Salvifici doloris

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VIII. Conclusione

31 Questo è il senso veramente soprannaturale e insieme umano della sofferenza.

È soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso l'uomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione.

La sofferenza certamente appartiene al mistero dell'uomo.

Forse essa non è avvolta quanto lui da questo mistero, che è particolarmente impenetrabile.

Il concilio Vaticano II ha espresso questa verità che "in realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo.

Infatti… Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione".4

Se queste parole si riferiscono a tutto ciò che riguarda il mistero dell'uomo, allora certamente si riferiscono in modo particolarissimo all'umana sofferenza.

Proprio in questo punto lo "svelare l'uomo all'uomo e fargli nota la sua altissima vocazione" è particolarmente indispensabile.

Succede anche - come prova l'esperienza - che ciò sia particolarmente drammatico.

Quando però si compie fino in fondo e diventa luce della vita umana, ciò è anche particolarmente beato.

"Per Cristo e in Cristo si illumina l'enigma del dolore e della morte".5

Chiudiamo le presenti considerazioni sulla sofferenza nell'anno nel quale la Chiesa vive il giubileo straordinario, collegato all'anniversario della redenzione.

Il mistero della redenzione del mondo è in modo sorprendente radicato nella sofferenza, e questa, a sua volta, trova in esso il suo supremo e più sicuro punto di riferimento.

Desideriamo vivere quest'anno della redenzione in speciale unione con tutti coloro che soffrono.

Occorre, pertanto, che sotto la croce del Calvario idealmente convengano tutti i sofferenti che credono in Cristo e, particolarmente, coloro che soffrono a causa della loro fede in lui crocifisso e risorto, affinché l'offerta delle loro sofferenze affretti il compimento della preghiera dello stesso Salvatore per l'unità di tutti. ( Gv 17,11.21-22 )

Là pure convengano gli uomini di buona volontà, perché sulla croce sta il "Redentore dell'uomo", l'Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e morali degli uomini di tutti i tempi, affinché nell'amore possano trovare il senso salvifico del loro dolore e risposte valide a tutti i loro interrogativi.

Insieme con Maria, madre di Cristo, che stava sotto la croce, ( Gv 19,25 ) ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo d'oggi.

Invochiamo tutti i santi, che durante i secoli furono in special modo partecipi delle sofferenze di Cristo.

Chiediamo loro di sostenerci. E chiediamo a voi tutti, che soffrite, di sostenerci.

Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità.

Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la croce di Cristo!

A tutti, fratelli e sorelle carissimi, invio la mia apostolica benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, nella memoria liturgica della beata Maria vergine di Lourdes, l'11 febbraio dell'anno 1984, sesto di pontificato.

Giovanni Paolo II

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