Giovedì, 8 ottobre 2015

I senza nome

Gli accorati « perché » rivolti insistentemente a Dio dagli uomini ritornano anche, nero su bianco, nelle tante lettere che Francesco riceve ogni giorno.

Lo ha confidato egli stesso, condividendo i sentimenti di una giovane madre di famiglia di fronte al dramma del tumore e di un'anziana donna che piange il figlio assassinato dalla mafia.

Hanno scritto al Papa chiedendo perché i malvagi sembrano essere felici mentre ai giusti le cose vanno sempre nel verso sbagliato.

È proprio a questi forti interrogativi che il Pontefice ha risposto celebrando giovedì mattina, 8 ottobre, nella cappella della Casa Santa Marta.

E assicurando che Dio non abbandona mai chi si affida a Lui.

Per questa riflessione ha preso le mosse dalle parole del salmo 1 - « Beato l'uomo che confida nel Signore » - che è appunto « come una risposta alle lamentele di tanta gente, a tanti perché che noi diciamo a Dio ».

E quei « tanti perché » sono espressi proprio nel passo biblico tratto dal libro di Malachia ( Ml 3,13-20 ), proposto dalla liturgia odierna.

« Il Signore - ha affermato Francesco - si lamenta con questa gente, anche Lui si lamenta, e dice così: "Duri sono i vostri discorsi contro di me" ».

E, ancora, « dice il Signore, voi andate dicendo: "Che cosa abbiamo detto contro di te?".

Avete affermato: "È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto davanti al Signore?

Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti" ».

« Quante volte - ha rilanciato il Papa - noi vediamo questa realtà in gente cattiva; gente che fa del male e che sembra che nella vita le vada bene: sono felici, hanno tutto quello che vogliono, non manca loro niente ».

Di qui la domanda: « Perché Signore? ».

Sì, ha affermato il Papa, « è uno dei tanti perché: perché a questo che è uno sfacciato, al quale non importa niente di Dio né degli altri, una persona ingiusta pure cattiva, va bene tutto nella vita, ha tutto quello che vuole e noi che vogliamo fare del bene abbiamo tanti problemi? ».

A questo proposito, il Papa ha confidato di aver ricevuto proprio ieri « una lettera di una mamma coraggiosa »: quarant'anni, tre figli, il marito e, in casa, il dramma di un tumore, « di quelli brutti ».

La donna ha scritto a Francesco per chiedergli: « Ma perché mi accade questo? ».

Inoltre, ha aggiunto il Papa, « alcune settimane fa », in « un'altra lettera, un'anziana, che è rimasta sola perché il figlio è stato assassinato dalla mafia », gli ha domandato un altro « perché? ».

Aggiungendo: « Io prego ».

E, ancora, « un altro perché » in un'altra lettera: « Io educo i miei figli, vado avanti con una famiglia che ama Dio: perché? ».

« Questi "perché" », ha affermato il Pontefice, in realtà ce li poniamo tutti.

E in particolare ci domandiamo « perché i malvagi sembrano essere tanto felici? ».

A questi interrogativi viene in soccorso la parola di Dio.

Nel passo di Malachia, ha ricordato il Papa, si legge appunto: « Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò ».

Infatti « il Signore ascolta i nostri perché, sempre ».

E, ancora, si legge nel passo odierno di Malachia: « Un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome.

Essi diverranno la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo ».

Dunque, ha proseguito Francesco, « la memoria di Dio per i giusti, per quelli che in questo momento soffrono, che non riescono a spiegarsi la propria situazione ».

Sì, « la memoria di Dio per quelli che, benché dicano "perché? perché? perché?", confidano nel Signore ».

Ed è proprio l'atteggiamento delineato dal salmo 1: « Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia.

La sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi di acqua, che dà frutto al suo tempo ».

« Adesso - ha spiegato il Papa - non vediamo i frutti di questa gente che soffre, di questa gente che porta la croce » proprio « come quel Venerdì Santo e quel Sabato Santo non si vedevano i frutti del Figlio di Dio crocifisso, delle sue sofferenze ».

E « tutto quello che farà, riuscirà bene » recita il salmo 1.

Cosa dice, invece, lo stesso salmo « sui malvagi, su quelli che noi pensiamo vada tutto bene? ».

Francesco ha riletto quei versi: « Non così, non così malvagi, ma come pula che il vento disperde; poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina ».

Insomma « tu stai bene oggi, hai tutto, non ti importa di Dio, non ti importa degli altri, sfrutti gli altri: sei un ingiusto, soltanto pensi a te stesso, non agli altri ».

Ma, ha suggerito il Papa, « c'è una cosa che Gesù ha detto e mi viene sempre in mente: "Dimmi qual è il tuo nome?" ».

Sì, questa gente non sa neppure come si chiama, « non ha nome ».

E ha ricordato la parabola del povero Lazzaro « che non aveva da mangiare e i cani leccavano le sue ferite ».

Mentre « l'uomo ricco, che faceva i banchetti, se la spassava senza guardare ai bisogni degli altri ».

Ed è curioso, ha notato il Papa, che « di quell'uomo non si dice il nome » ma « è soltanto un aggettivo: è un ricco ».

Infatti « nel libro della memoria di Dio dei malvagi non c'è nome: è un malvagio, è un truffatore, è uno sfruttatore ».

Sono persone che « non hanno nome, soltanto hanno aggettivi ».

Invece, ha rimarcato il Pontefice, « tutti quelli che cercano di andare sulla strada del Signore saranno con suo Figlio, che ha il nome: Gesù Salvatore.

Ma un nome difficile da capire, anche inspiegabile per la prova della croce e per tutto quello che Lui ha sofferto per noi ».

In conclusione Francesco ha invitato a ripensare proprio alle parole del salmo 1: « Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, ma nella legge del Signore trova la sua gioia ».

E così, « benché ci siano sofferenze, spera nel Signore ».

Proprio « come abbiamo pregato nell'orazione colletta, chiede al Signore di aggiungere quello che la sua coscienza "non osa sperare" ».

Sì, « anche quello chiede: che il Signore gli dia più speranza ».