Messaggio Urbi et Orbi di Natale 1984

25 dicembre 1984

1. Te, che ti sei fatto povero per noi, da ricco che eri, perché noi diventassimo ricchi ( cf. 2 Cor 8,9 );

Te, Gesù Cristo, nato la notte di Betlemme in una stalla e deposto in una mangiatoia, perché non c'era posto per te nell'albergo ( cf. Lc 2,7 );

Te, Figlio del Dio vivente, della stessa sostanza del Padre, non creato, ma eternamente generato;

Te, Verbo, Dio da Dio, luce da luce:

Te salutano oggi la Chiesa e l'umanità, la città di Roma e il mondo intero ( "Urbs et Orbis" );

Te circondano i cuori inquieti degli uomini contemporanei, contemplandoti nel mistero della tua nascita.

2. Sei diventato povero: povero nella notte di Betlemme, povero nella casa di Nazaret, spogliato di ogni cosa nell'ora della tua morte sulla croce.

Gesù Cristo!

Tu solo hai potuto dire: "Beati voi poveri …" ( Lc 6,20 ), "Beati i poveri in spirito" ( Mt 5,3 ).

L'hai potuto dire perché tu solo sapevi di quanta povertà avesse bisogno l'uomo, per poter diventare ricco della ricchezza che Dio dona al cuore umano.

3. Ecco, nella notte di Betlemme, noi contempliamo - ogni anno contempliamo - con grandissimo stupore, il mistero della tua nascita.

Oh, quanto povero è diventato Dio!

Oh, quanto ricco è diventato l'uomo!

Beata povertà di Dio, che è diventata la sorgente del più grande arricchimento dell'uomo!

4. "Beati i poveri in spirito": ecco le parole scritte nel cuore stesso del tuo Vangelo, sin da quella notte di Betlemme.

Le parole che sono l'eredità più santa della Chiesa.

Non cessiamo di professare la stupefacente verità, contenuta nella profondità di quelle parole.

Non cessiamo di rileggere tale verità attraverso il mistero della notte di Betlemme, mediante l'intera testimonianza di colui che non aveva "dove posare il capo" ( Mt 8,20 ), mediante la croce, sulla quale egli stesso "spogliò se stesso" per arricchire l'uomo in modo pieno e definitivo.

La rileggiamo per avere in noi, con cuore puro, a testa alta, "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" ( Fil 2,5 ), per non cedere in nessuna epoca alle tentazioni dei vari materialismi, che colpiscono al cuore proprio questa verità: "Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli".

5. Rileggiamo questa verità:

- per essere forti di essa, e pienamente umili dinanzi ad essa;

- per saper far fronte ad ogni rivoluzione o cambiamento di sistema col Vangelo della dignità umana, del lavoro umano e dell'amore comunitario;

- per saper dare testimonianza

- forti di questa verità e infinitamente umili dinanzi ad essa - a tutti coloro che, in ogni vocazione, in ogni stato di vita e in ogni professione, "sono poveri in spirito", a tutti coloro ai quali appartiene il regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

6. Non ci sono forse oggi, in tutta la terra, numerosi uomini "ricchi", che sono terribilmente poveri?

Non ci sono forse uomini ricchi di beni materiali, ricchi di potere, ricchi di fama … eppure poveri?

Poveri a causa del grande vuoto del cuore umano che non si è aperto verso Dio e verso il prossimo!

E non esistono forse uomini poveri, svantaggiati materialmente, perseguitati, oppressi, discriminati … che sono ricchi?

Ricchi di quella ricchezza interiore, che scaturisce direttamente dal cuore del Dio-uomo!

Dal mistero della nascita di Dio!

7. La Chiesa, che cammina attraverso un mondo, nel quale esiste tanta disuguaglianza, oppressione, lotta, che cammina attraverso un mondo diviso tra l'Occidente e l'Oriente, tra il Sud e il Nord, questa Chiesa sta oggi davanti a te, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine - "Figlio del carpentiere" ( Mt 13,55 ) - e desidera leggere di nuovo nel mistero della notte di Betlemme il senso della sua missione nel mondo.

In te, che ti sei fatto povero per noi, la Chiesa desidera ritrovare di nuovo la forza della beatitudine dei poveri, dei poveri in spirito, dei quali è il regno dei cieli, e desidera restarle fedele!

