Communio et progressio

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Capitolo Quarto

Strutture, personale e organizzazione

162. L'incidenza delle comunicazioni sociali sui comportamenti umani, la loro grande efficacia, i problemi che ne derivano per la coscienza dei cattolici sono considerazioni che impongono un potenziamento pastorale adeguato.

É necessario che il personale addetto a questo settore sia competente e attivo, che gli organismi pastorali specifici siano ben impostati, convenientemente dotati di attrezzature, abilitati a svolgere la loro azione e provvisti di adeguati finanziamenti.

Si devono infine promuovere organizzazioni che s'impegnino a realizzare queste particolari forme di apostolato.

163. Tutti i fedeli poi dovranno con la preghiera e con l'aiuto - individuale e comunitario - procurare le condizioni migliori perché la Chiesa possa oggi compiere la sua missione avendo a disposizione i più recenti strumenti di comunicazione, quanto mai utili alla diffusione del messaggio evangelico, a illuminare la coscienza degli uomini a promuovere una collaborazione che serva realmente al progresso delle realtà umane permeandole di spirito cristiano.

164. Le persone addette agli organismi e alle iniziative nel campo degli strumenti di comunicazione devono assolvere il loro compito con animo veramente pastorale.

La preparazione di personale - ecclesiastico o laico - è tra i principali doveri dei responsabili di questo settore nella Chiesa.

165. Un'aggiornata informazione sulla presenza e sullo stato delle comunicazioni sociali, un ragionato piano pastorale al riguardo, un intelligente coordinamento degli strumenti stessi in ogni settore dell'apostolato sono d i competenza, come è logico, delle autorità ecclesiastiche, che devono promuoverne la realizzazione e compiere opera di vigilanza.

Esse dovranno naturalmente riferirsi ai suggerimenti e agli indirizzi dati loro da esperti veramente competenti nei vari settori.

A norma del Decreto "Inter Mirifica", per autorità responsabili si intendono: ogni singolo Vescovo per la sua diocesi,15 la commissione episcopale o un Vescovo delegato per ogni nazione,16 la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali per tutta la Chiesa.17

166. Le molteplici iniziative e organizzazioni, operanti per lo specifico apostolato della comunicazione sociale, devono essere largamente incrementate e devono lavorare in stretta collaborazione fra di loro.18

Le autorità ecclesiastiche esorteranno spesso e con ogni impegno i cattolici e le loro istituzioni a prendere liberamente delle iniziative in questo campo.

Si riserveranno tuttavia la responsabilità di quelle iniziative, che sono proprie per la loro natura del sacerdozio ministeriale, e di quelle che, secondo le circostanze di tempo e di luogo, esigono un servizio pastorale della Gerarchia nei riguardi dei fedeli.

167. Le autorità ecclesiastiche competenti, di cui si fa riferimento al n. 165, daranno tutto il loro appoggio ai responsabili, perché sia convenientemente preparata e celebrata ogni anno la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

E questa un'occasione propizia anche per esprimere gratitudine e apprezzamento per la loro attività a quanti si dedicano all'apostolato della comunicazione.19

Inoltre saranno regolarmente presentati alle Conferenze Episcopali i bilanci finanziari relativi alle necessità per l'apostolato nel settore delle comunicazioni sociali.

168. I Vescovi delle singole diocesi devono curare intensamente l'apostolato della comunicazione, con l'aiuto di consiglieri ecclesiastici e laici.

Si costituisca là dove è possibile un ufficio diocesano o almeno interdiocesano.

Uno dei suoi compiti principali sarà di studiare un piano pastorale diocesano e di curarne l'attuazione fino a livello parrocchiale, oltre al dovere di preparare in diocesi l'annuale celebrazione della Giornata Mondiale.

169. In ogni nazione sia costituito un ufficio nazionale preposto a tutti gli strumenti della comunicazione sociale, con sezioni riunite oppure anche distinte per ogni settore ( stampa, cinema, radio, televisione ), ma che collaborino strettamente tra di loro.

In ogni caso, tutta l'impostazione e tutta l'esecuzione devono dipendere da una direzione unica.20

170. Gli uffici nazionali e diocesani devono fare opera di promozione, di stimolo, di coordinamento delle attività dei cattolici nel campo delle comunicazioni sociali.

Un impegno particolare metteranno nella preparazione specifica del clero e dei laici; organizzeranno quindi conferenze, corsi, pubblici dibattiti, convegni di studio, presentazioni critiche di opere con l'apporto di veri competenti.

Così il pubblico imparerà a fare delle scelte ragionate e prudenti.

Offriranno poi la loro consulenza per le riprese e le trasmissioni di argomento religioso.

171. Così pure gli uffici nazionali e diocesani si terranno in contatto e cercheranno di stabilire relazioni cordiali con i professionisti delle comunicazioni e con le rispettive organizzazioni.

Verranno incontro ad ogni loro esigenza, fornendo materiale di documentazione, offrendo consigli e assistenza.

Organizzeranno a livello nazionale la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e cureranno la raccolta di fondi suggerita per questo giorno dal Decreto Conciliare.21

172. Le commissioni episcopali nazionali per le comunicazioni o i Vescovi delegati hanno il compito, nell'ambito della loro giurisdizione, di dirigere tutta l'attività degli uffici nazionali del proprio territorio e di emanare direttive generali per l'azione pastorale in questo settore.

Sarà pure opportuno stabilire un collegamento con le altre Commissioni nazionali e offrire una fattiva collaborazione alla Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali.

