Formazione dei futuri Sacerdoti Orientamenti circa gli Strumenti della Comunicazione Sociale Presentazione Il decreto conciliare "Inter mirifica", affrontando il complesso fenomeno moderno degli strumenti della comunicazione sociale, ha con ciò stesso messo in luce numerosi problemi di carattere pastorale e formativo. Essi riguardano l'intero Popolo di Dio: il clero, il laicato, le istituzioni di apostolato e di educazione e, tra queste, in primo luogo i Seminari. Le brevi indicazioni date a tale proposito, nel n. 16 di detto Decreto e sviluppate successivamente nel n. 111dell'Istruzione "Communio et progressio" e nel n. 68 della "Ratio fundamentalis", costituiscono ormai un importante punto di riferimento per gli Istituti di formazione sacerdotale ( le Facoltà teologiche, i Seminari e gli Studentati dei Religiosi ), offrendo ad essi efficaci stimoli per l'attività didattica e praticopastorale. Data però la grande diversità delle situazioni locali, è comprensibile che l'impegno formativo ed i relativi frutti a tale riguardo non sono dappertutto uguali. Trattandosi di un campo relativamente nuovo, per il quale mancano talvolta esperienze specifiche ed insegnanti ben preparati, l'intera opera formativa si profila in vari casi ancora difficile, poco sistematica e lacunosa. Si notano talvolta delle carenze organizzative e tecniche e dei ritardi, i quali contrastano con la rapida evoluzione che si sta attualmente realizzando nei sistemi e nelle tecniche di comunicazione, coinvolgendo l'intero universo culturale, sociale e spirituale della persona umana ( cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XIX Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, 15 aprile 1985 ). Perché la preparazione dei futuri sacerdoti in questo campo sia meno inadeguata e risponda sempre meglio ai gravi compiti che li attendono, la Congregazione per l'Educazione Cattolica, dopo numerose consultazioni con esperti in materia e, in modo particolare, con la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, ha il piacere di offrire ai Seminari i presenti "Orientamenti", nella speranza di facilitare così in qualche modo le loro responsabilità educative. Al di là dei possibili futuri sviluppi e della diversità delle situazioni, a tutti gli Istituti di formazione sacerdotale s'impone oggi con grande urgenza un comune nucleo di questioni fondamentali, concernenti la condotta personale dei recettori, l'uso pastorale dei mass media e la formazione specialistica per compiti particolari. In base alle esperienze di questi ultimi anni, per tutti e tre i livelli formativi vengono qui impartite alcune indicazioni generali, lasciando agli Ecc.mi Vescovi ed ai Rev.di Educatori di servirsene secondo le concrete circostanze e necessità locali. Non v'è alcun dubbio che nel cammino formativo delineato in questo documento si noteranno certi limiti. Ma siamo persuasi che esso, anche così come è, ad un lettore benevolo ed attento si rivelerà sufficientemente stimolante ed atto ad imprimere all'intera opera educativa dei Seminari un indirizzo più conforme alle intenzioni del Concilio Vaticano II ed alle esigenze spirituali dei nostri tempi. Non rimane pertanto altro che augurarsi che, accolto con benevolenza, sia messo in pratica in tutti gli Istituti di formazione sacerdotale per il maggior bene dei candidati al sacerdozio e di tutta la Chiesa. Roma, dal Palazzo della Congregazione per l'Educazione Cattolica, 19 marzo 1986, nella solennità di S. Giuseppe. William W. Card. Baum Prefetto Antonio M. Javierre Ortas Arciv. tit. di Meta, Segretario Introduzione 1. La comunicazione umana, dono di Dio. Dio sommo bene, comunica incessantemente i suoi doni agli uomini, oggetto di sua particolare sollecitudine e amore, prima di comunicarsi più pienamente ad essi nella visione beatifica. Inoltre, perché la sua immagine nell'uomo riflettesse sempre più la perfezione divina ( cf. Mt 5,48 ), Egli ha voluto associarlo alla propria opera facendolo, a sua volta, messaggero e dispensatore degli stessi beni ai suoi fratelli e a tutta l'umanità. L'uomo, infatti, per esigenza della sua stessa natura, fin dal mattino della sua esistenza ha preso a comunicare con i propri simili i suoi beni spirituali per mezzo di segni sensorialmente percepibili. Quindi, col tempo, ha via via inventato mezzi e veicoli di comunicazione sempre più atti a superare gli originali limiti di spazio e di tempo, sino ad attuare, con il sempre più rapido sviluppo tecnologico, un'ormai mondiale e istantanea comunicazione di tutta l'umanità mediante gli strumenti della comunicazione sociale, che oggi vanno integrandosi in una onnicomprensiva tele( infor )matica. 