Con la forza di questa beatitudine desidera trasformare gli uomini, le società e i sistemi.

Desidera costruire "la nuova terra e i nuovi cieli", in cui abitano la giustizia e la pace.

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" ( Lc 2,14 ).

8. Profondamente consapevoli di questa missione e forti della verità della beatitudine, da te pronunciata con la tua nascita quale Figlio di Dio e dell'uomo, noi desideriamo confessare in modo particolare la nostra unione fraterna con tutti gli uomini e, specialmente, con coloro che soffrono perché sono privi del necessario, con coloro che costituiscono la grande moltitudine dei poveri.

Questa moltitudine - forse senza saperlo - segue te, proprio te, buon Pastore, Figlio di Dio, che ti sei fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della tua povertà.

I giorni appena trascorsi ci hanno recato segni consolanti di una rinnovata sensibilità da parte di cittadini e governanti.

Nel rallegrarci per il contributo che autorità civili, organismi ecclesiali e istituzioni private stanno dando alla lotta contro la fame, noi manifestiamo ancora una volta la nostra solidarietà con la sterminata moltitudine dei poveri, con i loro diritti, con le loro speranze.

Noi affermiamo la nostra solidarietà con tutti i poveri del mondo contemporaneo, nell'attualità drammaticamente concreta e quotidiana delle loro sofferenze:

- con le popolazioni dell'Etiopia, del Mozambico e di altre regioni africane decimate dal flagello della carestia e della siccità e con tutti coloro che, anche in altre parti del mondo, muoiono di fame;

- con le migliaia di profughi che si trovano forzatamente lontani dalla patria e, privi come Cristo di un tetto, vivono tanto spesso in condizione indegna di esseri umani;

- con i disoccupati in attesa di un lavoro che consenta loro di procurarsi un onesto sostentamento e di recare il proprio contributo all'edificazione della società;

- con le persone che, per malattia, vecchiaia o sventura, bevono il calice amaro della solitudine e dell'abbandono.

Affermiamo, ancora, la nostra solidarietà:

- con le vedove e con gli orfani, che piangono i mariti e i padri proditoriamente sottratti a loro affetto e mai più ritornati nelle loro case;

- con tutte le vittime della violenza, rivolgendo uno speciale pensiero alle famiglie italiane in lutto per la tremenda strage avvenuta l'altro ieri sul rapido Napoli-Milano e indirizzando una parola di conforto ai numerosi feriti;

- con i familiari di quanti hanno pagato con la vita il loro impegno per la predicazione del Vangelo e l'attuazione della dottrina sociale della Chiesa;

- con le vittime dei sequestri, tuttora nelle mani dei loro rapitori;

- con le famiglie che soffrono per il dissesto morale in esse introdotto dalla cinica società dei consumi;

- con quanti lottano per sottrarsi alle spire della droga, della violenza, delle organizzazioni criminose.

Affermiamo, infine, la nostra solidarietà con tutte le vittime di quelle altre povertà che colpiscono la sfera dei valori spirituali e sociali della persona;

- con quanti sono privati del diritto alla libertà di movimento, alla sicurezza della persona, alla stessa vita;

- con quanti sono esclusi, per motivi di nazionalità o di razza, dall'uguale dignità con gli uomini e le donne della medesima terra;

- con quanti non possono liberamente esprimere il loro pensiero, né liberamente professare e praticare la loro religione;

- con quanti devono pagare con l'emarginazione sociale o addirittura col carcere il loro legittimo dissenso verso le ideologie del regime;

- con quanti sono sottoposti a violenze psicologiche, che profanano l'intimo santuario della coscienza, mortificando in modo ignobile la dignità personale.

Davanti a te, Verbo eterno che hai voluto nascere nello squallore di una stalla per arricchire gli uomini della tua divinità, la Chiesa rinnova la sua opzione preferenziale per i poveri.

Essa inoltre prega perché la luce proveniente dal presepe dissipi le tenebre dell'errore, dell'odio e dell'egoismo, che gravano sui cuori umani, e li convinca a impegnarsi per un mondo in cui i valori della giustizia e dell'amore - sempre più condivisi e tradotti nei fatti - preparino la strada a quella pace che gli angeli annunciarono, per la speranza e la gioia di tutti, nel cielo di Betlemme.