Giovedì, 23 maggio 2013

Quel sale che dà sapore

Il cristiano, secondo la metafora evangelica di Matteo ( Mt 5,13-14 ), è chiamato ad essere sale della terra.

Ma se non trasmette il sapore che il Signore gli ha donato, si trasforma in « un sale insipido » e diventa « un cristiano da museo ».

È di questo che Papa Francesco ha parlato a quanti hanno partecipato alla messa celebrata questa mattina, giovedì 23 maggio, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.

Il vangelo del giorno ( Mc 9,41-50 ) ha ispirato al Santo Padre una riflessione su una peculiarità che caratterizza i cristiani: quella cioè di essere per il mondo ciò che è il sale per la massaia e per chi ha buon gusto e apprezza il sapore delle cose.

« Buona cosa è il sale » ha esordito il Pontefice.

Una cosa buona « che il Signore ha creato », ma « se il sale diventa insipido - si è domandato - con che cosa darete sapore? ».

Si parla del sale della fede, della speranza, e della carità.

« Il Signore ci dà questo sale », ha precisato il Santo Padre che ha poi posto il problema di come fare in modo che « non divenga insipido ».

« Come si fa, perché il sale non perda la sua forza? ».

Intanto il sapore del sale cristiano, ha spiegato, nasce dalla certezza della fede, della speranza e della carità scaturita dalla consapevolezza « che Gesù è risorto per noi » e ci ha salvati.

Ma questa certezza non ci è stata data semplicemente per conservarla.

Se così fosse, essa finirebbe come il sale conservato in una bottiglietta: « non fa niente, non serve ».

Invece il sale - ha spiegato il Papa - ha senso quando si dà per insaporire le cose.

Penso che il sale conservato nella bottiglietta, con l'umidità perda forza.

E non serve.

Il sale che noi abbiamo ricevuto è per darlo; è per insaporire, per offrirlo; altrimenti « diventa insipido e non serve ».

Ma il sale ha anche un'altra particolarità: quando « si usa bene - ha puntualizzato Papa Francesco - non si sente il gusto del sale ».

Così « il sapore del sale » non altera il sapore delle cose; anzi « si sente il sapore di ogni pasto », che diventa più buono e più saporito.

« E questa è l'originalità cristiana: quando noi annunziamo la fede, con questo sale », chi la riceve « la riceve ciascuno nella sua peculiarità, come i pasti ».

Tuttavia, ha precisato il vescovo di Roma, « l'originalità cristiana non è un'uniformità.

Prende ciascuno com'è, con la sua personalità, con le sue caratteristiche, con la sua cultura », e lo lascia così come l'ha trovato, « perché è una ricchezza; ma gli dà qualcosa di più, gli dà il sapore ».

Se invece si tendesse all'uniformità, « sarebbe come se tutti fossero salati allo stesso modo ».

Lo stesso capiterebbe se ci si comportasse « come quando la donna butta troppo sale »: si sentirebbe soltanto il gusto del sale e « non il gusto di quel pasto insaporito con il sale ».

L'originalità cristiana consiste proprio in questo: ciascuno resta quello che è, con i doni che il Signore gli ha dato.

« Ciascuno è distinto dall'altro »; dunque il sale cristiano è quello che « fa vedere proprio le qualità di ciascuno.

Questo è il sale che noi dobbiamo dare » e non conservare.

O almeno non conservarlo sino a farlo rovinare.

E « perché il sale non si rovini » ci sono due metodi da seguire, « che devono andare insieme ».

Il Papa li ha spiegati così: « Prima di tutto darlo, al servizio dei pasti, al servizio degli altri, al servizio delle persone.

Si tratta del sale della fede, della speranza e della carità: darlo, darlo, darlo! ».

L'altro metodo implica la trascendenza, cioè la tensione « verso l'autore del sale, il creatore, quello che fa il sale.

Il sale non si conserva soltanto dandolo nella predicazione.

Ha bisogno anche dell'altra trascendenza, della preghiera, dell'adorazione.

E così il sale si conserva, non perde il suo sapore.

Con l'adorazione al Signore, io trascendo da me stesso al Signore; e con l'annunzio evangelico io esco fuori da me stesso per dare il messaggio ».

Senza seguire questa strada, « per dare il sale - ha concluso il Pontefice - esso rimarrà nella bottiglietta, e noi diventeremo cristiani da museo » che possono solo far vedere il sale.

Ma si tratterà di un « sale senza sapore, un sale che non fa niente ».

Con il Papa hanno concelebrato, tra gli altri, i cardinali Angelo Sodano e Leonardo Sandri, il quale, con l'arcivescovo Cyril Vasil' e monsignor Maurizio Malvestiti, ha accompagnato un gruppo di dipendenti della Congregazione per le Chiese Orientali.

Hanno anche concelebrato i monsignori Edmundo Luis Flavio Abastoflor Montero, arcivescovo di La Paz, in Bolivia, e Pier Giuliano Tiddia, arcivescovo emerito di Oristano.