Venerdì, 12 gennaio 2018

Il coraggio della preghiera

Per pregare davvero, al cristiano serve « coraggio » perché, forte della propria fede, deve arrivare persino a sfidare il Signore trovando sempre il modo di superare le inevitabili « difficoltà » senza dubitare.

È una vera e propria verifica sullo stile di preghiera di ciascuno quella che Papa Francesco ha suggerito nella messa celebrata venerdì 12 gennaio a Santa Marta.

Lo spunto dell'omelia è stato l'atteggiamento del lebbroso e del paralitico che chiedono a Gesù di essere guariti, come racconta il vangelo di Marco.

« La liturgia di oggi fa ascoltare questo passo del Vangelo che è una guarigione: Gesù guarisce » ha subito fatto presente Francesco, riferendosi al passo ( Mc 2,1-12 ) dove si narra, appunto, la guarigione del paralitico.

Ma anche la liturgia di del giorno prima, ha ricordato, aveva proposto « un'altra guarigione »: quella del lebbroso, riferita sempre da Marco ( Mc 1,40-45 ).

Sono due guarigioni, ha aggiunto, « a richiesta della persona malata: tutti e due hanno pregato il Signore di guarirli ».

« Questo ci fa pensare - ha spiegato il Pontefice - come è la preghiera per chiedere qualcosa al Signore nel Vangelo, come prega questa gente che è riuscita ad avere quello che chiede ».

Nel passo proposto giovedì 11 dalla liturgia « è stato molto semplice: un lebbroso venne da Gesù, lo guarda e gli disse: "se vuoi, puoi purificarmi" ».

Insomma « lo sfida: se tu vuoi, tu puoi ».

E « la risposta di Gesù è subito: "lo voglio, sii purificato" ».

Dunque, ha rilanciato Francesco, « quest'uomo ci fa vedere che per chiedere qualcosa al Signore ci vuole la fede ».

E il lebbroso davanti a Gesù « aveva fede, era coraggioso, lo sfida: se tu vuoi, tu puoi; se tu non mi guarisci è perché tu non vuoi ».

Dice « le cose chiare, ma la fede l'aveva e la vera preghiera nasce da questa fede ».

« Ma c'era un altro uomo - ha affermato il Papa riferendosi sempre ai racconti evangelici - che chiese a Gesù di guarire il figlio posseduto dal demonio e gli dice: "se tu puoi, fai qualcosa" ».

Gesù, di fronte a quelle parole, risponde: « Se voi aveste fede quanto un seme di senape ».

Davanti a quell'uomo che dubitava Gesù replica, dunque, che « tutto è possibile a quello che crede ».

Ma ecco che, di rimando, « quel povero uomo pieno di angoscia » ribatte: « Credo, Signore, ma aiuta la mia debole fede! ».

Ci vuole « sempre la fede all'inizio - ha spiegato Francesco - e questo ne aveva poca », secondo il racconto del Vangelo.

Invece il « lebbroso era sicuro, ha sfidato » Gesù.

E così facendo ci insegna, ha suggerito il Papa, che « sempre, quando ci avviciniamo al Signore per chiedere qualcosa, si deve partire dalla fede e farlo nella fede: io ho fede che tu puoi guarirmi, io credo che tu puoi fare questo ».

Bisogna « avere il coraggio di sfidarlo, come questo lebbroso di ieri, questo paralitico di oggi ».

« La preghiera nella fede » dunque.

E a questo proposito il Pontefice ha invitato a domandarsi: « Come prego io?

Quando ho bisogno di qualcosa, come la chiedo?

La chiedo dalla fede o la chiedo un po' come un pappagallo? ».

Si ripete semplicemente: « Signore, ho bisogno di questo! » oppure, ha ripreso il Papa, « ho vero interesse di avere quello che sto chiedendo?

O se viene viene, sennò brutta sorte: no, non va la cosa così ».

Infatti, ha insistito Francesco, « la preghiera, se io chiedo qualcosa, parte dalla fede; e se non ho tanta fede » si può « dire come quell'uomo, il papà del bambino: "Credo, Signore, ma aiuta la mia poca fede" ».