2. La rivelazione e la comunicazione. Tale provvidenziale sviluppo della comunicazione non poteva non interessare la Chiesa soprattutto nella trasmissione delle verità rivelate: da Dio comunicate e, per mezzo della Chiesa, da comunicare a tutti gli uomini. Dio, infatti, "dopo avere, a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, 'alla fine ( … ) ha parlato a noi per mezzo del Figlio' ( Eb 1,12 )", disponendo "che quanto Egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore ( … ) ordinò agli Apostoli di predicare a tutti il Vangelo ( … ). Ciò venne fedelmente eseguito tanto dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni, trasmisero ciò che avevano ricevuto dalle labbra, dalla frequentazione e dalle opere del Cristo ( … ), quanto da quegli Apostoli e da uomini della loro cerchia, i quali ( … ) misero in iscritto l'annuncio della salvezza. Gli Apostoli, poi, affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, ad essi "affidando il loro proprio posto di magistero". 3. Dalla "comunicazione" alla "comunione". In tempi più recenti la Chiesa ha considerato anche gli strumenti della comunicazione sociale quali veicoli provvidenziali per attuare la sua missione di "predicare sui tetti" ( Lc 12,3 ), "a tutte le nazioni" ( Mc 16,15 ), "sino agli estremi confini della terra" ( At 1,8 ), la Parola della salvezza. Se n'è interessata, inoltre, per promuovere la formazione e la tutela integrale dell'uomo e del cristiano. Di fatto la Chiesa ha accolto detti strumenti quali "odierne mirabili invenzioni che piú toccano la vita intellettuale e spirituale dell'uomo" e quali "meravigliosi frutti dell'ingegno e del lavoro umani, dono di Dio, dal quale ogni cosa buona procede". Consapevole, però, dell'ambivalenza culturale e morale degli stessi, "con vigile cura" essa non ha mancato di adoperarsi per prevenirne ogni "uso contrario al piano del Creatore" e tale da volgerli a danno e rovina dell'uomo. Il Magistero postconciliare ha additato nella "comunione" il termine ideale di ogni "comunicazione": così interpersonale come "di massa"; e ha messo in risalto analogie e convergenze con due divini esemplari di perfetta comunicazione-comunione. Il primo è in Gesù Cristo, "Comunicatore perfetto", nel quale il Verbo incarnato fece sua "la natura di quelli che dovevano raccogliere il suo messaggio, da Lui poi espresso con le parole e con tutto il suo modo di vivere: parlando interamente inserito nel suo popolo ( … ), adeguandosi al loro modo di parlare e alla loro mentalità, al loro stato e condizione ( … ). Inoltre, con l'istituzione dell'Eucaristia dandoci la più perfetta forma di comunione che potesse venir concessa agli uomini ( … ). Infine, comunicandoci il suo Spirito vivificante, che è principio di comunione e di unità". L'altro "esemplare è nell'altissimo mistero dell'eterna comunicazione-comunione del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, uniti in una sola vita divina". 4. Strumenti della comunicazione sociale e sacerdozio ministeriale. L'influsso sempre più vasto e profondo che in questi ultimi decenni gli strumenti della comunicazione sociale sono andati esercitando in quasi tutti gli aspetti, i settori e i rapporti della società, creandovi nuovi problemi, ha indotto il Magistero a moltiplicare insegnamenti, esortazioni e norme, a tutela e vantaggio, non solo dei fedeli e di ogni uomo di buona volontà, ma anche di quanti, nel mondo odierno, sono chiamati ad esercitare il sacerdozio ministeriale. In conformità di questi orientamenti ufficiali della Chiesa, anche questa Congregazione, fin dal 1970, nella Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis dopo aver fornito indicazioni generali sulla problematica degli strumenti della comunicazione sociale disponeva che nei seminari i futuri sacerdoti venissero formati al retto uso degli stessi, al triplice scopo: "d'imporsi una propria disciplina personale, di poter formare a loro volta i fedeli, e di poterli usare efficacemente nell'apostolato"; e l'anno seguente, l'istruzione pastorale Communio et progressio ricalcava questo programma, notando: "Per non restare estranei alla realtà della vita e non arrivare impreparati ai loro compiti di apostolato, i futuri sacerdoti, i religiosi e le religiose, nei seminari e nelle case di formazione apprendano come questi mezzi influiscano nella società umana, e anche la tecnica di usarli; e questo apprendimento sia considerato quale parte integrante della loro formazione". 