Venerdì, 10 giugno 2016

Silenzio sonoro

Il cristiano sta « in piedi » per accogliere Dio, in paziente « silenzio » per ascoltarne la voce e « in uscita » per annunciarlo agli altri, nella consapevolezza che la fede è sempre « un incontro ».

Lo ha affermato Papa Francesco nella messa celebrata venerdì mattina 10 giugno nella cappella della Casa Santa Marta.

Questi tre atteggiamenti, ha spiegato, incoraggiano e rilanciano la vita di tutti coloro che si sentono sopraffare dalla paura nei momenti più difficili.

« Noi sappiamo che la fede non è una teoria, neppure una scienza: è un incontro » ha subito detto Francesco all'inizio dell'omelia.

La fede « è un incontro con Dio vivente, col Dio vivo, col Creatore, col Signore Gesù, con lo Spirito Santo, è un incontro ».

Così, ha spiegato, nella prima lettura, tratta dal primo libro dei Re ( 1 Re 19,9.11-16 ) « abbiamo ascoltato l'incontro del profeta Elia con Dio ».

E « il profeta Elia viene da una lunga storia, è un vincitore: ha lottato tanto, tanto per la fede, perché il popolo di Israele si era allontanato dalla fedeltà ».

Di più, ha aggiunto il Papa, « per usare una parola del Vangelo, e anche Gesù lo dice al popolo di Israele, era diventata una "generazione adultera": da una parte voleva adorare Dio e dall'altra parte gli idoli ».

E c'è « un'espressione che il profeta Elia dice al popolo: "fino a quando voi zoppicherete sui due piedi?" ».

Usa proprio l'immagine dello « zoppicare con i due piedi: non essere fermo né con Dio né con gli idoli, avere una gamba da una parte e una gamba dall'altra, o come noi diciamo, nel parlato quotidiano, "questa persona sta bene con Dio e col diavolo" ».

« Elia - ha affermato Francesco - ha lottato tanto contro questa situazione del popolo e ha vinto: ha vinto una lotta forte contro i quattrocento profeti degli idoli, li ha vinti sul monte Carmelo e ha ucciso tutti con la forza di Dio: lui è il vincitore ».

Poi, però, Elia « scese dal monte e sentì la notizia che la regina Jezebel, donna crudele e senza scrupoli, voleva ucciderlo per questo, perché lei era idolatra ».

Allora Elia « ha avuto paura ».

Proprio « lui, il vincitore, il grande, ha avuto paura di quella donna e se ne è andato: fuggì ».

Una paura che « lo fa sentire giù ».

Tanto che Elia, ha proseguito il Pontefice, se ne domanda il perché: « Ho fatto tanto e alla fine sempre la stessa storia: fuggire e difendermi degli idolatri ».

E così sembra che egli « non si risollevi più: meglio la morte, ed entra in profonda depressione.

Giace sulla terra, all'ombra di un albero, e vuol morire; entra in quel sonno prima della morte, quel sonno della depressione ».

Ma ecco, ha affermato il Papa, che « il Signore manda l'angelo a svegliarlo: "Alzati! Prendi un po' di pane e di acqua" ».

Ed Elia obbedisce, ma « continua poi a dormire ».

L'angelo « torna una seconda volta » invitandolo nuovamente ad alzarsi.

E, una volta alzato, « viene l'altra parola: "Esci!" ».

Dunque, ha fatto notare Francesco « per incontrare Dio è necessario tornare alla situazione in cui l'uomo era al momento della creazione: in piedi e in cammino ».

Perché « così ci ha creato Dio: alla sua altezza, a sua immagine e somiglianza, e in cammino ».

Dice infatti il Signore: « Vai, vai avanti, coltiva la terra, falla crescere, e moltiplicatevi ».

E dice anche: « Esci e vai al monte e fermati sul monte alla mia presenza ».

Ecco - riferisce il libro dei Re - che « Elia si mise in piedi e, messosi, in piedi, esce ».

