esigente cammino spirituale, tracciato da Ambrogio, porta il credente ad una crescente comunione con Cristo.

Questa, peraltro, non può non esprimersi anche in comunione d'anima e di cuore ( At 4,32 ) con i fratelli nella fede.

Il Vescovo di Milano lo sa e lo testimonia nei suoi scritti.

E, questo, un aspetto del suo insegnamento singolarmente stimolante per quanti sono impegnati sul fronte dell'ecumenismo.

Come dimenticare che Ambrogio, venerato ad Occidente come ad Oriente, è uno dei grandi Padri della Chiesa ancora indivisa?

Certo anche al suo tempo, come abbiamo visto, erano tutt'altro che assenti contrasti anche ampi e laceranti, dovuti ad errori dottrinali e a diversi altri fattori.

Ma era insieme forte il bisogno di tornare alla comunione di fede e di vita ecclesiale.

La testimonianza di Ambrogio, letta in questa chiave, può offrire un contributo notevole alla causa dell'unità.

Anche in questo peraltro la sua commemorazione coincide con uno degli obiettivi qualificanti nel cammino verso il Giubileo dell'Anno 2000.108

In effetti, la valenza ecumenica della sua personalità presenta diversi aspetti degni di considerazione. Basta pensare, per la dimensione più propriamente dottrinale, alle nitide formulazioni cristologiche del Pastore di Milano, tradotte e apprezzate anche in ambito greco e nei concili del V e del VII secolo, e che spiegano la stima che Ambrogio gode a tutt'oggi presso i nostri fratelli d'Oriente.

Anche la sua adamantina figura di Vescovo della città imperiale, in atteggiamento leale ma non mai succube nei confronti dei potenti, spiega l'attenzione che la storiografia bizantina gli ha riservato e che, unita alla stima per i suoi insegnamenti ha favorito il permanere del suo culto nelle Chiese dell'Oriente cristiano, fino ai nostri giorni.

Né dimentichiamo come anche nell'ambito della Riforma protestante si continuò a guardare con ammirazione agli scritti del Vescovo di Milano, riconoscendo in lui un maestro dotato e della grazia dell'insegnamento e di grande cultura.

30 Vi è di più: Ambrogio ha lasciato un chiaro insegnamento circa i rapporti che la Chiesa deve intrattenere nel dialogo con chi non è cristiano.

Illuminante al riguardo è l'ammonizione che egli rivolge ai suoi fedeli raccomandando loro di " non fuggire quelli che sono separati dalla nostra fede e dalla comunione con noi, perché anche il pagano, una volta convertito, può diventare un difensore della fede ".109

Un'interessante trattazione dei vari aspetti del problema si trova nell'Expositio evangelii secundum Lucam, ove è una chiara sintesi dei metodi di evangelizzazione del suo tempo, in relazione ai pagani, agli Ebrei, ai catecumeni.110

A questi criteri il Vescovo di Milano si atteneva nella sua catechesi, che esercitava sugli ascoltatori una singolare forza di attrazione.

Tanti ne fecero esperienza.

La lontana Fritigil, regina dei Marcomanni, attratta dalla sua fama, gli scrisse per essere da lui istruita nella religione cattolica, ricevendone in cambio una " splendida lettera a forma di catechismo ".111

Benché altri siano oggi i tempi, il suo esempio può ancora suscitare interesse ed attrarre personalità pensose del futuro dell'umanità, anche fuori delle Chiese e denominazioni cristiane, per quel prestigio di cultura sacra e profana, di amore all'uomo, di fermezza contro le ingiustizie e le oppressioni, di coerenza granitica nella dottrina e nella prassi che, ancora in vita, gli ottennero un indiscusso riconoscimento.

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108 Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente 41
109 Exameron, III, XIII, 55: Saemo 1, p. 170
110 VI, 104-105 (pagani); 106 (Ebrei); 107-109 (catecumeni): Saemo 12, pp. 86-92
111 Paolino, Vita Ambrosii, 36, 1-2: ed. A.A.R. Bastiaensen, Milano 1975, p. 100