Venerdì, 10 ottobre 2014

Cuori in guardia

Facciamo bene la guardia al nostro cuore?

Lo custodiamo dai continui tentativi del demonio di entrarvi e prendervi dimora?

Lo ha chiesto Papa Francesco durante la messa celebrata a Santa Marta venerdì mattina, 10 ottobre, riflettendo sul brano liturgico del Vangelo di Luca ( Lc 11,15-26 ): « una storia triste », ha detto, che comincia con Gesù che scaccia un demonio « e finisce nel momento che i demoni tornano all'anima della persona dalla quale sono stati scacciati ».

È una situazione ricorrente nella vita di ogni uomo perché, ha ricordato il Pontefice citando il passo lucano, « quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti, cercando sollievo, e non trovandone dice: ritornerò nella mia casa ».

Ecco allora che il demonio, trovando l'anima in pace, « va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora ».

E così « la successiva condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima ».

Il demonio infatti, ha spiegato il vescovo di Roma, non si scoraggia mai, « ha pazienza » e torna continuamente, anche « alla fine della vita » perché lui « non lascia quello che vuole per sé ».

Anche Gesù ha sperimentato questa realtà: nel Vangelo di Luca si legge che « dopo le tentazioni nel deserto » il demonio lo lasciò in pace per un periodo, ma poi « tornava e tornava ».

E i demoni « gli tendevano delle trappole » fino alla fine, fino alla passione, « fino alla Croce », dicendogli: « Se tu sei il Figlio di Dio … ma vieni, vieni da noi, così noi possiamo credere ».

È - ha spiegato Francesco - quello che capita anche a noi quando qualcuno ci tenta domandandoci: « Ma tu sei capace? ».

E maliziosamente ci sfida dicendo: « No, non sei capace ».

Per questo « Gesù parla di un uomo forte, ben armato, che fa la guardia al suo palazzo, fa la guardia alla sua casa », perché il cuore di ognuno di noi è come una casa.

E allora, si è domandato il Pontefice, « io faccio la guardia al mio cuore? ».

Occorre infatti « custodire questo tesoro dove abita lo Spirito Santo, perché non entrino gli altri spiriti ».

E bisogna farlo « come si custodisce una casa, a chiave ».

Del resto, ha detto il Papa, nelle nostre case utilizziamo « tanti mezzi di sicurezza » per difenderci dai ladri.

Facciamo lo stesso con il nostro cuore?

Oppure lasciamo « la porta aperta »?

Bisogna « vigilare », si è raccomandato Francesco, perché il demonio, anche se « è stato cacciato via col battesimo, va, cerca altri sette peggiori di lui e torna ».

Ecco allora la necessità di un'attenzione continua.

Occorre sempre chiedersi: « Cosa succede lì » dentro di noi?

« Io sono la sentinella del mio cuore? ».

Impariamo, ha suggerito il Pontefice, dalla nostra vita quotidiana: « Chi di noi, quando è a casa, sia in cucina, sia alla nostra scrivania, sia dove sia, e vede passare una persona che non conosce, chi di noi rimane tranquillo? Nessuno! ».

Tanto che subito si rivolge allo sconosciuto: « Ma lei chi è? Chi lo ha fatto entrare? Da dove è entrato? ».

Anche in noi può accadere lo stesso.

« Quante volte - ha sottolineato il vescovo di Roma - entrano i cattivi pensieri, le cattive intenzioni, le gelosie, le invidie.

Tante cose, che entrano.

Ma chi ha aperto quella porta? Da dove sono entrati? ».

E se non ci accorgiamo di chi facciamo entrare nel nostro cuore, questo « diviene una piazza, dove tutti vanno e vengono ».

Viene a mancarvi l'intimità.

E lì « il Signore non può parlare e nemmeno essere ascoltato ».

Succede allora che, anche se il nostro cuore « è proprio il posto per ricevere lo Spirito Santo », senza la giusta vigilanza « lo Spirito finisce all'angolo », come se lo chiudessimo in « un armadio ».

E lì lo Spirito è « triste ».

Come fare quindi per evitare che questo accada?

Per dare una risposta il Papa ha trovato spunto ancora dal Vangelo.

E ha citato un'espressione usata da Gesù « che sembra un po' strana: "Chi non raccoglie con me, disperde" ».

Partendo dalla parola "raccogliere", Francesco ha spiegato che bisogna « avere un cuore raccolto », un cuore nel quale riusciamo a essere consapevoli di « cosa succede ».

Raccomandabile in questo senso può essere la pratica, tanto antica « ma buona », dell'esame di coscienza.

« Chi di noi - ha chiesto il Pontefice - la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo » e nel silenzio « si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore?

Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore? ».

È un esercizio importante, una vera e propria « grazia » che può aiutarci a essere dei buoni custodi.

Perché, ha ricordato il Papa, « i diavoli tornano, sempre. Anche alla fine della vita ».

E per vigilare che i demoni non entrino nel nostro cuore bisogna saper « stare in silenzio davanti a se stessi e davanti a Dio », per verificare se nella nostra casa « è entrato qualcuno » che non conosciamo e se « la chiave è a posto ».

Questo, ha concluso il Pontefice, « ci aiuterà a difenderci da tante cattiverie, anche da quelle che noi possiamo fare ».

Perché « questi demoni sono furbissimi », e sono capaci di ingannare tutti.