25 maggio 2018

« Hanno portato da Siracusa la reliquia delle lacrime della Madonna.

Oggi sono lì, e preghiamo la Madonna perché ci dia a noi e anche all'umanità, che ne ha bisogno, il dono delle lacrime, che noi possiamo piangere: per i nostri peccati e per tante calamità che fanno soffrire il popolo di Dio e i figli di Dio ».

È con queste parole che Papa Francesco ha aperto, venerdì 25 maggio, la celebrazione della messa a Santa Marta.

Il reliquiario, che Francesco ha voluto fosse collocato accanto all'altare della cappella, gli è stato portato giovedì sera dalla parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie al Trionfale dove, in questi giorni, è stato al centro delle iniziative per la festa patronale.

Dopo la celebrazione a Santa Marta, il reliquiario della Madonna delle lacrime, affidato al rettore del santuario, proseguirà il pellegrinaggio nelle città italiane: la prossima tappa è Livorno.

È stato poi il Papa stesso, all'omelia, a suggerire una « notizia a giornali e telegiornali »: la moglie e il marito che vivono da tanti anni insieme « sono a immagine e somiglianza di Dio » e, per questo, dovrebbero fare più notizia di divorzi, separazioni e scandali.

È dunque un invito a guardare al positivo e a riscoprire « la bellezza del matrimonio » l'essenza della riflessione del Pontefice, che ha preso le mosse dal passo evangelico di Marco ( Mc 10,1-12 ).

« Gesù insegna alla folla » ha affermato, facendo notare che « la gente semplice ascolta il Signore perché ha voglia, ha sete, ha sete di dottrina, ha sete di verità; ha una fede che cerca di crescere ».

E la gente semplice anche « intuisce che il Signore è un profeta, un maestro e lo segue.

Semplicemente ascolta ».

Invece, ha proseguito Francesco rileggendo il brano del Vangelo, « questi farisei, o anche dottori della legge, si avvicinarono e per metterlo alla prova gli fecero una domanda casistica, quelle domande della fede che "si può o non si può", dove la fede è ridotta a un "sì" o a un "no" ».

Ma « non il grande "sì" o il grande "no" dei quali abbiamo sentito parlare, che è Dio », ha fatto presente il Pontefice riferendosi al passo della lettera di san Giacomo apostolo ( Gc 5,9-12 ).

Per i farisei, invece, la questione è « si può o non si può ».

E « la vita cristiana, la vita secondo Dio, secondo questa gente, è sempre nel "si può" e "non si può", per metterlo alla prova ».

Ma « quando sente queste cose, il cuore di Gesù soffre e va oltre: va oltre; va su, va su » ha spiegato il Papa.

« La domanda è sul divorzio, sul matrimonio: per loro, il matrimonio sembra che fosse "si può o non si può"; fino a che punto devo andare avanti, fino a che punto no ».

Invece, ha fatto notare Francesco, « Gesù va su e arriva fino alla creazione e parla del matrimonio che forse è la cosa più bella » che il Signore ha fatto « in quei sette giorni, sono sette tappe ».

Nel brano di Marco si legge infatti che « Gesù disse loro: "Dall'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo, l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola.

Così non sono più due, ma una sola carne" ».

« È forte quello che dice il Signore » ha rilanciato il Pontefice.

« Dio - ha proseguito - li ha creati dall'inizio così e non dice "sono un solo spirito, un solo amore", no: "una carne", proprio non si può dividere quello! ».

Ma, ha aggiunto, « lascia il problema della separazione e va alla bellezza del matrimonio, alla bellezza della coppia che deve essere unita ».

E così, ha affermato il Papa, « l'uomo e la donna lasciano le loro famiglie per incominciare una nuova strada, un nuovo cammino ».

Per questo « c'è una rottura nell'uomo e nella donna per iniziare questo: la rottura con quello che era prima, con la famiglia che era prima; "lascia per diventare" e poi tutta la vita questo cammino di andare avanti insieme, non due, ma uno ».

Dunque, « andare nella vita così, uno, e quello che è uno deve rimanere uno: questo è quello che dice il Signore ».

« Noi non dobbiamo soffermarci, come questi dottori, su un "si può o non si può" dividere un matrimonio » ha fatto presente il Papa.

« Alle volte c'è la disgrazia che non funziona - ha spiegato - ed è meglio separarsi per evitare una guerra mondiale, ma questa è una disgrazia ».

Piuttosto « andiamo a vedere il positivo ».

