Giovedì, 15 dicembre 2016

Il grande e i piccoli

Il « coraggio apostolico di dire sempre la verità », l'« amore pastorale » nell'accogliere la gente « col poco che può dare », la capacità di « dubitare » e di mettere in dubbio la propria vocazione: in questi giorni di Avvento in cui la liturgia mette al centro Giovanni Battista, sono queste le caratteristiche - che furono del precursore - utili perché ogni persona si metta « sulle tracce del Signore ».

Nella messa celebrata a Santa Marta giovedì 15 dicembre, Papa Francesco si è soffermato a meditare sulla figura del cugino di Gesù, « il grande Giovanni », che è grande perché « è il più piccolo nel regno dei cieli ».

E un pensiero speciale il Pontefice ha rivolto proprio ai piccoli a conclusione dell'omelia, quando, riferendosi al pianto di un bambino presente nella cappella con i suoi genitori, ha ricordato che « quando un bambino piange a messa, non dobbiamo cacciarlo via », perché « è la migliore predica », è « la tenerezza di Dio che ci visita ».

E al termine della messa, a tale proposito, ha aggiunto che proprio un pianto è stata la prima predica di Gesù bambino.

Un'attenzione ai piccoli, agli umili e alla gente semplice, che Papa Francesco ha sottolineato anche nel tracciare il profilo del Battista e, in particolare, la sua attenzione, « da pastore », alle persone che aveva di fronte.

Da Giovanni, « quell'uomo che era nel deserto », tutti si recavano « attirati dalla sua testimonianza ».

Ma con delle differenze, ha sottolineato il Papa: « Anche i farisei e i dottori della legge andavano a trovarlo, ma con distacco ».

Il Vangelo sottolinea come anche questi erano presenti ma, « non facendosi battezzare da lui - cioè non ascoltando col cuore, soltanto con le orecchie, per giudicarlo - hanno reso vano il disegno di Dio su di loro ».

Un distacco simile a quello che i dottori della legge avevano avuto anche dai profeti: « Non ascoltavano i profeti, non seguivano ».

Riprendendo il Vangelo di Luca ( Lc 7,24-30 ), il Pontefice ha ricordato come Gesù, alludendo a Giovanni, dicesse alla gente: « Ma cosa siete andati a vedere nel deserto?

Uno spettacolo?

Una canna agitata dal vento?

Un uomo vestito con abiti di lusso?

Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi del re »; e « qualcuno » - ha commentato Francesco - anche « negli episcopi ».

Quella folla invece cercava un profeta.

In realtà, ha spiegato il Papa, « l'ultimo dei profeti, l'ultimo di quella schiera di gente che ha incominciato a camminare, dal nostro padre Abramo fino a quel momento ».

E, a tale riguardo, ha suggerito di leggere anche il capitolo 11 della lettera agli Ebrei.

Si tratta dunque di un profeta, di fatto « l'ultimo », perché dopo di lui giunge il messia.

E di lui Gesù dice: « "Siete andati a vedere un profeta, ma più di un profeta", un grande: "Io vi dico anzi, più di un profeta.

Io vi dico fra i nati di donna non vi è alcuno più grande di Giovanni" ».

Ed era proprio « questo grande » ad attirare la gente.

Un aspetto che il Pontefice ha voluto approfondire chiedendosi: « Dov'era la grandezza di Giovanni per predicare e attirare la gente? ».

Innanzi tutto, ha risposto, questa si ritrova « nella fedeltà alla sua missione »: Giovanni « era un uomo fedele a quello che il Signore gli aveva chiesto ».

Quindi « grande perché fedele ».

E questa grandezza, ha aggiunto, si faceva vedere proprio nella sua predicazione.

Infatti Giovanni aveva il coraggio di dire « cose brutte ai farisei, ai dottori della legge, ai sacerdoti.

Non diceva loro: "Ma cari, comportatevi bene".

No. Semplicemente diceva loro: "Razza di vipere" ».

Con quelli che « si avvicinavano per controllare e per vedere, ma mai col cuore aperto », non utilizzava « sfumature », e andava diretto: « Razza di vipere! ».

Così facendo, « rischiava la vita, sì, ma lui era fedele ».

Ugualmente fece con Erode, al quale « in faccia » disse: « Adultero, non ti è lecito questo vivere così, adultero! ».

