Venerdì, 13 gennaio 2017

Anime sedute

« Per seguire Gesù bisogna saper rischiare », senza timore di « apparire ridicoli » e senza essere « troppo educati »; e in questo « le donne sono più brave degli uomini ».

L'invito « a non restare seduti nella vita, fermi a guardare », è stato rilanciato dal Papa nella messa celebrata venerdì 13 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.

Per la sua riflessione, Francesco ha preso le mosse dal brano evangelico di Marco ( Mc 2,1-12 ) proposto dalla liturgia, che racconta l'arrivo di Gesù a Cafàrnao: « Tanta gente segue Gesù, sempre, qui non c'era posto per nessuno, fino alla porta ».

Ma « si può pensare che quella gente segua Gesù per il proprio interesse, per avere qualcosa; e può darsi: la salute, una parola di conforto ».

Forse, ha aggiunto il Papa, « la purezza di intenzione non era totale, non era proprio perfetta, è sempre immischiata, anche in noi ».

Del resto, ha fatto notare Francesco, « quante volte anche noi seguiamo Gesù per qualche interesse, per qualche cosa, perché è conveniente ».

Infatti « la purezza di intenzione è una grazia che si trova nel cammino: l'importante è seguire Gesù, camminare dietro a Gesù ».

Il Vangelo dunque, ha spiegato il Pontefice, ci racconta di « questa gente » che « andava dietro a Gesù, camminava, lo cercava perché c'era qualcosa in Gesù che l'attirava: quell'autorità con la quale lui parlava, le cose che diceva e come le diceva, si faceva capire ».

E inoltre Gesù « guariva e tanta gente andava dietro a lui per farsi guarire ».

Tanto che « alcune volte Gesù rimproverò, quando si accorse che lo cercavano con tanto interesse materiale: per esempio, quella volta in cui ha detto alla gente, dopo la moltiplicazione dei pani: "Ma voi mi cercate non per sentire la parola di Dio ma perché vi ho dato da mangiare!" ».

E diceva così « per far vedere la differenza ».

Ci sono state occasioni, ha affermato il Papa, in cui « la gente voleva farlo re, perché pensava: "Questo è il politico perfetto e con questo le cose andranno bene, non ci saranno problemi" ».

Ma « la gente sbagliava » a ragionare in questo modo.

E difatti « Gesù se ne è andato, si è nascosto ».

Ma è anche vero, ha detto il Pontefice, che « Gesù lasciava sempre che la gente lo seguisse un po' con questa purezza di intenzione non piena, imperfetta, perché sapeva che tutti siamo peccatori ».

In realtà « il problema più grande - ha insistito Francesco - non erano quelli che seguivano Gesù, ma quelli che restavano fermi », gli uomini « fermi, che erano all'orlo del cammino, guardavano, seduti ».

Marco, nel suo Vangelo, scrive proprio che « erano seduti là alcuni scribi », i quali « non seguivano » Gesù ma « guardavano dal balcone; non andavano camminando nella propria vita, "balconavano" la vita; non rischiavano mai, giudicavano soltanto; erano i puri e non s'immischiavano ».

E anche i loro « giudizi erano forti ».

Marco racconta che vedendo la folla intorno a Gesù « pensavano in cuor loro: "Che gente ignorante, che gente superstiziosa!" ».

Ma « quante volte - ha riconosciuto il Papa - anche a noi, quando vediamo la pietà della gente semplice, viene in testa quel clericalismo che fa tanto male alla Chiesa e giudichiamo la gente semplice » pensando che sia « superstiziosa ».

Certo, ha affermato il Pontefice « la gente è peccatrice, come io sono peccatore, tutti lo siamo ».

Ma la gente « cerca Gesù, cerca qualcosa, cerca la salvezza ».

Invece quel « gruppo » di uomini « fermi erano lì, al balcone, guardavano e giudicavano ».

E « ci sono altri "fermi" nella vita: pensiamo a quello che da trentotto anni era vicino alla piscina, fermo, amareggiato dalla vita, senza speranza - "niente da fare, non va" - e digeriva la propria amarezza » ha affermato il Papa, riferendosi alla guarigione del paralitico alla piscina Betzatà a Gerusalemme, narrata da Giovanni nel suo Vangelo ( Gv 5 1-9 ).