5. La situazione presente. L'indicazione della Ratio fundamentalis doveva essere quindi tenuta presente dalle competenti Conferenze Episcopali nel preparare le Ratio per le rispettive nazioni, per essere poi specificata ed esplicitata nei programmi di studio e nei regolamenti dei singoli seminari. Trattandosi di una disposizione riguardante un settore educativo del tutto nuovo, la sua attuazione concreta non poteva essere priva di difficoltà. Per questa ragione, questa Congregazione nel 1977 avviava un'inchiesta in tutti i seminari, maggiori e minori, per accertare se e come l'iniziazione e la formazione in questo campo fosse di fatto avvertita ed attuata. Dalle risposte pervenute risultò che nella maggior parte dei centri di formazione ecclesiastica il problema era avvertito; tuttavia, o per erronea individuazione dell'oggetto e dell'ambito specifico di detta iniziazione e formazione, o per mancata distinzione tra i suoi scopi e livelli, ancora difettavano quasi del tutto programmi definiti e organici; inoltre, spesso mancavano persone preparate per approntarli e svolgerli; in molti casi, infine, si è costatata la scarsità dei sussidi tecnici e dei mezzi economici. 6. Questo Documento. A distanza di anni, dette insufficienze non sono state eliminate e, anzi, si rilevano ulteriori ritardi rispetto agli sviluppi nel frattempo segnati dalla comunicazione umana. Pertanto, questa Congregazione, mentre plaude a quanto di valido già si è andato attuando in vari seminari e istituti d'insegnamento dipendenti dall'autorità ecclesiastica, con il presente Documento consultata la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali si prefigge di offrire alcuni consigli, proposte e direttive di carattere piuttosto generale, data la fluidità della materia e la diversità delle situazioni locali, per impostare rettamente e prontamente, e attuare efficacemente, quanto il Magistero e la citata Ratio fundamentalis hanno disposto o suggerito. Il Documento s'indirizza in primo luogo alle Conferenze episcopali e agli Ecc.mi Vescovi delle diocesi dei territori di diritto comune; quindi ai Superiori e ai Docenti dei seminari. Pertanto, soggetti della specifica iniziazione e formazione di cui il Documento tratta, s'intendono innanzi tutto gli alunni dei seminari maggiori e minori di detti territori; tuttavia, esso potrà rendere utili servizi anche ai seminari e agli istituti di formazione sacerdotale che non dipendono dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica. 7. L'oggetto. Oggetto proprio e diretto dell'iniziazione ed educazione specifica al quale il Documento s'interessa sono in primo luogo quei mezzi odierni di comunicazione che spesso qualificati mass media, techniques de diffusion, comunicazioni di massa, audiovisuels … e con altri termini più o meno inadeguati il decreto conciliare Inter mirifica, poi assecondato anche dal nuovo Codice di diritto canonico, ha più propriamente qualificato "strumenti della comunicazione sociale": "la stampa, il cinema, la radio, la televisione e gli altri simili dalle stesse caratteristiche" ( n. 1 ). Essi infatti si distinguono per una loro rilevante tecnicità, quindi anche per una propria ed altissima idoneità di comunicazione, che è fattore primario del fenomeno tutto odierno della socializzazione. Sono anche oggetto del Documento i problemi socio-culturali e morali-pastorali strettamente connessi con gli stessi strumenti, primi, tra questi, quelli che rientrano, da una parte, nella più generale comunicazione umana e, dall'altra, nella tecnologia, soprattutto oggi, microelettronica. Tuttavia, insieme a quest'oggetto proprio e diretto dei presenti Orientamenti, le necessità pastorali richiedono che ci si interessi occasionalmente anche allo studio e alla pratica di altri mezzi e strumenti di espressione e di comunicazione, quali il teatro, le arti figurative e altri, anche se esorbitino dal quadro sopra tracciato. 8. Criteri redazionali. Il Documento si astiene di proposito dal trattare questioni tecniche e teorie sui mass media e sui fenomeni socio-culturali connessi; sulle quali, peraltro, gli esperti non di rado discordano. Inoltre, avendone raccolto in Appendice ( n. I ) i documenti più significativi, non si dilunga su quanto il Magistero in cinque decenni è andato insegnando e disponendo al riguardo. Infine, esemplifica in altra Appendice ( n. II ) i temi e gli argomenti particolari da eventualmente trattare nei tre diversi livelli dell'iniziazione ed educazione. A) Principi comuni 9. Tre livelli. Conviene distinguere e svolgere l'iniziazione e la formazione secondo tre gradi o livelli: Il primo, "di base", riguardi