Certamente, ha commentato il Papa, « se un parroco oggi nell'omelia domenicale dicesse: "fra voi ci sono alcuni che sono razza di vipere e ci sono tanti adulteri" », il suo vescovo « riceverebbe lettere di sconcerto: "Ma mandate via questo parroco che ci insulta!" ».

Giovanni, in realtà, insultava perché era « fedele alla sua vocazione e alla verità ».

Di tutt'altro tenore era il suo atteggiamento nei confronti della gente con la quale « era tanto comprensivo ».

E a chi gli chiedeva: « Ma cosa dobbiamo fare per convertirci? » rispondeva semplicemente: « Chi ha del cibo ne dia a quello che non ha.

Chi ha due tuniche ne dia una a quello che non ha ».

Cioé, ha sottolineato Francesco, « incominciava da poco », si comportava come un vero pastore: « profeta grande e pastore ».

Così « ai pubblicani, che erano i peccatori pubblici, perché sfruttavano il popolo », suggeriva semplicemente: « Non chiedete più del giusto ».

Cominciava con « un piccolo passo » e li battezzava.

Allo stesso modo ai soldati raccomandava: « Non minacciate, né denunciate nessuno.

Contentatevi della vostra paga, del vostro stipendio ».

In parole povere, ha spiegato il Papa facendo un breve inciso, bisogna fare attenzione a « non entrare nel mondo delle tangenti », come avviene quando un poliziotto si fa corrompere per non fare una multa.

Giovanni dunque « era concreto, ma misurato » e, per battezzare « tutti questi peccatori », chiedeva solo un « minimo passo avanti, perché sapeva che con questo passo poi il Signore faceva il resto ».

E loro « si convertivano ».

C'è però di più.

Questo « grande profeta », l'unico al quale è stata data la grazia di annunciare Gesù, questo « pastore che capiva la situazione della gente e l'aiutava ad andare avanti col Signore », nonostante fosse « grande, forte, sicuro della sua vocazione, aveva anche momenti bui, dubitava, aveva i suoi dubbi ».

Lo si legge nel Vangelo dove si spiega che Giovanni « in carcere incominciò a dubitare ».

Infatti, ha detto il Pontefice, agli occhi di Giovanni, Gesù « era un salvatore non come lui lo aveva immaginato.

E forse qualcuno gli insinuava nelle orecchie: "Lui non è! Guarda non fa questo, questo, questo …".

E in carcere, con l'angoscia, il grande, il sicuro della sua vocazione, dubitò ».

Del resto, ha aggiunto, « i grandi si possono permettere di dubitare, perché sono grandi ».

Una risposta chiarificatrice al Battista è venuta dallo stesso Gesù con le parole esplicite « che poi ripeterà nella sinagoga di Nazaret: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto.

I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano.

Ai poveri è annunciata la buona notizia e beato è colui che non trova in me motivo di scandalo" ».

Ciò che faceva Gesù con i piccoli, ha spiegato il Papa, « lo faceva anche Giovanni nella predica, con i soldati, con la folla, con i pubblicani ».

Ciononostante « in carcere incominciò a dubitare ».

Ed è questo, ha sottolineato, un aspetto « bello », cioè che « i grandi si possono permettere il dubbio ».

Essi infatti « sono sicuri della vocazione, ma ogni volta che il Signore fa vedere loro una nuova strada del cammino entrano nel dubbio ».

E subentrano le domande: « Ma questo non è ortodosso, questo è eretico, questo non è il messia che io aspettavo …

Il diavolo fa questo lavoro e qualche amico anche aiuta, no? ».

Proprio qui sta « la grandezza di Giovanni, un grande, l'ultimo di quella schiera di credenti che è incominciata con Abramo, quello che predica la conversione, quello che non usa mezze parole per condannare i superbi, quello che alla fine della vita si permette di dubitare ».

Ha concluso Francesco: « Questo è un bel programma di vita cristiana ».

Perciò il Pontefice ha invitato tutti a chiedere « a Giovanni la grazia del coraggio apostolico di dire sempre le cose con verità »; quella « dell'amore pastorale », cioè « di ricevere la gente col poco che si può dare, il primo passo »; e « anche la grazia di dubitare ».

Perché può accadere che « alla fine della vita », ci si possa chiedere: « Ma è vero tutto quello che io ho creduto o sono fantasie? »: è « la tentazione contro la fede, contro il Signore ».

Allora è importante che « il grande Giovanni, che è il più piccolo nel regno dei cieli, per questo è grande, ci aiuti su questa strada sulle tracce del Signore ».