Anche quell'uomo « è un altro fermo che non seguiva Gesù e non aveva speranza ».

Invece « la gente che seguiva Gesù rischiava » ha spiegato il Pontefice.

Essa « rischiava per incontrare Gesù, per trovare quello che voleva ».

Basti pensare, ha proseguito, all'episodio che Marco racconta nel Vangelo odierno: « Non potendo portare il paralitico davanti a Gesù, a causa della folla », le persone che lo accompagnavano « scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella ».

Così facendo, ha aggiunto Francesco, « questi uomini hanno rischiato quando hanno fatto il buco sul tetto: hanno rischiato che il padrone della casa facesse loro causa, li portasse dal giudice e li facesse pagare: hanno rischiato, ma volevano andare da Gesù ».

A questo proposito il Papa ha riproposto anche la testimonianza della donna, malata da tempo per via delle perdite di sangue, « che rischiò quando di nascosto voleva toccare soltanto l'orlo del manto di Gesù: rischiò la vergogna pubblica; rischiò » perché « voleva la salute, voleva arrivare a Gesù ».

Inoltre, ha aggiunto Francesco riferendosi a un altro episodio evangelico, « pensiamo alla donna cananea: rischiò di essere chiamata "cagnolina" » ma ha detto a Gesù: « Sì, sì, ma tu dai la guarigione a mia figlia! ».

E ancora, ha proseguito, « pensiamo alla peccatrice nella casa di Simone: entrava lì, disperata, piangeva, i capelli tutti in disordine, col profumo in mano.

E Simone la guardò e disse: "Sfacciata, se questo fosse un profeta e sapesse chi è questa!" ».

Anche quella donna « rischiò di essere giudicata ».

Come pure « la samaritana rischiò quando ha incominciato a discutere con Gesù: da adultera che era, rischiò e trovò la salvezza ».

Tutte storie di donne, insomma.

Sarà perchè, ha detto il Papa, « le donne rischiano più degli uomini: è vero, sono più brave e questo dobbiamo riconoscerlo ».

« Seguire Gesù non è facile - ha proseguito il Pontefice - ma è bello e sempre si rischia, e tante volte si diventa ridicoli ».

Ma « si trova una cosa importante: ti sono perdonati i peccati ».

Perché « dietro a quella grazia che noi chiediamo - la salute o la soluzione di un problema o quel che sia - c'è la voglia di essere guariti nell'anima, di essere perdonati ».

In realtà, ha proseguito Francesco, « tutti noi sappiamo di essere peccatori e per questo seguiamo Gesù per incontrarlo ».

E « rischiamo » pensando: « Io rischio o seguo Gesù sempre secondo le regole della compagnia di assicurazione?

Fino a qui, non fare il ridicolo, non fare questo, non fare quello! ».

Ma non si segue Gesù « troppo educatamente ».

Anzi, così facendo, « si rimane seduti » come gli scribi nel Vangelo « che giudicavano ».

Invece « seguire Gesù, perché abbiamo bisogno di qualcosa », e rischiando anche di persona, « significa seguire Gesù con fede: questa è la fede ».

Insomma ci si deve affidare « a Gesù, fidarsi di Gesù »: proprio « con questa fede nella sua persona », ha ripetuto Francesco ritornando al passo evangelico, quegli « uomini hanno fatto il buco sul tetto per far calare la barella » del paralitico « davanti a Gesù, perché lui potesse guarirlo ».

In conclusione, il Pontefice ha suggerito le linee per un esame di coscienza attraverso alcune domande essenziali: « Mi fido di Gesù, affido la mia vita a Gesù?

Sono in cammino dietro Gesù, anche se faccio il ridicolo qualche volta?

O sono seduto, guardando come fanno gli altri, guardando la vita?

O sono seduto con l'anima "seduta", diciamo così, con l'anima chiusa per l'amarezza, la mancanza di speranza? ».

E, ha concluso, « ognuno di noi può farsi queste domande oggi ».