l'adatta e specifica formazione dei recettori; vale a dire: di tutti i lettori, gli spettatori e ascoltatori dei mass media; è da impartire perciò a tutti gli alunni di seminario indistintamente, in quanto tutti rientrano tra i recettori. Il secondo, "pastorale", riguardi la futura attività sacerdotale, sia per poter formare a loro volta i fedeli al retto uso dei mass media, sia per poterne fare essi stessi valido uso nell'apostolato; è perciò da impartire a tutti i futuri sacerdoti. Il terzo livello, "specialistico", riguardi "quanti già operino nei mass media, o che, mostrando speciale inclinazione, si preparino ad operarvi", come pure quanti s'avviino all'insegnamento e formazione sui mass media nei due primi livelli. 10. Ambito proprio. In ogni grado e livello conviene precisare e mantenere distinto l'ambito proprio dell'iniziazione e formazione, differenziando le questioni proprie degli strumenti della comunicazione sociale da quelle che non direttamente toccano l'oggetto specifico di questo Documento. A questo fine si consiglia: a) di curare per quanto lo consentano le rispettive espressioni linguistiche un uso corretto dei termini, tenendo presenti le diverse accezioni nelle quali dai vari autori e nelle diverse scuole le differenti terminologie vengono correntemente usate. Ciò valga specialmente rispetto all'accezione giuridica che la terminologia conciliare ha assunto anche nel nuovo Codice di diritto canonico; b) in particolare si ritengano e si trattino come "strumenti della comunicazione sociale" soltanto la stampa quotidiana o periodica d'informazione, il cinema, la radio, la televisione e altri aventi le stesse caratteristiche tecnologico-comunicative; distinguendoli, sia da altri mezzi di espressione che, per quanto rilevanti, siano meno specifici ( ad esempio, il teatro ), sia da tecniche similari ( ad esempio, l'editoria libraria ), oppure complementari agli "strumenti" propriamente detti, quali i dischi, le cassette, le diapositive, i group media, i multimedia, i minimedia … ( dei quali al n. 7 ); c) tenendo conto dell'accelerata globale evoluzione tecnosociologica verso la tecnotronica e la telematica, di cui i mass media sono, insieme, oggetto, fattori e specchio, è necessario trattare non esclusivamente dell'uno o dell'altro di essi ( del solo cinema, della sola televisione … ), ignorandone gli altri ( ad esempio, la stampa ); né conviene trattare soltanto di qualche aspetto peculiare di alcuni di essi ( ad esempio, solo della cultura e civiltà "dell'immagine" ); ma anche e soprattutto del loro insieme, e di tutti i loro aspetti e problemi più ricorrenti tra gli autori più noti: quali il "dialogo del mondo", il "villaggio cosmico", l'"uomo unidimensionale", l'"uomo computerinformatizzato" … d) infine, tra questi e altri macrofenomeni socioculturali, occorre dare il più ampio spazio a quelli dell'informazione, della propaganda e pubblicità, della cosiddetta "opinione pubblica", dell'uso del tempo libero …, in quanto specificamente connessi con gli stessi strumenti. 11. Formazione integrale. Soprattutto nei primi due gradi o livelli di base e pastorale , si dovrà curare un'iniziazione e formazione degli alunni ai mass media quanto più possibile integrale, avendo ben chiari i suoi fini e contenuti, e dando la dovuta attenzione anche ad un'appropriata prassi didattica. Perciò: a) ci s'interessi in ogni caso alla formazione e alla tutela di personalità pienamente umane nei recettori, aprendoli a quei valori psicosociologici ed eticoculturali che i mass media vastamente coinvolgono, potendo questi favorire così una loro auspicabile crescita come una loro deprecabile degradazione; e ci s'interessi, insieme, alla maturazione cristiana degli stessi, perché nel responsabile uso dei mass media sappiano poi vivere tutta la loro vita sacerdotale in modo arricchente e fecondo; b) si curi, poi, che all'insegnamento teorico s'accompagni una certa esperienza pratica in un adeguato uso degli strumenti stessi, sia per far prendere conoscenza agli alunni, con progressiva maturità, delle costanti culturali e politiche, religiose e morali, delle produzioni e programmazioni in corso, sia per poter valutare le tecniche moderne con realismo e con senso critico. Di qui la convenienza che i seminari e gli istituti di istruzione siano dotati di un'adeguata attrezzatura operativa. 