I compiti di questa Commissione sono descritti nel Decreto Conciliare "Inter Mirifica"22 e nella Lettera Apostolica "In Fructibus Multis".23

173. Nei continenti e nelle regioni, dove è costituita una sola Conferenza tra Episcopati di diverse nazioni, questa Conferenza abbia un ufficio che sia competente per tutto il continente o regione e soggetto all'autorità di un Vescovo o di una commissione di Vescovi.

174. Ogni Vescovo, ogni conferenza o assemblea episcopale e la stessa Santa Sede avranno un portavoce ufficiale e permanente, che dovrà trasmettere notizie e informazioni ed anche illustrare documenti della Chiesa di imminente pubblicazione in modo da renderne più perspicuo il significato e da offrirne una sicura interpretazione.

Il portavoce cercherà di dare, nel tempo più breve possibile e con piena fedeltà, notizie sulla vita e sull'attività della Chiesa, nel settore di sua competenza.

Si raccomanda anche vivamente che le più importanti organizzazioni cattoliche siano provviste di portavoce fissi e permanenti, ai quali saranno demandati compiti analoghi.

Tutti questi incaricati, come pure quanti in qualche modo rappresentano pubblicamente la Chiesa, devono avere una sicura preparazione teorica e pratica nel campo delle pubbliche relazioni, per conoscere le esigenze del pubblico al quale, secondo le circostanze, devono rivolgersi e poter stabilire con esso degli utili contatti, fondati sulla mutua fiducia e comprensione.

Ora la fiducia e comprensione reciproca possono nascere e mantenersi, soltanto se gli individui si stimano e si rispettano a vicenda, nel rispetto della verità.

175. Oltre alla istituzione di un portavoce ufficiale, ci si deve preoccupare che circoli un continuo flusso e riflusso di notizie che presentino a tutti il vero volto della Chiesa e forniscano ogni utile informazione sui movimenti, correnti di pensiero e aspirazioni della pubblica opinione perché ne siano edotte le autorità ecclesiastiche.

Per ottenere questo, occorre stabilire amichevoli e rispettose relazioni fra la Chiesa e gli uomini e con le loro organizzazioni; così avrà inizio quel continuo scambio, per cui ognuno dà e riceve.24

176. La pubblicazione di notiziari ufficiali è indispensabile perché sia positivo ed aperto il dialogo della Chiesa, che si svolge, dentro e fuori di essa, sulle implicanze religiose degli avvenimenti di attualità.

Questi bollettini, redatti con serietà e accuratezza, devono giungere agli interessati nel più breve tempo possibile e nelle forme tecniche più appropriate ( bollettini, telescriventi, fotografie … ), dando un quadro completo degli avvenimenti e delle situazioni in cui si sono verificati.

177. Gli Istituti religiosi devono prendere coscienza delle molteplici e importanti responsabilità ecclesiali nel campo della comunicazione sociale e considerare attentamente quale possa essere lo spazio concreto per la loro partecipazione a questo apostolato, sempre in armonia con le loro Costituzioni.

Gli Istituti, sorti con la finalità dell'apostolato delle comunicazioni sociali, devono collaborare strettamente tra di loro e tenersi in fattivo contatto con gli uffici diocesani, nazionali, regionali o continentali, per impostare un programma comune relativo alle opere d'apostolato nel campo delle comunicazioni sociali.

178. Gli uffici nazionali25 e gli uffici centrali degli Istituti religiosi daranno la loro collaborazione alle organizzazioni internazionali cattoliche per la stampa ( U.C.I.P. ), per il cinema ( O.C.I.C. ) e per la radiotelevisione ( UNDA ), in armonia con gli statuti approvati dalla Santa Sede per le singole organizzazioni.26

179. Queste organizzazioni internazionali cattoliche per le comunicazioni sociali - ognuna nella propria sfera di competenza e nelle modalità fissate dal proprio statuto - si propongono di sostenere le associazioni cattoliche professionali del settore nelle singole nazioni.

Tale sostegno è molteplice:

- favorire la ricerca e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione;

- rafforzare l'impegno di mutua comprensione e di interscambio di aiuto fra le nazioni;

- fare inchieste aggiornate sull'apporto dei cattolici nel campo delle comunicazioni;

- favorire il coordinamento e la cooperazione fra le diverse iniziative internazionali;

- prendere procedimenti comuni a favore dei paesi in via di sviluppo;

- stimolare nuove produzioni artistiche.

Si aggiunga la produzione e la distribuzione di film, di programmi radiotelevisivi, di ogni genere di materiale audiovisivo, come pure di scritti che possano giovare al progresso sociale e alla vita stessa del Popolo di Dio.

Queste organizzazioni cattoliche internazionali sono infine esortate ad assumere insieme e a coordinare lo studio e la ricerca per la soluzione dei loro problemi comuni.

180. Le Conferenze Episcopali, che si avvalgono soprattutto della solerte attività degli Uffici nazionali, e le associazioni cattoliche impegnate in questo settore, assicureranno alle Organizzazioni Internazionali l'aiuto economico necessario per svolgere il loro compito.

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15 Cf Inter mirifica, 20
16 Cf ivi, 21
17 Cf ivi, 19
18 Cf Apostolicam actuositatem, n. 19 e 21
19 Cf Inter mirifica, 18
20 Cf Inter mirifica, 21
21 Cf Inter mirifica, 18
22 Cf Inter mirifica, 19
23 Cf In fructibus multis
24 Cf i paragrafi 138-141
25 Cf par. 169
26 Cf Inter mirifica, 22