Giovedì, 4 dicembre 2014

Senza trucco sulla roccia

Dalla « tentazione di tanta brava gente » a essere cristiana « solo di apparenza », con addosso « il trucco » che però si scioglie alla prima pioggia, ha messo in guardia Francesco nella messa celebrata giovedì mattina, 4 dicembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

E ha rilanciato la testimonianza di tanti « cristiani di sostanza », che costruiscono la loro vita sulla « roccia di Gesù » e vivono la « santità nascosta », giorno per giorno.

Oggi in entrambe le letture - tratte dal libro di Isaia ( Is 26,1-6 ) e dal Vangelo di Matteo ( Mt 7,21.24-27 ) - la Chiesa, ha fatto subito notare Francesco, « parla della fortezza di un cristiano e della debolezza; di roccia e di sabbia ».

Infatti « il cristiano è forte quando non solo dice di esserlo, ma quando fa la sua vita come cristiano, quando mette in pratica la dottrina cristiana, le parole di Dio, i comandamenti, le beatitudini ».

Il punto centrale è, difatti, « mettere in pratica ».

Invece, ha rimarcato il Papa, « ci sono i cristiani di apparenza soltanto: persone che si truccano da cristiani e nel momento della prova hanno soltanto il trucco ».

E « noi sappiamo cosa succede a una donna truccata quando va per la strada e viene la pioggia e non ha l'ombrello: tutto viene giù, le apparenze finiscono per terra ».

Quella del trucco, del resto, « è una tentazione » ha riconosciuto Francesco.

Così non basta dire « io sono cristiano, Signore » per esserlo veramente.

È Gesù stesso a dire che non basta ripetere « Signore! Signore! » per entrare nel suo regno.

Bisogna fare « la volontà del Padre » e mettere « in pratica la Parola ».

Ecco, dunque, la differenza tra « il cristiano di vita » e quello solo « di apparenza ».

Del resto, ha spiegato il Pontefice, è chiaro come « ci vuole il Signore ».

Anzitutto, « un cristiano di vita è fondato sulla roccia ».

Del resto Paolo lo dice chiaramente quando « parla dell'acqua che usciva dalla roccia nel deserto: la roccia era Cristo, la roccia è Cristo ».

Quindi l'unica cosa che conta è « soltanto essere fondato sulla persona di Gesù, sul seguire Gesù, per la strada di Gesù ».

Francesco ha confidato di aver incontrato « tante volte gente non cattiva, gente buona, ma che è vittima di questa mania della "cristianità delle apparenze" ».

Gente che dice di se stessa « io sono di una famiglia molto cattolica; io sono membro di quella associazione e anche benefattore di quell'altra ».

Ma, secondo il Papa, la vera domanda da porre a queste persone è: « dimmi, la tua vita è fondata su Gesù?

La tua speranza dov'è?

Su quella roccia o su queste appartenenze? ».

Ecco l'importanza di « essere fondato sulla roccia ».

Del resto « abbiamo visto tanti cristiani delle apparenze che crollano alle prime tentazioni, cioè alla pioggia ».

E infatti « quando i fiumi straripano, quando i venti soffiano - le tentazioni e le prove della vita - un cristiano dell'apparenza cade, perché non c'è sostanza lì, non c'è roccia, non c'è Cristo ».

Dall'altra parte, invece, ci sono i « tanti santi che abbiamo nel popolo di Dio - non necessariamente canonizzati, ma santi! - tanti uomini e donne che portano la loro vita in Cristo, che mettono in pratica i comandamenti, mettono in pratica l'amore di Gesù. Tanti! ».

E il Papa ha voluto ricordare la loro testimonianza.

« Pensiamo - ha detto - ai più piccoli; agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri ».

E, ancora, « pensiamo a tanti anziani soli che pregano e offrono.

Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l'educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù » e « che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono ».

Davvero, ha ribadito Francesco, « ci sono santi della vita quotidiana ».