12. Sicurezza dottrinale È necessario che l'iniziazione e la formazione partano e si svolgano in un contesto dottrinalmente qualificato e sicuro, esclusa nei docenti ogni superficialità e improvvisazione ( cf. I Appendice, n. 35** ). Pertanto occorre: a) che gli addetti all'iniziazione e alla formazione di primo grado, o "di base", non siano semplici praticanti o tecnici di qualche mass medium; ma che, quantunque specializzati o competenti in esso, siano anche provvisti di una sufficiente conoscenza dell'insieme dei problemi culturali e tecnici, profani e religiosi, preferibilmente acquisita frequentando un corso di secondo livello, o pastorale; b) che specialmente gli addetti a questi corsi di secondo livello siano informati su quanto, intorno ai mass media, nei diversi ambiti culturali gli studiosi più accreditati hanno ricercato, formulato e pubblicato. Ma, nel parteciparlo agli alunni, distinguano bene il certo e dimostrato dall'ipotetico e opinabile, il definitivo dal transitorio, il circoscritto dal generale, i fatti dalle loro interpretazioni ideologiche: ciò specialmente quando da teorie e proposte particolari si fanno derivare norme di comportamento morale o di prassi pastorale; c) che tutti si rendano familiare, accolgano fiduciosi e propongano con oggettività il copioso Magistero della Chiesa in argomento, la silloge del quale, riportata in Appendice, già offre sufficiente materia di studio e di riflessione. Tra i principali documenti che un docente cattolico di mass media dovrebbe avere costantemente presenti si collocano: l'enciclica di Pio XI sul cinema Vigilanti cura ( 1936 ); i due Discorsi sul film ideale ( 1955 ) e l'enciclica Miranda prorsus ( 1957 ) di Pio XII; la Lettera della Segreteria di Stato alla Semaine Sociale de Nancy ( 1955 ); il decreto conciliare Inter mirifica ( 1963 ); l'istruzione pastorale Communio et progressio ( 1971 ); i Canoni che nel nuovo Codice di diritto canonico ( 1983 ) trattano degli strumenti della comunicazione sociale, come pure i Messaggi che i Sommi Pontefici hanno via via inviato nelle celebrazioni delle Giornate mondiali degli strumenti della comunicazione sociale. 13. Necessari sussidi. A questo fine la Congregazione auspica che, nelle varie aree linguistiche e culturali, vengano con sollecitudine approntati e divulgati, per i due primi livelli di iniziazione ed educazione, adatti libri di testo, raccolte di documenti magisteriali, sussidi didattici, e ragionate bibliografie orientative su quanto nel mondo si va pubblicando sull'argomento. B) Norme particolari I. A livello base: Formazione dei recettori 14. Scopo. La prima iniziazione e formazione, "di base", deve tendere a illuminare gli alunni, ad affinarne il senso critico e a formarne le coscienze, in modo da affrancarli da facili suggestioni e manipolazioni che i mass media possono provocare, soprattutto se in offesa della verità e della morale. In particolare, con una sicura formazione dottrinale e ascetica, si tratta di addestrarli perché, "con scelte libere responsabili ( … ), nelle comunicazioni essi preferiscano sempre quanto vi eccelle per valori morali, culturali e artistici; vi evitino, invece, quanto costituisca per essi causa od occasione di danno spirituale, o induca altri in pericolo col cattivo esempio, od ostacoli le comunicazioni buone e incrementi invece quelle dannose". 15. Competenze e supplenze. All'iniziazione e formazione di base dei recettori dovrebbero provvedere, tempestivamente e congiuntamente, la famiglia, la catechesi e la scuola, in particolare quella cattolica primaria, media e superiore, questa trattando dei mass media, sia occasionalmente nell'ambito delle materie dell'insegnamento curricolare, sia almeno nella scuola media e superiore in corsi a sé stanti. Ma, nell'ipotesi che, entrando in seminario, gli alunni se ne mostrassero carenti, conviene che lo stesso seminario vi supplisca. In ogni caso si operi non soltanto con interventi occasionali, in relazione alla fruizione dei mass media nel ritmo stesso della vita di seminario, ma anche con iniziative extrascolastiche: corsi, conferenze, forum, esercitazioni, esortazioni … atte a fornire principi e norme che siano di aiuto: 1. per un'autonoma consapevole scelta, quantitativa e qualitativa, dei programmi da parte degli alunni; 2. per un responsabile proficuo comportamento durante la fruizione degli stessi; 3. per un opportuno addestramento dei medesimi al fine di poter dare secondo i rispettivi livelli di studio e la progressiva loro maturazione umana motivati giudizi critici sui messaggi e sui valori culturali e religiosi, espliciti o impliciti, proposti, o sistematicamente ignorati, dai programmi. 