Venerdì, 30 gennaio 2015

Il primo amore

« Non perdere la memoria del primo amore » - cioè « la gioia del primo incontro con Gesù » - significa alimentare di continuo la speranza.

E questi « due parametri », memoria e speranza, sono l'unica « cornice » in cui il cristiano può vivere « la salvezza, che è sempre dono di Dio », senza cadere nella tentazione della « tiepidezza », propria di chi ha perduto con la memoria anche speranza ed entusiasmo.

È dunque un invito a non restare « a metà strada » quello formulato da Francesco nella messa celebrata venerdì mattina, 30 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.

« La salvezza dei giusti viene dal Signore »: il verso del salmo 37 ricorda, ha fatto notare il Papa, la verità che « la salvezza è un dono che ci dà il Signore »: non si compra né si può ottenere con lo studio, perché è sempre « un dono, un regalo ».

Ma la vera domanda, a questo punto, è: « Come custodire questa salvezza?

Come fare perché questa salvezza rimanga in noi e dia frutto, come spiega Gesù, come il seme o come il granello di senape? » ha detto il Papa riferendosi al brano liturgico del Vangelo di Marco ( Mc 4,26-34 ).

Proprio nel passo della Lettera agli Ebrei ( Eb 10,32-39 ) « che abbiamo letto e sentito adesso - ha sottolineato - ci sono i criteri per custodire questo dono, questo regalo della salvezza; per permettere che questa salvezza vada avanti e dia i suoi frutti in noi ».

Il « primo criterio », ha spiegato il Papa, « è quello della memoria ».

Si legge infatti nel testo: « Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo ».

Sono quelli « i giorni del primo amore », come dicono i profeti: è « il giorno dell'incontro con Gesù ».

Perché, ha rimarcato Francesco, « quando abbiamo incontrato Gesù » - o meglio, ha precisato, quando « lui si è lasciato incontrare da noi, perché è lui che fa tutto » - « è stata una gioia grande, una voglia di fare cose grandi », come spiega appunto lo stesso autore della lettera.

Dunque il primo criterio per custodire il dono della salvezza è « non perdere la memoria di quei primi giorni » segnati da « un certo entusiasmo »: soprattutto « non perdere la memoria » del « primo amore ».

L'autore della Lettera agli Ebrei poi « va avanti », facendo presente che quella « gioia vi ha lasciato sopportare tutto », a tal punto che « tutto sembrava poco nei primi tempi, e si andava avanti con entusiasmo ».

Proseguendo ancora, « ci esorta a non abbandonare quel coraggio - dice "questa franchezza" - quella parresìa di quei primi tempi ».

È infatti proprio il « primo amore » che « ha fatto crescere in noi quel coraggio, quel "ma, andiamo avanti!", quell'entusiasmo ».

L'invito, perciò, è a « non abbandonare la franchezza ».

Di più: « abbandonare » non è neppure « la parola giusta », ha fatto notare Francesco, aggiungendo che se « noi andiamo al testo originale » troviamo un'espressione molto forte: « Non cacciate via, non sprecate, non rifiutate la franchezza ».

È proprio « come un rifiuto: non cacciare via questa franchezza, questo coraggio, il coraggio dei primi tempi ».

« Per questo la memoria è tanto importante per ricordare la grazia ricevuta » ha rimarcato il Papa.

Difatti « se noi cacciamo via questo entusiasmo che viene dalla memoria del primo amore, questo entusiasmo che viene dal primo amore, viene quel pericolo tanto grande per i cristiani: il tepore ».

E « i cristiani tiepidi stanno lì, fermi; e sì, sono cristiani, ma hanno perso la memoria del primo amore, hanno perso l'entusiasmo ».

In più « i cristiani tiepidi hanno anche perso la pazienza, quel "tollerare" le cose della vita con lo spirito dell'amore di Gesù; quel "tollerare", quel "portare sulle spalle" le difficoltà ».

Ecco perché, ha commentato il vescovo di Roma, « i cristiani tiepidi, poverini, sono in grave pericolo ».

A questo proposito, ha suggerito Francesco, « ci sono due immagini che mi colpiscono tanto » e che valgono a mettere in guardia ciascuno: « Ma tu sei tiepido, ma stai attento! ».

San Pietro, nella sua seconda Lettera, usa « l'immagine del cane che torna al suo vomito ».

Ed « è brutta questa immagine » - ha riconosciuto il Papa - però rappresenta bene « un cristiano tiepido » che « torna oltre il primo amore, come se quell'amore non fosse mai stato ».

« La seconda immagine, anch'essa brutta - ha avvertito - è quella che Gesù dice della persona che vuole seguirlo, e lo segue, e poi ha cacciato via il demonio ».

Questo demonio, uscito dall'uomo, « va per il deserto » con il proposito di tornare « da quell'uomo, da quella donna » da cui era uscito.

E quando « torna, trova la casa tutta in ordine, pulita, bella ».

Così « si arrabbia, va, cerca sette demoni peggiori di lui e torna » per prendere « possesso di quella casa ».

E così facendo « non ferisce la persona », perché si tratta di « demoni "educati": bussano anche alla porta per entrare, ma entrano ».

Capita lo stesso a « un cristiano tiepido », che « non sa chi è che bussa alla porta e la apre », dicendo pure « avanti! ».

Ma Gesù dice che in conclusione « la fine di quell'anima » è persino « peggiore di prima ».

« Queste due immagini del tepore del cristiano ci fanno pensare » ha confidato il Pontefice.

Per questo non bisogna mai « dimenticare il primo amore »; anzi, occorre sempre « richiamare alla memoria quel primo amore ».

Perciò alla domanda « come vado avanti? », la risposta è: « con la speranza ».

È quello che la Lettera agli Ebrei dice a ogni cristiano: « Ancora un poco, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà ».

Ecco allora « i due parametri » a disposizione del cristiano: « la memoria e la speranza ».

Si tratta, in fin dei conti, di « richiamare la memoria per non perdere quella esperienza tanto bella del primo amore che alimenta la speranza ».

Tante volte, ha ammesso il Papa, « è buia la speranza » ma il cristiano « va avanti: crede, va, perché sa che la speranza non delude, per trovare Gesù ».

« Questi due parametri - ha proseguito ancora - sono proprio la cornice nella quale possiamo custodire questa salvezza dei giusti che viene dal Signore, questo regalo che ci fa il Signore ».

Bisogna « custodire questa salvezza perché il piccolo grano di senape cresca e dia il suo frutto ».

Invece, ha insistito Francesco, « danno pena, fanno male al cuore tanti cristiani - tanti cristiani! - a metà cammino, tanti cristiani falliti in questa strada verso l'incontro con Gesù ».

E pur « partendo dall'incontro con Gesù », nel mezzo della strada « hanno perso la memoria del primo amore e non hanno la speranza: sono lì … ».

Al Signore il Papa ha chiesto « la grazia di custodire il regalo, il dono della salvezza »: un dono che ogni cristiano deve custodire « in questo cammino che sempre richiama la memoria e la speranza ».

Ma, ha concluso, « solo lui può darci questa grazia: che lui ci invii lo Spirito Santo per camminare su questa strada ».