Nel Vangelo, in particolare « nella parabola del figlio prodigo », si ritrova la stessa situazione.

È la realtà in cui si trova appunto quel figlio, « quando era proprio in depressione e guardava i porci mangiare e lui aveva fame ».

In quel momento « pensò a suo padre e disse a se stesso: "mi alzerò e andrò" per trovare il padre ».

Ritornano « queste due parole: "alzati" e "esci" » ha suggerito Francesco.

Dunque Elia, ha proseguito il Papa, « è salito sul monte per incontrare il Signore ed ecco che il Signore passò ».

E «come passò il Signore? Come passa il Signore?

Come posso incontrare il Signore per essere sicuro che sia lui? » si è domandato Francesco, rileggendo la pagina dell'Antico testamento: « Prima di tutto ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento ».

Perciò « il Signore non era in quel rumore, in quella maestà, non c'era ».

E ancora, « dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto; dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco ».

Elia, ha affermato il Pontefice « guardava, aspettava il Signore: tanto chiasso, tanta maestà, tanto movimento e il Signore non era lì ».

Finalmente « dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera o, come è proprio nell'originale, "il filo di un silenzio sonoro".

E lì era il Signore ».

« Per incontrare il Signore - ha fatto presente il Papa - bisogna entrare in noi stessi e sentire quel "filo di un silenzio sonoro" », perché « lui ci parla lì ».

E « cosa succede? » ha domandato.

La risposta è in quel « vai! », perché il Signore « ci dà la missione » come a Elia: « Su, ritorna sui tuoi passi, non avere paura della regina, ritorna sui tuoi passi, verso il deserto e ungerai questo come re, un altro come un re e Eliseo come profeta tuo successore ».

Per Elia « c'è la missione » da compiere.

E la missione di Elia suggerisce « tre cose chiare », ha detto il Papa.

« Per andare a trovare il Signore, in piedi e uscendo da noi stessi, in cammino », la prima cosa chiara è appunto lo stare « in piedi e in cammino ».

Il secondo punto è « avere il coraggio di aspettare quel sussurro, quel "filo di silenzio sonoro", quando il Signore parla al cuore e ci incontriamo ».

La terza cosa è la « missione », l'invito a tornare sui propri passi per andare « avanti ».

Ecco « il messaggio che questo brano della Scrittura oggi ci insegna », ha affermato Francesco, ricordando: « Dobbiamo sempre cercare il Signore: tutti noi sappiamo come sono i momenti brutti, momenti che ci tirano giù, momenti senza fede, oscuri, momenti in cui non vediamo l'orizzonte, non siamo capaci di alzarci, tutti lo sappiamo! ».

Ma « è il Signore che viene, ci ristora col pane e con la sua forza e ci dice "alzati e vai avanti, cammina!" ».

Perciò, ha proseguito il Papa, « per incontrare il Signore dobbiamo essere così: in piedi e in cammino »; poi « aspettare che lui ci parli: cuore aperto ».

E « lui ci dirà "sono io"; e lì la fede diviene forte ».

Ma la fede, ha aggiunto Francesco, « è per me, per custodirla?

No, è per andare a darla ad altri, per ungere gli altri, per la missione ».

Dunque « in piedi e in cammino; in silenzio per incontrare il Signore; e in missione per portare questo messaggio, questa vita agli altri ».

Proprio « questa è la vita del cristiano che possiamo vedere qui, in questo brano del primo libro dei Re ».

Il Pontefice in conclusione ha pregato « che il Signore ci aiuti sempre: lui è sempre lì per aiutarci a rimetterci in piedi ».

E se anche cadiamo, si deve avere la forza di « alzarsi » per essere « in cammino, non chiusi, non dentro l'egoismo della nostra comodità: essere pazienti, per aspettare la sua voce e l'incontro con lui e poi coraggiosi nella missione e portare agli altri il messaggio del Signore ».