16. Aspetto culturale. Si curi l'aspetto tecnico specifico dei singoli strumenti; ciò è necessario, tra l'altro, all'indispensabile corretta "lettura" e comprensione oggettiva delle loro comunicazioni. Si riservi molta attenzione anche alle strutture economiche, politiche, giuridiche o ideologiche che, nelle rispettive aree nazionali e culturali, ne condizionino, nella qualità e nella quantità, i messaggi, ai livelli di produzione, di distribuzione e di consumo. Inoltre, si tengano presenti in relazione ai livelli scolari degli alunni gli aspetti culturale ed estetico, in connessione con le altre discipline e con altri veicoli e forme di espressione e di comunicazione quali la storia, la filosofia, la letteratura, la drammaturgia, le arti figurative, la musica, … , sì da raccordare ad esse quella "scuola parallela", e spesso contrapposta, che sono i mass media. Oltre a tutto, anche tale formazione culturale ed estetica formando e affinando il buon gusto degli alunni li porterà a rifiutare e a superare agevolmente programmazioni con contenuti e suggestioni culturalmente deteriori e moralmente disdicevoli. È opportuno notare, a tale proposito, l'inestimabile valore di una solida formazione filosofica degli alunni. 17. Aspetto religioso-morale. È di fondamentale importanza l'aspetto religioso e morale per la formazione dei futuri sacerdoti a una personale libertà interiore, radicata in profonde convinzioni, che è necessaria anche per quella testimonianza del buon esempio con la quale essi dovranno conferire efficacia alla loro opera di maestri e di guide. In questo lavoro: a) si eviti di degradare la morale dei mass media a moralismo, oppure di ridurla tutta, o quasi, alla sfera dell'erotico sessuale, restando pur sempre attenti alla luce particolare nella quale questo aspetto si colloca per quanti si preparino a vivere il celibato consacrato; b) se ne prospetti prevalentemente l'uso e l'impiego positivo: nel preferire quello che sia valido e che "edifichi", rispetto a quello negativo, nel fuggire cioè quanto si presuma nocivo o pericoloso; c) nel bene come nel male, si metta in luce, non soltanto ciò che tocchi individualmente la coscienza, ma anche la rilevanza sociale delle proprie scelte e dei messaggi che ne derivano. A ciò varrà anche l'attenzione volta dagli alunni ai "giudizi morali" eventualmente dati da competenti autorità. 18. Esposizione ai mass media. Perché gli alunni provino nella pratica quanto vanno apprendendo in dottrina e perché si addestrino a dare "la testimonianza di una personalità umanamente riuscita e matura, che sappia entrare in rapporto con gli altri senza prevenzioni ingiustificate né ingenue imprudenze, ma con apertura cordiale e sereno equilibrio",escluso un atteggiamento meramente difensivo che porti ad una totale chiusura ai mass media, converrà abituare gli stessi con una certa larghezza, individuale e in gruppi omogenei, all'informazione realistica che del mondo e dei suoi drammi e problemi gli strumenti della comunicazione offrono: a) tenendo conto dei diversi livelli di età e di sviluppo culturale e morale degli alunni; b) educandoli a usare i mass media non esclusivamente in funzione di divertimento, ma soprattutto d'informazione e di formazione, per un'armonica crescita culturale e sociale. Perciò s'addestrino mediante forum e altri esercizi analoghi a introdurre, analizzare, discutere e giudicare criticamente spettacoli e messaggi, specialmente quelli di spiccato o controverso rilievo culturale, sociale ed eticoreligioso; c) ricordando le norme di prudenza e di ascesi costantemente raccomandate dai Sommi Pontefici, dal Vaticano II e dal Codice di diritto canonico per quanti si avviano alla vita consacrata. 19. Necessario equilibrio. Non mancheranno situazioni in cui si renderà necessario rimediare a esagerazioni e scompensi. In tali casi, s'integri l'iniziazione e la formazione di base in un'equilibrata disciplina, individuale e comunitaria, atta a compensare gli squilibri, culturali e spirituali, connessi con l'uso prolungato e non bilanciato dei mass media: sia a causa dei loro "contenuti", quando, come talora avviene, siano deteriori; sia a causa del loro modo proprio di esprimere, qualora "il mezzo" finisca col diventare esso stesso "il messaggio". Quanto più, dunque, si avvertiranno i vari inconvenienti, tanto più, contro ogni prevalenza del superficiale, del dispersivo e dell'alienante, gli alunni devono essere guidati ad amare e a praticare la lettura, lo studio, il silenzio e la meditazione. Vengano addestrati altresì a praticare, assicurandone le necessarie condizioni interne ed esterne, il dialogo comunitario e la preghiera. Ciò serve contro l'isolamento e l'incomunicabilità causati dalla comunicazione unidirezionale