Giovedì, 1 dicembre 2016

Sulle tracce di Charles de Foucauld

È la testimonianza concreta del beato Charles de Foucauld che Papa Francesco ha indicato per sollecitare i cristiani a « camminare sulle sue tracce di povertà, contemplazione e servizio ai poveri ».

Il Pontefice ha voluto ricordare il religioso francese, nel centenario della sua uccisione, al termine della messa celebrata giovedì mattina, 1° dicembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

Charles de Foucauld, ha affermato Francesco prima di impartire la benedizione, è stato « un uomo che ha vinto tante resistenze e ha dato una testimonianza che ha fatto bene alla Chiesa ».

Per questo « chiediamo che ci benedica dal cielo e ci aiuti » ha aggiunto, rilanciandone così la via più che mai attuale per la diffusione del Vangelo.

Proprio « le resistenze » che de Foucauld ha saputo superare sono state il filo conduttore della riflessione proposta dal Pontefice a partire anche dal passo evangelico di Matteo ( Mt 7,21.24-27 ) proposto dalla liturgia.

Il Papa ha indicato in particolare « tre tipi di resistenze nascoste », le più « pericolose »: quella delle « parole vuote », delle « parole giustificatorie » e delle « parole accusatorie ».

« In questa prima settimana dell'Avvento - ha affermato nell'omelia - chiediamo sempre al Signore di purificarci, di prepararci all'incontro con Lui ».

In particolare « oggi, nella preghiera, nella colletta, abbiamo pregato così: "Ridesta la tua potenza, Signore, e con grande forza soccorri i tuoi fedeli; la tua grazia vinca le resistenze del peccato e affretti il momento della salvezza" ».

Dunque, ha proseguito Francesco, « chiediamo al Signore di aiutarci in questo cammino dell'incontro, della salvezza ».

Ma « c'è una grazia che chiediamo che mi ha fatto riflettere: "La tua grazia vinca le resistenze del peccato" ».

Infatti, ha fatto notare, « nella vita cristiana ci sono sempre difficoltà e resistenze per andare avanti: ci sono resistenze aperte, che nascono dalla buona volontà ».

Proprio come per Saulo che « resisteva alla grazia, ma non sapeva ed era convinto di fare la volontà di Dio ».

Poi « è stato lo stesso Gesù a dirgli: "Saulo, Saulo, stai tranquillo, fermati" ».

Perché « è duro ricalcitrare contro i pungoli ».

Così « Gesù va lì e Saulo riconosce e si converte ».

Del resto, ha aggiunto il Pontefice, « le resistenze aperte sono sane, perché tutti siamo peccatori ed è naturale che vengano ».

E « sono sane, nel senso che sono aperte alla grazia per convertirsi ».

Sono invece « più pericolose - ha spiegato - le resistenze nascoste: quelle che sono sotto, che non si fanno vedere ».

Ma « le abbiamo tutti ».

Sì, ha insistito il Pontefice, « ognuno di noi ha il proprio stile di resistenza nascosta alla grazia: dobbiamo cercarlo, trovarlo e metterlo davanti al Signore, affinché Lui ci purifichi ».

Ed è proprio quella « resistenza » di cui « Stefano accusava i dottori della legge: "Voi e i vostri padri resistete sempre allo Spirito Santo" ».

Difatti quei dottori « si facevano vedere come se cercassero la gloria di Dio, ma dietro c'era una resistenza allo Spirito Santo ».

Certo, formulare quell'accusa « al povero Stefano costò la vita, ma disse la verità ».

« Queste resistenze nascoste, che tutti abbiamo », ha chiarito ancora Francesco, hanno una « natura » ben riconoscibile in quanto « vengono sempre per fermare un processo di conversione ».

Ed è proprio un « fermare, non è lottare contro; è stare fermo, sorridere forse, ma tu non passi », come un « resistere passivamente, nascostamente ».

Del resto « quando c'è un processo di cambiamento in un'istituzione, in una famiglia » si possono riconoscere, appunto, « resistenze » ed è un bene, ha rimarcato Francesco.

Infatti « se non ci fossero la cosa non sarebbe di Dio: quando ci sono queste resistenze è il diavolo che le semina, perché il Signore non vada avanti ».

« Ma quali sono queste resistenze nascoste? » è la domanda proposta dal Papa, che ne ha subito suggerite alcune.

A cominciare dalle « resistenze delle parole vuote, quelle parole » alle quali il Signore fa riferimento nel Vangelo: « Non chiunque mi dice "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli ».

E si può arrivare a dire: « Signore, Signore, tu mi conosci, abbiamo cenato insieme … ».

E « Lui lo ripete tanto nel Vangelo: "No, questo non entra!" ».

Per questo - ha precisato Francesco - « le parole non servono, le parole non ci aiutano: solo le parole, le parole vuote ».

Come dire « Sì, sì, sì » anche se sotto è « no, no, no ».

