Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis

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III - Seminari minori64 e gli altri istituti ereti per il medesimo scopo

11. Il fine proprio del seminario minore è di aiutare gli adolescenti, che sembrano possedere i germi della vocazione, perché più facilmente riconoscano la loro vocazione e siano capaci di corrispondervi.

In cosa di tanta prudenza e responsabilità - che non può essere compiuta se non con la luce e la guida dello Spirito Santo, il quale distribuisce i suoi doni come vuole ( cfr. 1 Cor 12,11 ) - i candidati siano guidati dai superiori, dai genitori, dalla comunità parrocchiale e dagli altri cui spetta questo compito, affinché, rispondendo fedelmente alle attenzioni della divina Provvidenza, vivano e adempiano sempre più pienamente, giorno per giorno, la loro consacrazione battesimale, progrediscano nello spirito di apostolato, diventando in tal modo pronti a ricevere il sublime dono della sacra vocazione nella sua vera natura e ad accettarla liberamente e con letizia, qualora sopravvenga l'approvazione della legittima autorità.65

Siccome poi la vocazione al sacerdozio, quantunque sia un dono soprannaturale e del tutto gratuito, si appoggia necessariamente su doti naturali - così che, se ne manca qualcuna, giustamente si deve dubitare che non esista vera vocazione - gli alunni vengano esaminati accuratamente circa le loro famiglie, le loro qualità fisiche, psichiche, morali ed intellettuali, per poter avere tempestivamente elementi certi per farsi un giudizio sulla loro idoneità.66

12. È necessario attribuire al seminario minore il dovuto valore nella vita della diocesi, alla quale deve essere prudentemente aperto e nella quale deve essere vitalmente inserito, perché non solo possa attirare la generosa cooperazione dei fedeli e del clero, ma anche, come fulcro della pastorale vocazionale, possa esercitare un benefico ed efficace influsso sulla gioventù, e contribuire al suo progresso spirituale.

Da questo opportuno contatto con il mondo esterno gli alunni imparino a conoscere, secondo la loro capacità, i principali problemi della Chiesa e della vita umana, e li interpretino con spirito cristiano: in tal modo giorno per giorno progrediranno gradualmente nel genuino spirito ecclesiastico e missionario.67

Vengano conservati da parte degli alunni convenienti ed anche necessari rapporti con le proprie famiglie e con i loro coetanei, avendo bisogno di tali rapporti per un sano sviluppo psicologico, specialmente per quanto riguarda la vita affettiva.

Si aiutino le famiglie con opportuna assistenza spirituale, perché siano capaci di collaborare sempre più con il seminario per la cura delle vocazioni.68

13. Gli alunni nel seminario conducano una vita consona alla loro età ed al loro sviluppo, e conforme alle sane norme della psicologia e della pedagogia; si eviti diligentemente tutto ciò che in qualunque modo possa diminuire la libera scelta dello stato, avendo sempre presente che tra gli alunni vi sono quelli che apertamente accettano l'idea di diventare sacerdoti, altri che l'ammettono come possibile, altri poi che manifestano esitazioni e dubbi circa la vocazione, ma, essendo dotati di buone qualità, non perdono tutta la speranza di poter un giorno arrivare al sacerdozio.69

Tutto ciò esige che nel seminario minore vi sia confidenza familiare con i superiori e fraterna amicizia fra gli alunni, così che tutti, stretti in una sola famiglia, possano abbastanza facilmente coltivare la propria indole in modo conveniente e adatto, secondo i disegni della divina Provvidenza.70

14. Nella formazione spirituale dei singoli, gli alunni vengano aiutati con una guida capace, perché coltivino armonicamente tutte le loro qualità fisiche, morali, intellettuali ed affettive, e vengano sempre più ispirati dal senso della giustizia, della sincerità, dell'amicizia fraterna, della verità, della giusta libertà e della coscienza del dovere, così che, con tutti gli elementi, anche naturali debitamente coltivati,71 possano più facilmente disporsi con animo generoso e puro a seguire Cristo Redentore e a servirlo nella vita apostolica.72

Elemento principale e necessario di questa formazione spirituale è la vita liturgica, alla quale gli alunni dovranno prendere parte con sempre più viva consapevolezza, secondo il progredire dell'età, unitamente agli altri esercizi di pietà quotidiana o periodica, che sono da stabilirsi nei regolamenti di ciascun seminario.

