Messaggi Urbi et Orbi di Natale 1990 25 dicembre 1990 1. A mezzanotte ha parlato a noi il profeta Isaia. Con voce ispirata egli ha proclamato: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce: su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" ( Is 9,1 ). Una luce rifulse. Rifulse forse soltanto la luce vista dai pastori di Betlemme? Soltanto quella luce rifulse all'orizzonte? In verità, quella luce divenne un segno-guida, così come la stella che guidò i magi dall'Oriente. La luce rifulse in modo diverso. Rifulse più chiaramente. Agli occhi interiori dell'uomo si è rivelato Dio. 2. In pieno giorno parla a noi l'Evangelista, l'apostolo Giovanni: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" ( Gv 1,9 ). Questa luce nasce in Dio. Viene da Dio, Essa è Dio. Essa è l'Eterno Verbo. Il Verbo è il Figlio della stessa sostanza del Padre. "Dio da Dio, Luce da Luce". Il Verbo è venuto nel mondo. Il Verbo si è fatto carne. "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" ( Gv 1,4-5 ) 3. La notte continua a durare. Dura la notte d'avvento. I popoli camminano nelle tenebre, eppure con essi è la Luce: Il Verbo che si è fatto carne in mezzo alle nazioni. Il Verbo, in cui Dio non conoscibile si è fatto conoscere all'umanità, il Verbo-Figlio. In lui il mondo è eternamente conosciuto ed eternamente amato. Ed egli è la misura di quest'amore, la misura divina: "Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" ( Gv 3,16 ). La misura divina dell'amore è il Dono: è il Figlio come Dono, come Dono assoluto, non paragonabile con gli altri doni: Dio - Uomo. In lui è la vita. Al di sopra del retaggio della morte, presente nel mondo, l'uomo eredita la Vita che è da Dio; l'eredita nel Figlio, che si è fatto Uomo nella notte di Betlemme ed è nato da Maria Vergine. È nato per opera dello Spirito Santo, mediante il quale si realizza il Dono assoluto. 4. Continua a durare la notte. Dura la notte d'avvento. I popoli camminano nelle tenebre, eppure è con essi questo Dono assoluto. È presente lui: lo Spirito di verità, rivelato nel Figlio e dal Figlio. La luce del Figlio non cessa di essere con l'uomo per opera dello Spirito, che gli rende testimonianza. Rende testimonianza al Verbo che si è fatto carne e, nella notte di Betlemme, è venuto ad abitare in mezzo a noi. I nostri occhi terreni vedono il Bambino posto in una mangiatoia ( cf. Lc 2,7 ), mentre gli occhi della fede vedono la gloria, "gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità" ( Gv 1,14 ). In questo giorno chiediamo la luce: chiediamo l'illuminazione per gli occhi della nostra mente ( cf. Ef 1,18 ). Chiediamo la concordia e l'unità per quelle famiglie che sono ferite dall'incomprensione, e dilaniate dalla divisione. 5. La notte continua, ma la luce di Cristo è con gli uomini. È con gli uomini in Europa; sugli abbattuti muri delle contrapposizioni ideologiche e politiche si affacciano per i credenti sfide e orizzonti impegnativi. Sì, il futuro europeo sarà permeato di prodigiosa vitalità spirituale, se l'edonismo e il materialismo pratico saranno superati e se si spezzeranno anche le barriere che dividono tra loro i seguaci del Redentore. Unità nella Chiesa, e fra tutti i credenti in Cristo: questo è l'impegno dei cristiani per costruire la nuova Europa nel terzo millennio. 6. La luce di Cristo è con le Nazioni tormentate del Medio Oriente. Per l'area del Golfo, trepidanti, aspettiamo il dileguarsi della minaccia delle armi. Si persuadano i responsabili che la guerra è avventura senza ritorno! Con la ragione, con la pazienza e con il dialogo, e nel rispetto dei diritti inalienabili dei popoli e delle genti, è possibile individuare e percorrere le strade dell'intesa e della pace. Anche la Terra Santa attende questa pace da anni: una soluzione pacifica all'intera questione che la concerne, una soluzione che tenga conto delle legittime aspettative del popolo palestinese e di quello che vive nello Stato di Israele. 7. Brilli la luce del Salvatore sul continente africano, là specialmente, dove la libertà è compromessa a causa del sottosviluppo, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni diverse è sconvolta da lotte fratricide, dove la speranza della pace è ancora precaria e deve consolidarsi. Invoco, anche ora, una più equa ripartizione delle risorse della terra, un nuovo e più giusto ordine etico ed economico mondiale. Solo una cooperazione effettiva e rispettosa fra i Paesi ricchi e i popoli emergenti può impedire che il divario fra il Nord e il Sud divenga abisso crescente che allarghi il già vasto e inquietante arcipelago della miseria e della morte. 8. Ma le ombre, che pur paiono addensarsi all'orizzonte, non riescono ad offuscare la luce di Cristo. All'umanità che cerca la gioia egli offre la ricchezza della sua vita: dona se stesso, disseminando i segni del suo amore sul nostro faticoso presente. Come non benedirlo, ad esempio, per il disgelo religioso che interessa, oggi, tanti giovani e adulti? Come non ringraziarlo per l'apertura dei popoli al suo Vangelo, di cui anche la recente visita "ad limina" di numerosi presuli vietnamiti è promettente testimonianza? Cristo cammina con gli uomini; cammina e vive con noi. È fra di noi! Vivo e glorioso nel suo trionfo di misericordia. Vada l'umanità all'incontro della sua luce inaccessibile, che in questo giorno ci si disvela con potenza. Con le lingue dei popoli e delle nazioni chiediamo la luce.