Perciò, ha suggerito, dobbiamo « incominciare la preghiera così e con quella fede sfidare il Signore ».

Ma « tante volte - ha riconosciuto Francesco - ci sono difficoltà, non è come il caso del lebbroso: "Lo voglio, sii guarito" ».

Invece « come nel passo del Vangelo di oggi, arrivano col paralitico, con la barella e c'era la folla, lì, dentro casa, fuori, non potevano avvicinarsi ».

Certo « se fosse stata una persona può infilarsi e andare, ma c'erano quattro con la barella: impossibile ».

Però « questi volevano che il loro amico fosse guarito ».

E « anche quel paralitico voleva essere guarito - ha proseguito il Papa - e sono andati dietro la casa, sono saliti sul tetto, hanno fatto un buco e hanno fatto scendere la barella col paralitico davanti a Gesù: bel regalo! ».

E Gesù mentre « predicava vede scendere questo lì, ma questi avevano voglia che il loro amico fosse guarito, volevano questo: c'era una difficoltà e hanno saputo andare oltre le difficoltà, cercare il modo di avvicinarsi a Gesù con la fede che può guarire ».

E « hanno avuto il coraggio di cercare il modo ».

« Nel Vangelo c'è tanta gente così » ha ricordato il Pontefice.

« Pensiamo - ha detto - quella vecchietta che da diciotto anni soffriva di emorragie e lì: Gesù era lontano, ma c'era tanta folla, e dice: "se io riuscirò a toccare il lembo del mantello, sarò salva" ».

È « la fede forte, si è infilata fra la gente: va, va, va e toccò ».

E « Gesù se ne accorse e lei è guarita ».

Ecco che ci vuole « coraggio per lottare per arrivare al Signore, coraggio per avere fede all'inizio: "Se tu vuoi puoi guarirmi, se tu vuoi, io credo" ».

E anche « coraggio per avvicinarmi al Signore, quando ci sono delle difficoltà ».

Ci vuole proprio « quel coraggio: tante volte ci vuole pazienza e saper aspettare i tempi ma non mollare, andare sempre avanti ».

Non avrebbe senso avvicinarsi « con fede al Signore » e dire: « se tu vuoi, puoi darmi questa grazia », e « poi, siccome la grazia dopo tre giorni non è arrivata », chiedere « un'altra cosa e mi dimentico ».

Ci vuole « coraggio ».

Su questa linea, ha affermato il Papa, ci sono anche « tanti santi: pensiamo a santa Monica che ha pregato, ha pianto tanto per la conversione del suo figlio Agostino » ed « è riuscita a ottenerla ».

Ecco che ci vuole « coraggio per sfidare il Signore e coraggio per mettersi in gioco ».

Si potrebbe dire: e « se non sono guarito, se la grazia non viene? ».

Forse sarebbe « meglio non giocare tanto forte ».

No, ha replicato chiaramente il Papa: « Nella preghiera si gioca forte e se ci sono delle difficoltà si superano le difficoltà, come hanno fatto questi ».

« La preghiera cristiana - ha riaffermato Francesco - nasce dalla fede in Gesù e va sempre con la fede oltre le difficoltà ».

E « una frase per portarla oggi nel nostro cuore ci aiuterà, dal nostro padre Abramo, al quale è stata promessa l'eredità, cioè di avere un figlio a cento anni ».

Infatti « dice l'apostolo Paolo: "credette" e con questo fu giustificato ».

Ebbe « la fede » e « "si mise in cammino": fede e fare di tutto per arrivare a quella grazia che sto chiedendo ».

In conclusione, il Papa ha ricordato che « il Signore ci ha detto: "chiedete e vi sarà dato".

Prendiamo anche questa parola e abbiamo fiducia, ma sempre con fede e mettendoci in gioco ».

Proprio « questo è il coraggio che ha la preghiera cristiana: se una preghiera non è coraggiosa non è cristiana ».