Lunedì, 26 giugno 2017

Nella tenda di Abramo

Dovremmo avere tutti il dna di Abramo, padre nella fede, e vivere con lo stile cristiano dello « spogliamento », sempre « in cammino » senza mai cercare la comodità ma con la capacità di « bene dire ».

Sicuri che non servono oroscopi o negromanti per conoscere il futuro, perché basta fidarsi della « promessa di Dio ».

Ecco le coordinate « semplici » della vista cristiana che Papa Francesco ha riproposto nella messa celebrata lunedì 26 giugno a Santa Marta.

La prima lettura, ha fatto subito notare il Papa riferendosi al passo tratto dal libro della Genesi ( Gen 12,1-9 ), « ci parla dell'inizio della nostra famiglia, dell'inizio di noi cristiani come popolo ».

E « incominciò così, con Abramo - ha spiegato - e per questo noi diciamo che Abramo è nostro padre ».

Ma proprio « il modo come è stato chiamato Abramo segna anche lo stile della vita cristiana, lo stile ».

Abramo, infatti, risponde alla domanda su « come dobbiamo essere cristiani: se tu vuoi, facilmente vai lì, leggi questo e avrai lo stile ».

Uno stile che certo si trova « anche nei Vangeli ».

Ma proprio « come nel seme c'è la adn [ l'acido deossiribonucleico, il dna ] del frutto che verrà dopo, così in Abramo c'è lo stile della vita cristiana, lo stile di noi come popolo ».

E « una prima dimensione di questo stile è lo spogliamento » ha fatto presente Francesco.

« La prima parola » che il Signore dice ad Abramo è: « Vattene ».

Dunque, « essere cristiano porta sempre questa dimensione di spogliamento che trova la sua pienezza nello spogliamento di Gesù nella croce ».

Per questo « c'è sempre un "vattene", "lascia", per dare il primo passo: "Lascia e vattene dalla tua terra, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre" » è il comando del Signore per Abramo.

Ma « se facciamo un po' di memoria - ha proseguito il Papa - vedremo che nei Vangeli la vocazione dei discepoli è un "vattene", "lascia" e "vieni" ».

Così è « anche nei profeti, pensiamo a Eliseo, lavorando la terra: "Lascia e vieni" - "Ma almeno permettimi di salutare i genitori" - "Ma va e torna" ».

È sempre lo stile del « lascia e vieni ».

« Un cristiano deve avere questa capacità di essere spogliato » ha insistito il Pontefice.

« Al contrario, non ci sono cristiani autentici » e certo « non lo sono quelli che non si lasciano, diciamo, spogliare e crocifiggere con Gesù in croce », come per esempio ha fatto san Paolo.

E « Abramo, dice la lettera agli Ebrei, "per fede obbedì" partendo per una terra che doveva ricevere in eredità e partì senza sapere dove andava ».

Del resto, ha affermato il Papa, « il cristiano non ha oroscopo per vedere il futuro; non va dalla negromante con la sfera di cristallo » perché « vuole che gli legga la mano: no, non sa dove va, va guidato ».

« Lo spogliamento », dunque, « è come una prima dimensione della nostra vita cristiana ».

E questo « perché? Per una ascesi ferma? No, per andare verso una promessa ».

Ed ecco, allora, « la seconda» dimensione indicata da Francesco: « Noi siamo uomini e donne che camminiamo verso una promessa, verso un incontro, verso qualcosa - una terra, dice ad Abramo - che dobbiamo ricevere in eredità ».

« A me piace vedere - ha confidato il Pontefice - come si ripete in questo passo, e in quelli di questo capitolo che seguono, che Abramo non edifica una casa: pianta una tenda, perché sa che è in cammino e si fida di Dio, si fida ».

E « lui, il Signore, gli farà sapere quale sarà la terra.

Abbiamo letto che l'ha fatta vedere: "Alla tua discendenza, io darò questa terra" ».

Da parte sua, « Abramo cosa edifica, una casa?

No, un altare per adorare il Signore: fa il sacrificio e poi prende la tenda e continua a camminare ».

È perciò « sempre in cammino ».

Un atteggiamento che ci ricorda che « il cristiano fermo non è vero cristiano: il cammino incomincia tutti i giorni al mattino, il cammino di affidarsi al Signore, il cammino aperto alle sorprese del Signore, tante volte non buone, tante volte brutte - pensiamo a una malattia, a una morte - ma aperto, perché io so che tu mi porterai a un posto sicuro, a una terra che tu hai preparato per me ».

Ecco allora, ha proseguito il Papa, « l'uomo in cammino, l'uomo che vive in una tenda, una tenda spirituale: l'anima nostra, quando si sistema troppo, si installa troppo, perde questa dimensione di andare verso la promessa e invece di camminare verso la promessa, porta la promessa e possiede la promessa ».

Ma « questo non va, non è propriamente cristiano ».

« Un'altra caratteristica, un'altra dimensione della vita cristiana che vediamo qui, in questo seme dell'inizio della nostra famiglia, è la benedizione » ha spiegato Francesco.

« Per cinque volte - ha fatto notare - va detta la parola "benedizione", cinque volte in questo piccolo pezzo di nove versetti » tratto dalla Genesi.

Perché « il cristiano è un uomo, una donna che "benedice", cioè dice bene di Dio e dice bene degli altri, e che si fa benedire da Dio e dagli altri per il modo come va avanti ».

Riepilogando, ha affermato il Papa, « questo è uno schema, diciamo così, della nostra vita cristiana: lo spogliamento, la promessa e la benedizione, sia quella che Dio ci dà sia quella che noi diamo agli altri ».

Perché, ha avvertito, « tutti, anche voi laici, dovete benedire gli altri, dire bene degli altri e dire bene a Dio degli altri.

E questo è "benedire" ».

Ma « noi siamo abituati - ha messo in guardia Francesco - a non dire bene tante volte e la lingua si muove un po' come vuole, no? ».

Per questa ragione, ha aggiunto, « mi piace il comandamento che Dio dà al nostro padre Abramo, come sintesi della vita, come deve essere lui: "Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile" ».

Dunque, ha spiegato, « "cammina nella mia presenza", cioè davanti a me, lasciandoti spogliare da me e prendendo le promesse che io ti faccio, fidandoti di me, "e sii irreprensibile" ».

In fondo, ha commentato Francesco, « la vita cristiana è così semplice ».

E ha suggerito di non dimenticare lo stile dello « spogliamento, la promessa con il fidarsi di Dio e la tenda - senza sistemarsi e installarsi troppo - e la benedizione ».