Questi siano adatti per giovani cristiani, e gli alunni li osservino con animo lieto e volenteroso.73

15. Anche per gli altri aspetti della vita del seminario vi siano norme specifiche, che regolino opportunamente i doveri e le attività degli alunni sia giorno per giorno, sia durante tutto l'anno.74

16. Gli alunni compiano il corso di studi richiesto nella propria nazione per accedere agli studi accademici,75 e, per quanto è permesso dal programma degli studi, coltivino pure le discipline che sono necessarie o utili ai candidati al sacerdozio.

Inoltre cerchino, in linea di principio, di conseguire il titolo civile di studio, per essere pari ai loro coetanei e per godere della libertà e della possibilità di scegliere un altro stato di vita, qualora non vengano ritenuti chiamati al sacerdozio.76

17. Questi studi siano compiuti nelle scuole proprie del seminario; possono anche essere seguiti presso scuole cattoliche esterne, o presso altre scuole, se i vescovi, per le particolari circostanze di luogo, giudicheranno ciò cosa migliore ed attuabile con prudenza.77

18. Al medesimo scopo servono anche gli istituti eretti nelle varie regioni, e cioè i collegi, le scuole, ecc., nei quali, insieme con altre vocazioni, vengono pure coltivati e sviluppati i germi della vocazione sacerdotale.

Per questi istituti si fissino norme analoghe, con le quali si provveda sia alla solida formazione cristiana degli alunni, sia alla congrua istruzione richiesta per accedere agli studi superiori, sia alla loro attività di apostolato per mezzo di varie associazioni ed altri sussidi.78

19. Secondo le necessità di ciascuna nazione si erigano e si favoriscano istituti destinati alla formazione di coloro che sono chiamati al sacerdozio in età più avanzata.

Queste particolari case di formazione sacerdotale, con l'aiuto dei vescovi della regione o anche della nazione, siano configurate e ordinate in modo tale da poter corrispondere pienamente al loro scopo.79

É necessario che tali istituti abbiano un proprio regolamento per la pietà, la disciplina e gli studi, affinché gli alunni di età più matura - tenuto conto dell'educazione ricevuta da ciascuno precedentemente - mediante un opportuno metodo pedagogico e didattico possano ricevere la formazione spirituale e scientifica che loro manca, e che si stimi necessaria per iniziare gli studi ecclesiastici.

Tenuto conto delle circostanze locali, si dovrà pure giudicare se questi alunni, dopo avere con sufficiente spazio di tempo compiuti gli studi medi, siano in grado di continuare i corsi ordinari dei seminari, oppure debbano frequentare speciali scuole filosofiche e teologiche.

