5 agosto 1985

Al Signor Cardinale Ugo Poletti

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Con lettera in data 22 luglio Ella mi ha fatto conoscere, chiedendo la « recognitio », diversi documenti normativi predisposti - in virtù di speciali facoltà concesse al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana - dal « Comitato per il sostentamento del clero » per l'applicazione delle nuove norme in materia, approvate con il Protocollo del 15 novembre, 1984.

Il Signor Cardinale Segretario di Stato Le partecipa, in questa stessa data, la risposta favorevole, che desidero però accompagnare con una mia parola personale di augurio.

Il nuovo sistema introdotto in Italia, in rispondenza allo spirito delle prescrizioni del Codice di Diritto Canonico, comporta un rinnovato impegno di fraterna solidarietà fra tutti i sacerdoti ed una più viva coscienza, da parte dei fedeli, del loro « obbligo di sovvenire alle necessità della Chiesa, affinché essa possa disporre di quanto è necessario per il culto divino, per le opere di apostolato e di carità e per l'onesto sostentamento dei ministri » ( can. 222 par. 1 del Codice di Diritto Canonico ).

Il mio augurio è questo: il nuovo sistema contribuisca a rendere più viva la coscienza dei sacerdoti e dei fedeli di appartenersi gli uni agli altri, e di essere tutti, ciascuno in conformità al proprio stato e secondo le proprie capacità, responsabili della vita e dell'azione della Chiesa.

Non dubito, per il resto, che da parte della Conferenza Episcopale Italiana e dei Vescovi delle singole diocesi si vigilerà con attenzione perché l'amministrazione dei beni materiali della Chiesa sia tenuta sempre in maniera esemplare, con la diligenza propria del bonus paterfamilias ( cfr. can. 1284 par. 1 ), ed in perfetta osservanza delle leggi canoniche e civili in materia.

Al termine della Sua lettera, Signor Cardinale, Ella mi partecipava anche che la Presidenza della C.E.I. sta preparando opportune istruzioni per l'applicazione delle nuove disposizioni concordatarie relative all'insegnamento della Religione nelle scuole pubbliche.

Me ne compiaccio vivamente.

In diverse occasioni, per parte mia, ho cercato di attirare l'attenzione dei pastori e dei fedeli italiani sull'importanza della materia; e mi riprometto di tornare ancora sull'argomento dell'educazione religiosa dei giovani in un prossimo incontro personale con Vostra Eminenza.

La dottrina e cultura religiosa cattolica, nella quale i giovani vengono istruiti nell'ambito della formazione scolastica, è un elemento che oso qualificare come indispensabile nell'odierna società, perché essi possano approfondire intellettualmente e poi vivere da adulti la fede cattolica e siano così in grado di dare, in ogni ambiente, ragione della speranza che è in loro ( cfr. 1 Pt 3,15 ).

Si richiederà pertanto una vasta opera di sensibilizzazione delle famiglie in cui sono presenti giovani in età scolare, perché non sia trascurata questa opportunità che la scuola italiana offre.

L'argomento potrà essere occasione ai sacerdoti - i quali sapranno avvalersi dell'aiuto del laicato - per curare e sviluppare un dialogo anche con famiglie forse meno vicine alla parrocchia, ma non aliene alla Chiesa, sovente bisognose soltanto di una amichevole e motivata parola di incoraggiamento.

Si richiederà accanto a ciò, come è ovvio, un generoso ed illuminato impegno da parte degli stessi docenti di religione, la cui responsabilità e dignità, tanto nel campo ecclesiale quanto in quello professionale scolastico, non può essere sufficientemente sottolineata.

L'attuazione delle nuove norme per l'insegnamento della Religione nelle scuole pubbliche è, come tempo, il primo adempimento della nuova disciplina concordataria con grande impatto sociale, ed è, per le conseguenze a breve e lungo periodo che può avere, tale da richiedere un'azione sollecita e concorde di tutti coloro che hanno a cuore il bene dei giovani, della società italiana e della Chiesa.

So bene, Signor Cardinale, che tali sono già le idee e gli intenti Suoi e degli zelanti Vescovi italiani.

Mi è sembrato tuttavia che non dovesse mancare la personale parola del Papa, al quale la Chiesa in Italia non solo è affidata in specialissima responsabilità pastorale, ma è anche spiritualmente tanto vicina e cara.

E con questi sentimenti Le imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 5 Agosto 1985

Giovanni Paolo II