Dichiarazione sull'aborto procurato  

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VI. Conclusione

24. Seguire la propria coscienza nell'obbedienza alla legge di Dio non è sempre una via facile.

Ciò può comportare sacrifici ed aggravi, di cui non è lecito disconoscere il peso, talvolta, ci vuole eroismo per restare fedeli a tali esigenze.

Tuttavia, è necessario proclamare chiaramente che la via dell'autentica espansione della persona umana passa per questa costante fedeltà alla coscienza mantenuta nella rettitudine e nella verità, e inoltre esortare tutti coloro che ne hanno i mezzi, ad alleviare i pesi che schiacciano ancora tanti uomini e donne, tante famiglie e bambini, posti come sono dinanzi a situazioni umanamente insolubili.

25. La valutazione di un cristiano non può limitarsi all'orizzonte della sola vita terrena: egli sa che, in seno alla vita presente, se ne prepara un'altra, la cui importanza è tale che alla sua luce bisogna esprimere i propri giudizi.26

Da questo punto di vista, non esiste quaggiù un male assoluto, fosse pure l'orribile sofferenza di allevare un bambino minorato.

È questo il rovesciamento di valori annunciato dal Signore: « Beati coloro che piangono, perché saranno consolati » ( Mt 5,5 ).

Sarebbe un volger le spalle al Vangelo, se si misurasse la felicità con l'assenza delle sofferenze e delle miserie in questo mondo.

26. Ciò non significa che si possa restare indifferenti a questi dolori e miserie.

Ogni uomo di cuore e certamente ogni cristiano, deve esser pronto a fare il possibile, per portarvi rimedio: è questa la legge della carità, la cui prima preoccupazione deve esser sempre quella di instaurare la giustizia.

Non si può mai approvare l'aborto, ma è necessario, anzitutto, combatterne le cause.

Tutto ciò include un'azione politica e questa sarà, in particolare, ciò che compete alla legge.

Ma bisogna, nel medesimo tempo, incidere sui costumi, bisogna impegnarsi attivamente per tutto quanto può aiutare le famiglie, le madri e i bambini.

Progressi notevoli son già stati compiuti dai medici a servizio della vita; c'è da sperarne maggiori ancora, essendo questa la specifica missione del medico cioè non di sopprimere la vita, ma di conservarla e di favorirla nella maniera migliore.

È del pari auspicabile che si sviluppino, attraverso istituzioni adeguate o - in loro mancanza - grazie allo slancio della generosità e della carità cristiana, tutte le forme di assistenza.

27. Non si agirà efficacemente sul piano dei consumi, se non si lotta egualmente sul piano delle idee.

Non si può lasciare diffondersi, senza contraddirla, quella maniera di pensare o ancor più quell'orientamento degli animi, per cui si considera la fecondità una disgrazia!

È vero che non tutte le forme di civiltà sono egualmente favorevoli alle famiglie numerose, e che queste trovano più gravi ostacoli nella civiltà di tipo industriale ed urbano.

Per questo, la Chiesa in questi ultimi tempi ha insistito sull'idea della paternità responsabile, come esercizio di vera prudenza, umana e cristiana.

Una tale prudenza non sarebbe autentica, se non includesse la generosità: essa deve mantenersi cosciente della grandezza di un compito, qual è la collaborazione col Creatore nella trasmissione della vita, la quale arricchisce di nuovi membri la comunità umana, e dona nuovi figli alla Chiesa.

Preoccupazione fondamentale della Chiesa di Cristo è di proteggere e di favorire la vita.

Indubbiamente, essa pensa innanzitutto alla vita che Cristo è venuto a portare sulla terra: « Io sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in sovrabbondanza » ( Gv 10,10 ).

Ma la vita, a tutti i suoi livelli, viene da Dio, e la vita corporea rappresenta per l'uomo l'indispensabile inizio.

In questa vita sulla terra il peccato ha introdotto, moltiplicato ed aggravato la sofferenza e la morte; ma Gesù Cristo, prendendo su di sé tali pesi, li ha trasformati.

Per coloro che credono in lui, la sofferenza e la stessa morte diventano strumenti di resurrezione.

Perciò San Paolo ha potuto affermare: « Ritengo che le sofferenze del tempo presente non possano essere paragonate con la futura gloria, che si rivelerà a noi » ( Rm 8,18 ).

E volendo fare un paragone, si potrà aggiungere con lui: « il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria » ( 2 Cor 4,17 ).

Sua Santità Paolo VI, nel corso dell'udienza concessa al sottoscritto Segretario della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il 28 giugno 1974, ha ratificato e confermato questa Dichiarazione sull'aborto procurato, ed ha ordinato che sia pubblicata.

Dato a Roma, dalla sede della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il 18 novembre 1974, nella Dedicazione delle Basiliche dei SS. Pietro e Paolo, apostoli.

Francesco Card. Seper,
Prefetto

Girolamo Hamer, Arcivescovo tit. di Lorium,
Segretario

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26 Cfr. Lettera del Cardinale Villot - 24 maggio 1974 - al Congresso internazionale dei medici cattolici in Barcellona.