dei mass media, e per far rivivere i valori autentici e assoluti propri della professione cristiana e del ministero sacerdotale particolarmente quelli dell'obbedienza e della povertà evangeliche, che la visione materialistica e consumistica dell'esistenza umana offerta dai mass media molto spesso rigetta o ignora. II. Al secondo livello: Formazione pastorale 20. I tre scopi. Il secondo livello di formazione specificamente pastorale da impartire, quindi, durante i curricoli filosofico e teologico a tutti indistintamente quanti si avviano al ministero sacerdotale si proponga tre scopi: a) addestrare gli interessati all'uso corretto degli strumenti della comunicazione sociale e, in genere, di ogni tecnica di espressione e di comunicazione, nelle attività pastorali, quando e come le circostanze lo comportino; b) formarli, in questo campo, maestri e guide degli altri ( recettori in genere, educatori, e quanti operino nei mass media ) con l'insegnamento, la catechesi, la predicazione, ecc., e come consulenti, confessori, direttori spirituali; c) soprattutto sensibilizzarli e prepararli a un necessario continuato adeguamento della loro futura attività pastorale, compresa quella d'inculturazione della fede e della vita cristiana nelle diverse Chiese particolari, in un mondo psicologicamente e socialmente condizionato dai mass media, e ormai dalla tele ( infor ) matica. 21. Addestramento pratico. L'insostituibile funzione del ministero della parola nell'apostolato sacerdotale richiede la necessaria formazione, teorica e pratica, del futuro sacerdote all'arte del dire. Per conseguire il primo di detti scopi, cioè la formazione teoretica all'uso pastorale dei mass media, converrà, innanzi tutto, istruire gli alunni sulle modalità espressivo-comunicative ( i cosiddetti "linguaggi" ) proprie ai singoli strumenti, in relazione ai "messaggi" che s'intendono comunicare, e alle caratteristiche recettive delle varie "udienze". E ciò mediante lezioni metodiche, da approfondire con analisi critico-comparate di pubblicazioni e di programmi tipo, attuali o di repertorio. Inoltre, occorrerà esercitarli, possibilmente con l'apporto di esperti esterni, nel retto uso degli stessi strumenti: nella dizione e nel comportamento avanti ai microfoni, alle cineprese e alle telecamere, specialmente nelle azioni liturgiche. Allo scopo gioveranno anche l'elaborazione e poi le discussioni collegiali, di interviste, di servizi giornalistici, di shorts pubblicitari e di programmi radio e televisivi. Ciò può riferirsi ai periodici interni al seminario e, in circuiti chiusi, sia alle prestazioni esterne, ad esempio: nelle parrocchie, nelle scuole e nella stampa locale, religiosa e laica. In particolare vanno incoraggiate e, se necessario e possibile, sussidiate le pubblicazioni del seminario quali preziosi veicoli per stimolare ed esercitare la creatività degli alunni. 22. Sussidi didattico-pastorali. In questo addestramento pratico all'uso pastorale dei mass media si dedichi una conveniente attenzione anche ai vari altri mezzi e tecniche di espressione e di comunicazione, che possono presentarsi come similari o sussidiari. Tra questi risalta il teatro. Se ne raccomanda la cura per addestrare i futuri sacerdoti a bene intenderlo e valutarlo quando, come molto spesso avviene, venga programmato dai mass media, ed anche perché la produzione e l'interpretazione personale di testi teatrali contribuisce ad affinare le capacità comunicative degli alunni avanti al pubblico, e a prepararli al lavoro di gruppo. Vengono, poi, i dischi, le audio e videocassette, le diapositive e le filmine, i vari group media, multimedia e minimedia, e gli audiovisivi in genere, che nel loro modico costo e facilità d'uso possono offrire particolari vantaggi didattico-pastorali, specialmente nella catechesi e nell'animazione di gruppo. 23. "L'uomo totale". Per conseguire gli altri due scopi di questa formazione pastorale converrà non ignorare, almeno nei loro punti essenziali, le varie tematiche socioculturali: tecnologia, telematica, antropologia culturale, sociologia, economia, semiologia e linguistica, psicologia e pedagogia, ecc. in quanto connesse con la comunicazione umana attuata con i mass media e con le tecnologie più recenti. Nelle stesse tematiche si inquadrerà quella propriamente religiosa e morale-pastorale degli strumenti della comunicazione sociale. Conviene, infatti, tener sempre presente l'"uomo totale", che gli stessi strumenti investono sotto l'aspetto individuale e sociale, prima come uomo, poi come credente e cristiano; la cui piena tutela e promozione, specialmente oggi, la Chiesa assume come compito della propria cura pastorale. In questa cura pastorale occorre che il sacerdote si adegui, tanto nella didattica, per rendere comprensibile agli uomini d'oggi il messaggio della salvezza, quanto nella pedagogia, per renderlo operante. 