Martedì, 14 maggio 2013

Satana ci truffa sempre

L'egoismo non porta da nessuna parte.

L'amore invece libera.

Per questo chi è capace di vivere la propria vita come « un dono da dare agli altri » non resterà mai solo e non sperimenterà « il dramma della coscienza isolata », facile preda di quel « Satana cattivo pagatore » sempre « pronto a truffare » chi sceglie la sua strada.

È la riflessione che Papa Francesco ha lasciato questa mattina, martedì 14 maggio, a quanti hanno partecipato alla messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae.

Commentando le letture del giorno, tratte dagli Atti degli apostoli ( At 1,15-17.20-26 ) e dal vangelo di Giovanni ( Gv 15,9-17 ), il Papa ha esordito ricordando che in questo tempo di attesa dello Spirito Santo torna il concetto dell'amore, il comandamento nuovo: « Gesù ci dice una parola forte: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici".

L'amore più grande: dare la sua vita.

L'amore va sempre per questa strada: di dare la sua vita.

Vivere la vita come un dono, un dono da dare.

Non un tesoro per conservare.

E Gesù l'ha vissuta così, come dono.

E se si vive la vita come dono, si fa quello che Gesù vuole: "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" ».

Dunque non bisogna bruciare la vita con l'egoismo.

A questo proposito il Pontefice ha riproposto la figura di Giuda, il quale ha un atteggiamento contrario a chi ama, perché « mai ha capito, poveretto, cosa sia un dono ».

Giuda era uno di quegli uomini che non compiono mai un gesto di altruismo e che vivono sempre nella sfera del proprio io, senza lasciarsi « prendere dalle situazioni belle ».

Atteggiamento che, invece, è proprio della « Maddalena, quando lava i piedi di Gesù con il nardo, tanto costoso ».

È un momento - ha affermato il vescovo di Roma - « religioso, un momento di gratitudine, un momento di amore ».

Giuda invece vive distaccato, nella sua solitudine, e continua su quella strada.

« Un'amarezza del cuore » l'ha definita il Santo Padre.

E così « come l'amore cresce nel dono », anche l'altro atteggiamento, quello « dell'egoismo, cresce.

Ed è cresciuto, in Giuda, fino al tradimento di Gesù ».

Chi ama, ha detto in sostanza il Papa, dà la vita come dono; chi è egoista, tradisce, resta sempre solo e « isola la sua coscienza nell'egoismo, in quel curare la propria vita; ma alla fine la perde ».

E cadere nell'egoismo è facile per tutti.

Il Papa ha indicato ancora una volta l'esempio di Giuda, il quale « era un idolatra, attaccato ai soldi.

Giovanni lo dice: era un ladro.

E questa idolatria lo ha portato a isolarsi dalla comunità degli altri: questo è il dramma della coscienza isolata ».

Quando un cristiano incomincia a isolarsi, « isola la sua coscienza dal senso comunitario, dal senso della Chiesa, da quell'amore che Gesù ci dà ».

E alla fine, proprio come Giuda, perde la sua vita.

« Giovanni - ha ricordato il Pontefice richiamando il racconto evangelico - ci dice che "in quel momento Satana entrò nel cuore di Giuda".

E, dobbiamo dirlo: Satana è un cattivo pagatore.

Sempre ci truffa: sempre! ».

Dunque ci sono due strade da scegliere: vivere la vita per sé o viverla come dono, cioè come « ha fatto Gesù: "Come il Padre mi ha amato, così mi invia per amore e io mi dono per amore" ».

In questi giorni di attesa della festa dello Spirito Santo - ha concluso il Santo Padre - « chiediamo: "vieni, vieni e dammi un cuore largo, che sia capace di amare con umiltà, con mitezza" ».

E « chiediamogli anche che ci liberi sempre dall'altra strada, quella dell'egoismo, che alla fine finisce male ».

Con il Papa hanno concelebrato, tra gli altri, i presuli colombiani Ricardo Antonio Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, e Fabio Duque Jaramillo, vescovo di Garzón, e lo spagnolo Jesús García Burillo, vescovo di Ávila.

Fra i presenti, dipendenti dei Musei Vaticani e alcuni seminaristi ospiti del Pontificio Collegio Portoghese.