Giovedì, 11 settembre 2014

Quegli stolti di cristiani

Essere cristiani significa essere « un po' stolti », almeno secondo la logica mondana.

E per nulla autoreferenziali, tanto che da soli non si riesce a far nulla e proprio per non spaventarci ci viene in soccorso la grazia di Dio.

Sono le linee fondamentali della vita cristiana, centrata sulla novità del Vangelo che capovolge i criteri del mondo, riproposte da Papa Francesco durante la messa celebrata stamani, giovedì 11 settembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

Invitando a leggere e rileggere, anche quattro volte se necessario, il capitolo sesto del Vangelo di san Luca - la liturgia di oggi propone in particolare i versetti 27-38 - il Pontefice ha ricordato come Gesù ci abbia dato « la legge dell'amore: amare Dio e amarci come fratelli ».

E il Signore, ha aggiunto il Papa, non ha mancato di spiegarla « un po' di più, con le Beatitudini » che riassumono bene « l'atteggiamento del cristiano ».

Nel passo del Vangelo di oggi, però, Gesù va ancora oltre e « spiega di più a quelli che erano attorno a Lui per ascoltarlo ».

Anzitutto, ha suggerito il Papa, esaminiamo « i verbi che usa: amate; fate del bene; benedite; pregate; offri; non rifiutate; dà ».

Con queste, ha commentato, « Gesù ci mostra il cammino che dobbiamo seguire, un cammino di generosità ».

Ci chiede innanzitutto di « amare ».

E noi domandiamo « ma chi devo amare? ».

Lui ci risponde « i vostri nemici ».

Così noi, sorpresi, chiediamo una conferma: proprio i nostri nemici? « Sì » ci dice il Signore, proprio « i nemici! ».

Ma il Signore ci chiede anche di « fare del bene ».

E se non gli domandiamo « a chi? » Lui ci indica subito « quelli che ci odiano ».

E anche stavolta a noi viene da chiedere al Signore la conferma: « Ma devo fare del bene a quello che mi odia? ».

E la risposta del Signore è sempre « sì ».

Poi ci chiede pure di « benedire coloro che ci maledicono ».

E di « pregare » non soltanto « per la mia mamma, per il mio papà, i miei figli, la famiglia », ma « per coloro che ci trattano male ».

E di « non rifiutare a chi ti chiede » qualcosa.

La « novità del Vangelo », ha spiegato il Pontefice, consiste nel « dare se stesso, dare il cuore, proprio a quelli che ci vogliono male, che ci fanno male, ai nemici ».

Si legge nel brano di Luca: « Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate loro.

Perché se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? ».

Sarebbe un mero « scambio: tu mi ami, io ti amo ».

Ma Gesù ci ricorda che « anche i peccatori - e quando dice peccatori intende i pagani - amano quelli che li amano ».

Perciò, ha fatto notare Francesco, « non è un merito! ».

Prosegue, ancora, il passo evangelico: « E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta?

Anche i peccatori fanno lo stesso ».

Di nuovo, ha detto il Papa, si tratta di un semplice « scambio: io ti faccio del bene, tu mi fai del bene! ».

E ancora aggiunge il Vangelo: « Se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? ».

Netta la risposta suggerita dal Pontefice: nessuna gratitudine perché « è un affare ».

Del resto, precisa l'evangelista, « anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto ».

Tutto questo ragionamento di Gesù, ha affermato Papa Francesco, porta a una conclusione forte: « Amate, invece, i vostri nemici.

Fate del bene e prestate senza sperare nulla.

Senza interesse.

E la vostra ricompensa sarà grande.

E così sarete figli dell'Altissimo ».

È perciò evidente, ha proseguito, che « il Vangelo è una novità difficile da portare avanti ».

In una parola significa « andare dietro a Gesù ».

Seguirlo.

Imitarlo.

Gesù non rispose a suo Padre « andrò e dirò quattro parole, farò un bel discorso, indicherò la via e poi torno ».

No, la risposta di Gesù al Padre è: « Io farò la tua volontà ».

E infatti nell'orto degli Ulivi dice al Padre: « Sia fatta la tua volontà ».

E così « dà la vita non per i suoi amici » ma « per i suoi nemici! ».

Il cammino cristiano non è facile, ha riconosciuto il Papa, ma « è questo ».

Così a quanti dicono « io non me la sento di fare così! » la risposta è « se non te la senti, è un problema tuo, ma il cammino cristiano è questo.

Questo è il cammino che Gesù ci insegna ».

Perciò il Pontefice ha suggerito di « andare sulla strada di Gesù, che è la misericordia: siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso ».

Perché « soltanto con un cuore misericordioso potremo fare tutto quello che il Signore ci consiglia, fino alla fine ».

Risulta quindi evidente che « la vita cristiana non è una vita autoreferenziale » ma « esce da se stessa per darsi agli altri: è un dono, è amore, e l'amore non torna su se stesso, non è egoista: si dà! ».

Il brano di san Luca finisce con l'invito a non giudicare e a essere misericordiosi.

Invece, ha detto il Pontefice, « tante volte sembra che noi siamo stati nominati giudici degli altri: chiacchierando, sparlando, giudichiamo tutti ».

Ma Gesù ci dice: « Non giudicate e non sarete giudicati.

Non condannate e non sarete condannati.

Perdonate e sarete perdonati ».

Del resto, « tutti i giorni lo diciamo nel Padre nostro: perdonaci come noi perdoniamo ».

Infatti se io per primo « non perdono, come posso chiedere al Padre "mi perdoni?" ».

C'è poi un'altra immagine molto bella nella pagina evangelica: « "Date e vi sarà dato" - ha detto il Papa - e qui si vede che il cuore di Gesù si allarga e fa questa promessa che forse è una figura del cielo ».

La vita cristiana, così come ce la presenta Gesù, sembra davvero « una stoltezza », ha fatto notare Francesco.

Lo stesso san Paolo, del resto, parla della « stoltezza della croce di Cristo che non ha niente a che fare con la sapienza del mondo ».

Perciò, « essere cristiano è diventare stolto, in un certo senso ».

E « rinunciare a quella furbizia del mondo per fare tutto quello che Gesù ci dice di fare.

E, se facciamo i conti, se facciamo un bilancio, sembra a nostro sfavore ».

Ma « la strada di Gesù » è « la magnanimità, la generosità, il dare se stesso senza misura ».

Lui « è venuto al mondo » per salvare e ha dato se stesso, « ha perdonato, non ha parlato male di nessuno, non ha giudicato ».

Certo, ha riconosciuto il Pontefice, « essere cristiano non è facile » e con le nostre sole forze non possiamo « diventare cristiani »: ci serve « la grazia di Dio ».

Così c'è una preghiera che, ha detto il Papa, va fatta tutti giorni: « Signore, dammi la grazia di diventare un buon cristiano, una buona cristiana, perché io non ce la faccio ».

Francesco ha concluso la meditazione riconoscendo che « una prima lettura » del capitolo sesto del Vangelo di Luca « spaventa ».

Ma, ha suggerito, « se noi prendiamo il Vangelo e ne facciamo una seconda, una terza, una quarta lettura », possiamo poi chiedere « al Signore la grazia di capire cosa è essere cristiano ».

E « anche la grazia che Lui ci faccia, a noi, cristiani.

Perché noi non possiamo farlo da soli ».