Lunedì, 17 marzo 2014

Nessuno ti può giudicare

Chi sono io per giudicare gli altri?

È la domanda da fare a se stessi per dare spazio alla misericordia, l'atteggiamento giusto per costruire la pace tra le persone, le nazioni e dentro di noi.

E per essere donne e uomini misericordiosi bisogna anzitutto riconoscersi peccatori e poi allargare il cuore fino a dimenticare le offese ricevute.

È proprio sulla misericordia che il Papa ha centrato l'omelia nella messa celebrata lunedì mattina, 17 marzo, nella cappella della Casa Santa Marta.

Richiamandosi ai passi del libro del profeta Daniele ( Dn 9,4-10 ) e del Vangelo di Luca ( Lc 6,36-38 ), il Santo Padre ha spiegato che « l'invito di Gesù alla misericordia è per avvicinarci, per imitare meglio il nostro Dio Padre: siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso ».

Ma, ha riconosciuto subito il Pontefice, « non è facile capire questo atteggiamento della misericordia, perché noi siamo abituati a passare il conto agli altri: tu hai fatto questo, adesso devi fare questo ».

In poche parole, «cnoi giudichiamo, abbiamo questa abitudine, e non siamo persone » che lasciano « un po' di spazio alla comprensione e anche alla misericordia ».

« Per essere misericordioso sono necessari due atteggiamenti » ha affermato il Papa.

Il primo è « la conoscenza di se stesso ».

Nella prima lettura Daniele racconta il momento della preghiera del popolo che confessa di essere peccatore davanti a Dio e dice: « Noi abbiamo fatto questo, ma tu sei giusto.

A te conviene la giustizia, a noi la vergogna ».

Così, ha spiegato il Pontefice commentando il brano, « la giustizia di Dio davanti al popolo pentito si trasforma in misericordia e perdono ».

E interpella anche a noi, invitandoci a « dare un po' di spazio a questo atteggiamento ».

Dunque il primo passo « per diventare misericordioso è riconoscere che noi abbiamo fatto tante cose non buone: siamo peccatori! ».

Bisogna saper dire: « Signore, mi vergogno di questo che ho fatto nella vita ».

Perché, anche se « nessuno di noi ha ammazzato nessuno », abbiamo commesso comunque « tanti peccati quotidiani ».

Così « riconoscere di aver fatto qualcosa contro il Signore e vergognarsi davanti a Dio è una grazia: la grazia di essere peccatore! ».

È semplice - ma al tempo stesso « tanto difficile » - dire: « Sono peccatore e mi vergogno davanti a te e ti chiedo il perdono ».

« Il nostro padre Adamo - ha affermato il Papa - ci ha dato un esempio di quello che non si deve fare ».

È lui infatti che dà alla donna la colpa per aver mangiato il frutto e si giustifica dicendo: « Io non ho peccato », è lei « che mi ha fatto andare su questa strada! ».

Ma lo stesso fa poi Eva, che dà la colpa al serpente.

Invece, ha ribadito il Santo Padre, è importante riconoscere di aver peccato e di aver bisogno del perdono di Dio.

Non si devono trovare scuse e « scaricare la colpa sugli altri ».

Magari, ha proseguito il Pontefice, « forse l'altro mi ha aiutato » a peccare, « ha facilitato la strada per farlo: ma l'ho fatto io! ».

E « se noi facciamo questo, quante cose buone ci saranno: saremo uomini! ».

Inoltre « con questo atteggiamento di pentimento siamo più capaci di essere misericordiosi, perché sentiamo su di noi la misericordia di Dio ».

Tanto che nel Padre Nostro non preghiamo soltanto: « perdona i nostri peccati », ma diciamo: « perdona come noi perdoniamo ».

Infatti « se io non perdono sono un po' fuori gioco ».

Il secondo atteggiamento per essere misericordiosi « è allargare il cuore ».

Proprio « la vergogna, il pentimento, allarga il cuore piccolino, egoista, perché dà spazio a Dio misericordioso per perdonarci ».

Ma cosa significa allargare il cuore?

Anzitutto, nel riconoscersi peccatori, non si guarda a cosa hanno fatto gli altri.

E la domanda di fondo diventa questa: « Chi sono io per giudicare questo?

Chi sono io per chiacchierare di questo?

Chi sono io, che ho fatto le stesse cose o peggio? ».

Del resto, « il Signore lo dice nel Vangelo: non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo ».

Questa è la « generosità del cuore » che il Signore presenta attraverso « l'immagine delle persone che andavano a prendere il grano e allargavano il grembiule per riceverne di più ».

Infatti « se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più! ».

E un « cuore grande non s'immischia nella vita degli altri, non condanna, ma perdona e dimentica », proprio come « Dio ha dimenticato e perdonato i miei peccati ».

Per essere misericordiosi bisogna dunque invocare il Signore - « perché è una grazia » - e « avere questi due atteggiamenti: riconoscere i propri peccati vergognandosi » e dimenticare i peccati e le offese degli altri.

Ecco che così « l'uomo e la donna misericordiosi hanno un cuore largo largo: sempre scusano gli altri e pensano ai propri peccati ».

E se qualcuno dice loro: « ma hai visto cosa ha fatto quello? », hanno la misericordia per rispondere: « ma io ne ho abbastanza di ciò che ho fatto io ».

È questo, ha suggerito il Papa, « il cammino della misericordia che dobbiamo chiedere ».

Se « tutti noi, i popoli, le persone, le famiglie, i quartieri, avessimo questo atteggiamento - ha esclamato - quanta pace ci sarebbe nel mondo, quanta pace nei nostri cuori, perché la misericordia ci porta la pace! ».

E ha concluso: « Ricordatevi sempre: chi sono io per giudicare?

Vergognarsi e allargare il cuore, il Signore ci dia questa grazia! ».