Venerdì, 12 aprile 2013

Dio non ha la bacchetta magica

Le « fantasie trionfalistiche » sono « una grande tentazione nella vita cristiana ».

Ma Dio « non fa come una fata con la bacchetta magica », che può salvare l'uomo in un istante; piuttosto si serve della strada della perseveranza, perché « ci salva nel tempo e nella storia », nel « cammino di tutti i giorni ».

È questa la riflessione che il Papa ha offerto durante la messa celebrata venerdì mattina, 12 aprile, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.

Tra i concelebranti il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, monsignor Fabián Pedacchio Leaniz, officiale della Congregazione per i Vescovi, monsignor Giuseppe Antonio Scotti e don Giuseppe Costa, presidente del consiglio di sovrintendenza e direttore della Libreria Editrice Vaticana ( Lev ) - che al termine della messa ha presentato al Pontefice le tre recentissime pubblicazioni che raccolgono testi di Bergoglio - con il carmelitano Edmondo Caruana, responsabile editoriale, e don Giuseppe Merola, redattore editoriale.

Fra i presenti, Ernst von Freyberg e Paolo Cipriani, presidente del consiglio di sovrintendenza e direttore generale dell'Istituto per le Opere di Religione, i membri del consiglio di sovrintendenza della Lev e alcuni dipendenti della Farmacia Vaticana con il direttore amministrativo, fratel Rafael Cenizo Ramírez.

Riferendosi al passo degli Atti degli apostoli ( At 5,34-42 ) proclamato nella prima lettura, il Papa ha indicato in Gamaliele « un uomo saggio », perché « ci dà un esempio di come Dio agisce nella nostra vita.

Quando tutti questi sacerdoti, farisei, dottori della legge erano tanto nervosi, impazziti per quello che facevano gli apostoli, e volevano pure ammazzarli, disse: ma fermatevi un po'!

E ricorda alcune storie di Giuda il Galileo, di Teuda, che non erano riusciti a fare nulla: dicevano che erano il Cristo, il Messia, i salvatori e poi tutto era rimasto senza successo.

"Date tempo al tempo" dice Gamaliele ».

« È un consiglio saggio - ha spiegato Papa Francesco - anche per la nostra vita.

Perché il tempo è il messaggero di Dio: Dio ci salva nel tempo, non nel momento.

Qualche volta fa i miracoli, ma nella vita comune ci salva nel tempo.

Alle volte pensiamo che il Signore viene nella nostra vita, ci cambia.

Sì, ci cambia: le conversioni sono quello.

"Voglio seguirti, Signore".

Ma questo cammino deve fare storia ».

Il Signore, dunque, « ci salva nella storia: nella nostra storia personale.

Il Signore non fa come una fata con la bacchetta magica. No.

Ti dà la grazia e dice, come diceva a tutti quelli che lui guariva: "Va, cammina".

Lo dice anche a noi: "Cammina nella tua vita, dai testimonianza di tutto quello che il Signore fa con noi" ».

Bisogna rifuggire allora da « una grande tentazione nella vita cristiana, quella del trionfalismo.

È una tentazione - ha affermato il Pontefice - che anche gli apostoli hanno avuto.

Per esempio, quando Pietro dice al Signore: ma, Signore, io mai ti rinnegherò, sicuro!

Il Signore gli dice: stai tranquillo, prima che il gallo canti, prima che ci sia il canto del gallo, per tre volte dirai contro di me ».

Questa è appunto la tentazione del « trionfalismo: credere che in un momento sia stato fatto tutto!

No, in un momento incomincia: c'è una grazia grande, ma dobbiamo andare nel cammino della vita ».

Anche dopo la moltiplicazione dei pani - narrata nel vangelo di Giovanni ( Gv 6,1-15 ) - c'è la tentazione del trionfalismo.

« Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: "Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!

Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re", se ne va ».

Ecco, dunque, « il trionfalismo: ah, questo è il re!

E poi Gesù li rimprovera: voi venite dietro a me non per sentire le mie parole, ma perché ho dato da mangiare ».

« Il trionfalismo - ha spiegato il Papa - non è del Signore.

Il Signore è entrato sulla terra umilmente.

Ha fatto la sua vita per trent'anni, è cresciuto come un bambino normale, ha avuto la prova del lavoro, anche la prova della croce.

E poi, alla fine, è risorto.

Il Signore ci insegna che nella vita non è tutto magico, che il trionfalismo non è cristiano ».

È vero « quello che ha detto il saggio Gamaliele: lasciateli, il tempo dirà! ».

E « anche noi - ha proseguito il Pontefice - diciamo a noi stessi: "Io voglio andare dietro al Signore, sulla sua strada, ma non è cosa di un momento, è cosa di tutta la vita, di tutti i giorni".

Quando mi alzo al mattino: "Signore, andare con te, andare con te".

Questa è la grazia che dobbiamo chiedere: quella della perseveranza ».

Si tratta dunque - ha concluso - di « perseverare nel cammino del Signore, fino alla fine, tutti i giorni.

Non dico incominciare di nuovo tutti i giorni: no, proseguire il cammino.

Proseguire sempre.

Un cammino con difficoltà, con il lavoro, anche con tante gioie.

Ma il cammino del Signore ».

« Chiediamo - ha esortato - la grazia della perseveranza.

E che il Signore ci salvi dalle fantasie trionfalistiche.

Il trionfalismo non è cristiano, non è del Signore.

Il cammino di tutti i giorni, nella presenza di Dio, quella è la strada del Signore.

Andiamo per quella ».