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64 Il Concilio Vaticano II ha dato il suo giudizio sulla preparazione al seminario maggiore, che è l'istituzione immediatamente ordinata, e necessaria per il sacerdozio, riferendosi all'istituzione finora comune, chiamata seminario minore.
Il Concilio ha certamente stabilito che essa deve essere completamente rinnovata, ma ha anche dichiarato che essa è ancora valida per i nostri tempi e adatta per coltivare i germi della vocazione.
Ha anche dato alcune norme, poche invero ma adattissime, perché il seminario minore risulti più atto a conseguire il suo scopo di grande importanza anche nelle presenti circostanze; perché abbia una struttura specifica, consona alla sua natura e alla sua finalità e perché non sia un seminario maggiore in miniatura, nel quale non si possa opportunamente provvedere né alla cura né alla libertà delle vocazioni.
Il Concilio, inoltre, mentre lo raccomanda, non nega che si possano almeno sperimentare, nel contempo, altri metodi adatti per favorire le vocazioni sacerdotali, purché l'istituzione del seminario minore non ne soffra danno, e questi nuovi esperimenti siano prudentemente ordinati allo scopo e non ne nascondano la pura rinuncia.
La Chiesa, infatti, pensa, come consta dalla sua dottrina, esperienza e pratica, che si possono distinguere, già dalla fanciullezza, alcuni segni della chiamata divina, che postulano solerte e conveniente cura
65 C.I.C.: Can. 234;
Decr. Optatam totius, n. 3;
Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), pp. 358 ss.;
Alloc. C'est une grande joie, agli alunni convenuti a Roma, in pellegrinaggio, dai seminari minori della Francia, 5 settembre 1957: A.A.S. 49 (1957), pp. 845-849;
S. Congregazione per l'educazione cattolica, Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni, 10-16 maggio 1981, n. 53
66 Decr. Optatam totius, n. 6;
Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), p. 357;
Paolo VI, Lett. Apost. Summi Dei Verbum, 4 nov. 1963;
cfr. più avanti le note ai nn. 39-40
67 Decr. Optatam totius, n. 9;
Cost. past. Gaudium et spes, n. 25;
Decr. Ad gentes divinitus, n. 39;
Paolo VI, Lett. Encicl. Ecclesiam Suam, 6 agosto 1964;
Alloc. L'odierna udienza, nell'udienza pubblica del 2 sett. 1964
68 Decr. Optatam totius, n. 3;
Dichiar. Gravissimum educationis, n. 3;
cfr. Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Familiaris consortio, nn. 53, 54 ( 22 novembre 1981 )
69 Decr. Optatam totius, n. 3;
Dichiar. Gravissimum educationis, n. 1;
Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), p. 357;
Paolo VI, Messaggio radiof., La quinta giornata, nell'occasione della quinta giornata mondiale per le vocazioni, 1968
70 Decr. Optatam totius, n. 5
71 Dichiar. Gravissimum educationis, n. 1;
cfr. Pio XII, Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), pp. 359-360
72 Decr. Optatam totius, n. 3
73 Decr. Optatam totius, n. 8;
Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 13, n. 14, n. 17;
cfr. Dichiar. Gravissimum educationis, n. 2, n. 4;
Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Paolo VI, Alloc. Il Concilio, ai vescovi italiani, 6 dic. 1965;
S. Congregazione dei sacramenti, Istr. Postquam Pius, all'episcopato sulla comunione quotidiana nei seminari e negli altri istituti ecclesiastici, 8 dic. 1938;
S. Congregazione dei riti, Istr. Inter oecumenici, per la retta esecuzione della Costituzione sulla sacra Liturgia, 26 sett. 1964, nn. 14, 15, 17, 18: A.A.S. 56 (1964), pp. 880-881;
Istr. De cultu mysterii eucharistici, 25 maggio 1967: A.A.S. 59 (1967), pp. 539-573;
S. Congregazione per l'educazione cattolica, Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari, 3 giugno 1979
74 C.I.C.: Can. 243;
Giovanni XXIII, Alloc. Questo incontro, ai Direttori Spirituali radunati a Roma, 9 settembre 1962;
S. Congregazione dei Vescovi, Directorium, sul ministero pastorale dei Vescovi, 22 febbraio 1973, n. 191;
S. Congregazione per l'educazione cattolica, Lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari, 6 gennaio 1980
75 C.I.C.: Can. 234, § 2
76 Decr. Optatam totius, n. 3;
cfr. n. 13; cfr. Pio XII Esort. Apost., Menti Nostrae, 23 sett. 1950;
Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), pp. 361-362
77 S. Congregazione dei Vescovi, Directorium, sul ministero pastorale dei Vescovi, 22 febbraio 1973, n. 194
78 Decr. Optatam totius n. 3; cfr. n. 13
79 C.I.C.: Can. 233, § 2;
Decr. Optatam totius, n. 3;
S. Congregazione dei Vescovi, Directorium, sul ministero pastorale dei Vescovi, 22 febbraio 1973, n. 196;
S. Congregazione per l'educazione cattolica, Lettera Circolare, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, 14 luglio 1976