Ma pur « sempre il sì, il dolce sì, per ammorbidire il comandamento del Signore o la voce dello Spirito ».

Il Pontefice, a questo proposito, ha anche riproposto « la parabola dei due figli, che il padre invia alla vigna ».

E « uno dice: "No, non ci andrò!"».

Ma « poi pensa: "Sì, ci vado, è papà"».

L'altro figlio, invece, risponde: « "Sì papà, stai tranquillo. Io ci andrò" ».

Invece « pensa "ma questo vecchio non capisce le cose nuove" e non ci va ».

Dunque, ha evidenziato il Papa, il secondo figlio « fa la resistenza passiva » che consiste appunto nel « dire sì, tutto sì, molto diplomaticamente », quando invece « è no, no, no ».

Insomma « tante parole - "sì, sì, sì cambieremo tutto, sì" - per non cambiare nulla ».

È esattamente lo stile del « gattopardismo spirituale », proprio di quelli che dicono « tutto sì » quando invece « è tutto no ».

E questa « è la resistenza delle parole vuote ».

« Poi c'è un'altra resistenza - ha spiegato il Pontefice - quella delle parole giustificatorie, ma che non ci giustificano ».

È il caso di una persona che « si giustifica continuamente - "no, quello l'ho fatto per quello, quello, quello" - ma quando ci sono tante giustificazioni non c'è il buono odore di Dio, c'è il brutto odore del diavolo ».

In realtà, ha proseguito Francesco, « il cristiano non ha bisogno di giustificarsi: è stato giustificato dalla parola di Dio, l'unica che ci giustifica ».

Invece ecco il ricorrere ad argomentazioni come « no, io ho fatto questo per quello … » tipico di coloro che « hanno sempre una ragione da opporre ».

Invece « non si deve fare questo per quello, guarda questo pericolo …" ».

Ma così « la cosa non può andare avanti, la grazia non può andare avanti: è una resistenza delle parole che cercano di giustificare la mia posizione per non seguire quello che il Signore mi indica ».

E, ancora, « c'è una terza resistenza delle parole: le parole accusatorie ».

È propria di quanti « accusano gli altri per non guardare se stessi ».

Il Papa ha proposto l'esempio del fariseo nel tempio che dice: « Ti rendo grazie, Signore, perché non sono come gli altri e neppure come quello là, io sono giusto davanti a Te ».

Questo è l'atteggiamento di coloro che « accusano gli altri, accusano quel povero pubblicano ».

Però così facendo si « resiste alla grazia » e, considerandosi giusti, non si sente il « bisogno di cambiare, di conversione ».

« Ma le resistenze non sono quelle grandi resistenze storiche solamente, la linea Maginot o tutte quelle che abbiamo studiato » ha messo in guardia Francesco.

Ce ne « sono dentro il nostro cuore, tutti i giorni ».

C'è « la resistenza alla grazia, e quello è un buon segno, perché indica che il Signore sta lavorando in noi ».

E « dobbiamo far cadere le resistenze, perché la grazia vada avanti ».

Infatti « la resistenza cerca sempre di cambiare il reale nel formale, nascondersi nel formale e con le formalità delle parole vuote, delle parole giustificatorie, delle parole accusatorie e tante altre, cerca di rimanere dov'è e non lasciarsi portare avanti dal Signore ».

Perché, ha riconosciuto il Papa, « non è sempre facile, c'è sempre una croce: dove c'è il Signore ci sarà una croce, piccola o grande ».

Ed è « la resistenza alla croce, la resistenza al Signore che ci porta alla redenzione ».

È « la resistenza di Pietro: quando Gesù, dopo aver detto che lui sarebbe stato la pietra della Chiesa, comincia a spiegargli che dovrà soffrire, Pietro resiste.

E dice: "No, Signore, questo mai accadrà!" ».

E « Gesù a Pietro, al suo eletto, al primo Papa, replica dicendo "vattene satana!" ».

Sì, perché Pietro « resisteva alla grazia, resisteva al piano di Dio sull'umanità e su ciascuno di noi ».

In questa prospettiva il Pontefice ha invitato a « non avere paura quando ognuno di noi trova che nel suo cuore ci sono resistenze ».

Certo, l'atteggiamento giusto è « dirlo chiaramente al Signore: "Guarda, Signore, io cerco di coprire questo, di fare questo per non lasciare entrare la tua parola" ».

E « dire questa parola tanto bella: "Signore, con grande forza, soccorrimi; la tua grazia vinca le resistenze del peccato" ».

Del resto, ha aggiunto Francesco, « le resistenze sono sempre un frutto del peccato originale che noi portiamo ».

Ed è bello « avere resistenze ».

È « brutto » invece « prenderle come difesa dalla grazia del Signore ».

Insomma « avere resistenze è normale » ha concluso il Papa, suggerendo di dire: « Sono peccatore, aiutami Signore! ».

E invitando a preparasi « con questa riflessione al prossimo Natale ».