24. Attitudini comunicative. Questa formazione pastorale, teorica e pratica, all'uso degli strumenti della comunicazione sociale verrà certamente agevolata se nel seminario s'integrerà in un clima di comunicazione degli alunni, tra loro e con i propri docenti. A tal fine occorre che: si educhino gli alunni al silenzio interiore, necessario cosi alla vita spirituale come a quella intellettuale, per evitare il frastuono dispersivo dell'odierna comunicazione massmediale; si allenino gli alunni al frequente dialogo interpersonale e di gruppo, curando la proprietà del linguaggio, la chiarezza dell'esposizione e l'efficacia dell'argomentazione, per integrare le comunicazioni prevalentemente unidirezionali e per immagini dei mass media; i docenti, da parte loro, trattando dei mass media e delle altre materie, curino, senza alcun pregiudizio al rigore scientifico, la massima comunicabilità, eventualmente aggiornando il proprio linguaggio; tutti indistintamente, in unione di volontà e di cuori, tendano a "quella comunione che secondo la fede cristiana costituisce il fine primario ed ultimo di ogni comunicazione". 25. Sussidi e fonti. Per agevolare il lavoro agli alunni, servirà la conoscenza diretta degli autori e degli studi più accreditati, provvedendoli di testi e di riviste, e guidandoli nella discussione critica delle tesi e delle proposte avanzate dagli stessi, soprattutto se suscettibili di rilevanti applicazioni nel comportamento eticomorale dei fedeli e degli uomini in genere, e nella pratica pastorale. Inoltre, si ricorra all'apporto specialistico di esterni e si agevolino agli alunni ad esempio nell'annuale "Giornata mondiale", dagli stessi opportunamente preparata e celebrata frequenti incontri con coloro che operano negli Organismi ecclesiastici dei mass media: diocesani, nazionali e anche internazionali tali l'UCIP per la stampa, l'OCIC per il cinema e l'UNDA per la radiotelevisione , e con gli operatori degli stessi nei loro ambienti professionali. 26. Corsi ed esami. Si consiglia che almeno una parte di questa specifica formazione pastorale venga offerta anche data occasione, trattandone cioè le questioni via via che lo consentano le materie umanistico-sociologiche e filosofico-teologiche. Tuttavia la disciplina non sia considerata come ausiliaria od opzionale, ma, durante il curricolo filosofico-teologico, lezioni ed esercitazioni s'integrino in corsi organici, con esami finali. III. Al terzo livello: Formazione specialistica 27. I destinatari. Conviene che "quanti già operano, o si preparano a operare negli strumenti" della comunicazione sociale, e che "mostrino speciali inclinazioni", non si contentino della formazione pastorale impartita a tutti i seminaristi, ma se ne procurino, "a tempo debito, una più specialistica". Da parte loro i superiori siano solleciti nell'individuare questi giovani e li aiutino a conseguirla. Sono però invitati a procurarsi tale formazione piuttosto pratico-professionale, non solo quanti si preparano al giornalismo attivo, e a operare nel cinema, nelle radio e nelle televisioni, bensì, almeno in certo grado, anche quelli che si avviano all'insegnamento di questa disciplina, oppure alla direzione e collaborazione negli uffici, diocesani e nazionali, degli strumenti della comunicazione sociale. 28. Sedi. In diverse aree linguistiche a ciò meritatamente provvedono, in maniera più o meno compiuta, anche iniziative e istituzioni della Chiesa o di singoli fedeli. Ma dove dette iniziative mancassero, oppure, per carenza o insufficienza di attrezzature e di esperti, non risultassero efficienti, converrà che anche gli alunni dei seminari, o i sacerdoti già impegnati nel ministero sacerdotale, con senso di prudenza ricorrano ad altre atte istituzioni pubbliche, procurandosi in proprio una corretta deontologia professionale. Questa Congregazione confida che un clero così formato possa efficacemente giovare a "tutti gli uomini di buona volontà ( … ) nell'usare gli strumenti della comunicazione sociale unicamente a beneficio dell'umanità, il cui avvenire dipende ogni giorno di più dal loro retto uso"; inoltre in un tempo nel quale "il Popolo di Dio, lo sguardo fisso al futuro, scorge con immensa fiducia e caldo amore le meraviglie che a piene mani gli promette l'iniziata epoca spaziale" telematica.