E in questa prospettiva, ha aggiunto, « a me piace oggi parlare di questo, perché tra voi ci sono sette coppie che celebrano il cinquantesimo o il venticinquesimo di matrimonio ».

Sono coppie, ha affermato Francesco, che « vengono a celebrare, cioè a gioire davanti al Signore per questi cinquant'anni, per questi venticinque anni di strada insieme ».

« Ognuno, quando arriva a questo punto, riflette sulla strada percorsa e ringrazia il Signore » ha proseguito il Pontefice.

« Io ricordo - ha confidato - una volta in un'udienza generale, salutando la gente mi sono soffermato davanti a una coppia: erano giovani, mai avrei pensato che celebrassero il sessantesimo!

Ma non sembravano così anziani! ».

Il fatto è che « a quel tempo - ha aggiunto il Papa - si sposavano giovani; oggi, perché il figlio si sposi, la mamma deve smettere di stirargli le camice perché non vuole andarsene di casa ».

Ricordando quella coppia, Francesco ha confidato ancora: « Io li guardai e dissi: "siete felici?".

E loro, che guardavano me, si sono guardati negli occhi e poi, quando sono tornati a guardare me, avevano gli occhi bagnati, e tutti e due mi hanno detto: "siamo innamorati".

Dopo sessant'anni l'amore era forte come il buon vino: il tempo nobilita il buon vino e quando invecchia diventa ancora migliore ».

« È vero che ci sono delle difficoltà, ci sono dei problemi con i figli o nella stessa coppia, discussioni, litigi » ha riconosciuto il Pontefice.

Ma « l'importante è che la carne rimanga una e si superano, si superano, si superano ».

Perché, ha spiegato, « questo è non solo un sacramento per loro », per gli sposi, « ma anche per la Chiesa, come fosse un sacramento che attira l'attenzione: "guardate che l'amore è possibile!" ».

E « l'amore è capace di fare vivere innamorati tutta una vita - ha ricordato Francesco - nella gioia e nel dolore, con il problema dei figli e il problema loro ».

Però l'importante, ha detto ancora, è « andare sempre avanti, nella salute e nella malattia, ma andare sempre avanti. Questa è la bellezza ».

Ed « è tanto bello - ha spiegato ancora il Papa - perché nella Bibbia, nel momento della creazione, il Signore li ha creati maschio e femmina, a sua immagine li ha creati ».

Nel « matrimonio, così, l'uomo e la donna sono a immagine e somiglianza di Dio ».

Tanto che a chi si domanda: « come è Dio? », si può suggerire di guardare « quel matrimonio che da tanti anni va insieme, lotta e fa figli e va avanti: guarda, Dio è così! ».

Proprio quei due sposi « sono a immagine e somiglianza di Dio ».

Davvero « il matrimonio è una predica silenziosa a tutti gli altri, una predica di tutti i giorni ».

Ed « è doloroso » constatare che una coppia che vive da « tanti anni insieme non è notizia » per « i giornali e i telegiornali ».

Invece « notizia è lo scandalo, il divorzio o questi che si separano: a volte si devono separare, come ho detto, per evitare un male maggiore ».

Ma « l'immagine di Dio non è notizia » ha ribadito Francesco, ricordando ancora che « questa è la bellezza del matrimonio »: gli sposi « sono a immagine e somiglianza di Dio e questa è la notizia nostra, la notizia cristiana ».

« Dobbiamo pensare di più a questo » ha suggerito il Papa.

« Non è facile andare avanti nella vita matrimoniale, nella vita di famiglia, perché vi sono tanti problemi - ha riconosciuto - ma quando si riesce ad andare avanti e non si cade nel fallimento, quanta bellezza! ».

E, ha fatto presente il Pontefice riferendosi alla lettera di Giacomo, proprio « per andare avanti, la prima lettura ci parlava della pazienza: forse la virtù più importante nella coppia - sia dell'uomo sia della donna - è la pazienza ».

E ha aggiunto: « Monsignor Assunto Scotti, che lavora qui con me, mi dice spesso: "ci vuole pazienza".

Me lo ripete spesso.

Sì, per portare avanti un matrimonio ci vuole pazienza.

Ci vuole pazienza.

Ma è la pazienza che porta avanti questa immagine e somiglianza di Dio ».

In conclusione, il Papa ha invitato a pregare « il Signore perché dia alla Chiesa e alla società una coscienza più profonda, più bella del matrimonio », in modo « che tutti noi riusciamo a capire e a contemplare che nel matrimonio c'è l'immagine e la somiglianza di Dio ».