E ha invitato a pensare anche « a tanti preti che non si fanno vedere, ma che lavorano nelle loro parrocchie con tanto amore: la catechesi ai bambini, la cura degli anziani, degli ammalati, la preparazione ai novelli sposi.

E tutti i giorni lo stesso, lo stesso, lo stesso.

Non si annoiano perché nel loro fondamento c'è la roccia ».

Sono persone che vivono in « Gesù: è questo che dà santità alla Chiesa; è questo che dà speranza ».

Ecco perché, ha proseguito il Papa, « dobbiamo pensarci tanto alla santità nascosta che c'è nella Chiesa, quella dei cristiani non di apparenza ma fondati sulla roccia, su Gesù ».

Guardare a quei « cristiani che seguono il consiglio di Gesù nell'Ultima Cena: "Rimanete in me" ».

Sì, « cristiani che rimangono in Gesù ».

Certo, « peccatori, tutti lo siamo ».

Così quando « qualcuno di questi cristiani fa qualche peccato grave » poi si pente, chiede perdono: e « questo è grande ».

Significa avere « la capacità di chiedere perdono; di non confondere peccato con virtù; di sapere bene dove è la virtù e dove è il peccato ».

Anche da questo si comprende che sono cristiani « fondati sulla roccia e la roccia è Cristo: seguono il cammino di Gesù, seguono Lui ».

Nella prima lettura, ha spiegato il Pontefice, Isaia « parla di una città forte che ha salvezza, che segue Dio, che è giusta: un popolo forte.

La città è un popolo.

Un popolo forte.

La sua volontà è salda e Dio gli assicura la pace: pace per chi confida in Lui ».

E poi aggiunge: « Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto ».

E cioè, ha commentato Francesco, « i superbi, i vanitosi, i cristiani di apparenza saranno abbattuti, umiliati ».

Dice ancora Isaia: « Ha rovesciato la città eccelsa, l'ha rovesciata fino a terra, l'ha rasa al suolo ».

Proprio « così finiscono i cristiani di apparenza » ha rimarcato il Papa riproponendo, dunque, l'immagine di Isaia: da una parte « le rovine di una città » e poi « l'altra città, l'altra casa, salda, robusta perché è fondata sulla pietra ».

Il passo di Isaia ha suggerito a Francesco un'altra riflessione.

« Mi hanno fatto pensare - ha detto - gli ultimi due versetti della prima lettura ».

Il riferimento è « a questa città che è caduta, questa città vanitosa, questa città che non era fondata sulla roccia di Cristo ».

Si legge infatti: « I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri ».

È un'espressione, ha affermato, che « ha odore di vendetta ».

Sì, « sembra una vendetta », ma « non è vendetta ».

Anche « la Madonna, nel suo canto, lo aveva detto: Lui ha rovesciato i potenti dai troni, ha umiliato i superbi ».

E « i poveri saranno quelli che trionferanno, i poveri di spirito, quelli che davanti a Dio si sentono niente, gli umili » che « portano avanti la salvezza mettendo in pratica la parola del Signore ».

Invece, ha ripetuto Francesco, « tutto il resto è apparenza: oggi ci siamo, domani non ci saremo ».

E ha citato san Bernardo: « pensa, uomo, cosa sarà di te, pasto dei vermi ».

Perché « ci mangeranno i vermi a tutti » e « se non abbiamo questa roccia, finiremo calpestati ».

Proprio « in questo tempo di preparazione al Natale chiediamo al Signore di essere fondati saldi nella roccia che è Lui, la nostra speranza è Lui » ha concluso il Papa.

È vero, « noi siamo tutti peccatori, siamo deboli, ma se mettiamo la speranza in Lui potremo andare avanti ».

E « questa è la gioia di un cristiano: sapere che in Lui c'è la speranza, c'è il perdono, c'è la pace, c'è la gioia ».

Perciò non ha senso « mettere la nostra speranza in cose che oggi sono e domani non saranno ».