Lunedì, 26 febbraio 2018

La grazia della vergogna

Due consigli spirituali di Papa Francesco per la Quaresima: « non giudicare gli altri » e « chiedere a Dio la grazia della vergogna per i propri peccati ».

Sono « il giudizio » e « la misericordia », con il suggerimento di un esame di coscienza personale, i cardini della meditazione del Pontefice nella messa celebrata lunedì mattina, 26 febbraio, a Santa Marta.

« La Quaresima è un cammino di purificazione: la Chiesa ci prepara alla Pasqua e ci insegna anche a rinnovarci, a convertirci » ha subito fatto presente Francesco.

E « possiamo dire che il messaggio di oggi è il giudizio, perché tutti noi saremo sottoposti a giudizio: tutti ».

Tanto che « nessuno di noi potrà fuggire dal giudizio di Dio: il giudizio personale e poi il giudizio universale ».

« Sotto quest'ottica - ha affermato il Papa - la Chiesa ci fa riflettere su due atteggiamenti: l'atteggiamento verso il prossimo e l'atteggiamento con Dio ».

In particolare nei riguardi del « prossimo ci dice che non dobbiamo giudicare: "Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati.

Di più: perdonate e sarete perdonati" ».

E « il Signore è chiaro in questo » ha spiegato Francesco, citando il passo del vangelo di Luca ( Lc 6,36-38 ) proposto dalla liturgia del giorno.

Certo, ha proseguito il Pontefice, « ognuno di noi può pensare: "io mai giudico, io non faccio il giudice" ».

Ma « se noi cerchiamo nella nostra vita, nei nostri atteggiamenti, quante volte l'argomento delle nostre conversazioni è giudicare gli altri! ».

Magari anche « un po' naturalmente » viene da dire: « questo non va ».

Ma, ha insistito Francesco, « chi ti ha fatto giudice, a te? ».

In realtà « questo giudicare gli altri è cosa brutta, perché l'unico giudice è il Signore ».

Del resto, « Gesù conosce questa tendenza nostra a giudicare gli altri » e ci ammonisce: « Stai attento, perché nella misura con cui tu giudichi, sarai giudicato: se tu sei misericordioso, Dio sarà misericordioso con te ».

Quindi « non giudicare ».

Quasi come fosse un test, il Papa ha proposto: « Possiamo farci questa domanda: nelle riunioni che noi abbiamo, un pranzo, qualsiasi cosa sia, pensiamo della durata di due ore: di quelle due ore, quanti minuti sono stati spesi per giudicare gli altri? ».

E se « questo è il "no", qual è il "sì"?

Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso.

Di più: siate generosi, "date e vi sarà dato" ».

Ma « cosa mi sarà dato? "Una misura buona, pigiata, colma e traboccante" » ha ricordato Francesco citando ancora il brano di Luca.

E cioè « l'abbondanza della generosità del Signore, quando noi saremo pieni dell'abbondanza della nostra misericordia nel non giudicare ».

Francesco ha così suggerito di pensare « un po' a questo: io giudico gli altri?

Come giudico?

Nello stesso modo, io sarò giudicato.

Sono misericordioso con gli altri?

Nello stesso modo il Signore sarà misericordioso con me ».

E « possiamo - oggi, domani, dopodomani - prendere qualche minuto per pensare a queste cose, e ci farà bene ».

« La seconda parte del messaggio della Chiesa di oggi - ha proseguito - è l'atteggiamento con Dio ».

Ed « è tanto bello come il profeta Daniele ci dice, come dev'essere l'atteggiamento con Dio: umile », ha spiegato il Pontefice riferendosi al passo biblico di Daniele ( Dn 9,4-10 ).

Dunque, « tu sei Dio, io sono peccatore: il dialogo con Dio parte sempre da questa adorazione penitenziale: tu sei Dio, io sono peccatore ».

Scrive infatti Daniele: « Abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai comandamenti e dalle tue leggi! ».

In una parola, « abbiamo peccato, Signore ».

Ma proprio « questa è l'umiltà davanti a Dio.

Ognuno di noi conosce i propri peccati e questo può dirlo davanti a Dio: Signore, ho peccato, sono un peccatore e "a te conviene la giustizia" ».

Oltretutto « noi sappiamo che la giustizia di Dio è misericordia, ma bisogna dirlo: "A te conviene la giustizia, a noi la vergogna" ».

E « quando s'incontrano la giustizia di Dio con la nostra vergogna, lì c'è il perdono ».

A questo proposito Francesco ha suggerito le domande da fare a se stessi per un esame di coscienza: « Io credo che ho peccato contro il Signore?

Io credo che il Signore è giusto?

Io credo che sia misericordioso?

Io mi vergogno davanti a Dio, di essere peccatore? ».

E la risposta è « così semplice: "A te la giustizia, a me la vergogna" ».

Dunque, dobbiamo « chiedere la grazia della vergogna ».

« Nella mia lingua materna - ha confidato il Papa - alla gente brutta, cattiva, che fa del male si dice "svergognato", senza vergogna ».

Perciò, ha insistito, dobbiamo « per favore chiedere la grazia che mai ci manchi la vergogna davanti a Dio: "A te la giustizia, a me la vergogna" ».

Perché « la vergogna è una grande grazia ».

In conclusione, il Pontefice ha invitato a esaminare il nostro « atteggiamento verso il prossimo », ricordando « che con la misura con cui io giudico, sarò giudicato ».

Perciò « non devo giudicare ».

E « se dico qualcosa sull'altro, che sia generosamente, con tanta misericordia ».

Quanto all'« atteggiamento davanti a Dio », deve essere centrato su « questo dialogo essenziale: "A te la giustizia, a me la vergogna" ».