Commercio internazionale delle armi

Indice

Introduzione

1. Un fenomeno di vasta portata

In questi ultimi decenni del ventesimo secolo, sconvolgimenti di grande ampiezza hanno scosso il mondo nel campo politico, sociale ed economico.

In seguito a queste profonde e spesso radicali trasformazioni, alcuni vecchi problemi sono riemersi con rinnovata intensità.

Tra questi, il problema del trasferimento delle armi.1

Questo trasferimento ha conseguenze multiformi e spesso nefaste.

Infatti, a parte l'impiego occasionale di armi chimiche, tutte le guerre scoppiate dopo il 1945 sono state combattute con armi convenzionali.

Inoltre, il trasferimento delle armi comporta enormi interessi commerciali che esercitano notevole influenza sui governi.

Esistono anche trafficanti di armi che cercano soltanto di arricchirsi e che talvolta allacciano legami con la criminalità organizzata o con gruppi terroristici.

2. Nella maggior parte dei casi, il trasferimento delle armi avviene da uno stato a un altro.

Perciò la responsabilità prima della sua regolamentazione e del suo controllo compete agli stati.

Tuttavia, per quanto urgenti e indispensabili siano i mezzi nazionali di controllo, essi rimangono insufficienti, perché il fenomeno è, di sua natura, transnazionale.

Esistono trattati internazionali che proibiscono il trasferimento delle armi biologiche, chimiche e nucleari,2 ma non esistono disposizioni simili che regolino il trasferimento delle armi classiche.

I governi e le organizzazioni internazionali hanno preso coscienza di questa carenza da lungo tempo.

3. Non esiste una definizione accettata universalmente di ciò che si intende esattamente con i termini « trasferimento di armi », o « commercio di armi », che rappresenta una delle modalità del trasferimento.

Nella loro accezione stretta, i due termini si applicano ai sistemi di armi pesanti e alle loro munizioni, ai vettori militari e ai pezzi di ricambio.

Il trasferimento di tecnologie a duplice uso, cioè militare e civile nello stesso tempo, pone problemi nuovi, e così pure la comunicazione delle conoscenze, cioè del « know how » legato direttamente alla produzione, all'ammodernamento, al funzionamento o alla riparazione di questi sistemi di armi.

Un altro aspetto importante, che spesso passa sotto silenzio in questo quadro complesso, è quello degli accordi di cooperazione che mettono a disposizione dei paesi importatori specialisti incaricati dell'addestramento del personale per l'uso e la manutenzione dei moderni sistemi di armi.3

4. Poiché non tutte le armi sono commercializzate, negli ambienti internazionali si parla piuttosto del loro trasferimento.

Infatti, gli stati possono procurarsi armi in molti modi, per esempio sotto forma di aiuto militare, di dono, di scambio di beni, oppure attraverso la modifica o l'ammodernamento dei sistemi di armi che già possiedono o attraverso la scappatoia della produzione locale su licenza.

5. Difficile determinare l'ampiezza esatta del trasferimento delle armi a causa della mancanza di informazioni precise.

Talvolta i governi invocano ragioni di sicurezza o di concorrenza economica per giustificare la loro reticenza nel fornire indicazioni dettagliate sulle loro esportazioni o importazioni di armi.

Altre volte, il segreto è dovuto alla natura dubbia o alla legalità contestabile di certe transazioni.

Perciò le cifre fornite dai governi, come pure le valutazioni degli organismi specializzati, sono viziate da un considerevole margine di errore.

Queste cifre servono tuttavia come utili indicatori per identificare i principali fornitori e destinatari dei grandi sistemi di armi e per individuare le tendenze globali.

L'incertezza dei tempi presenti

6. Il crollo dei regimi totalitari nell'Europa orientale e centrale ha fatto riaffiorare sentimenti nazionalisti e antagonismi etnici latenti.

Molto spesso sono scoppiati conflitti armati che intensificano tragicamente la domanda di armi.

Tuttavia, la spinta violenta del particolarismo nazionale ed etnico non è circoscritta a una regione geografica determinata, ma è una triste caratteristica dell'epoca attuale.

In molte regioni del mondo, intere popolazioni sono crudelmente afflitte da guerre intestine, nelle quali sembra che le opposte fazioni possano ottenere tutte le armi di cui hanno bisogno, non soltanto per difendersi, ma anche per attaccare e contrattaccare, in una interminabile spirale di violenza.

In certi casi, l'autorità politica è venuta meno e, di conseguenza, sorge la questione di sapere chi può e deve intervenire per proteggere le vittime innocenti e per mettere fine ai conflitti tra fazioni rivali.

7. Lo smantellamento del sistema dei blocchi in Europa ha anche aumentato la quantità di armi potenzialmente disponibili.

Una parte delle immense scorte di armi dell'Europa orientale e centrale si è riversata sul mercato, apertamente o clandestinamente, sovente a prezzi di svendita e quasi indiscriminatamente riguardo ai destinatari.

Il Trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa ( CFE ), entrato in vigore nel 1992, aveva fissato i limiti massimi per cinque categorie di armi e aveva imposto la distruzione, o, in un numero limitato di casi, la riconversione a uso civile delle armi la cui quantità superava questo limite massimo.

Tuttavia, il meccanismo di riduzione di queste armi è stato appena avviato e occorreranno anni prima che sia distrutto il materiale militare cui mirava il Trattato CFE.

Il controllo effettivo di questo processo è estremamente difficile.

8. In molti stati del mondo occidentale, la stagnazione economica e la fine della minaccia di guerra tra i due blocchi si sono tradotte in una riduzione della cifra di bilancio destinata alle spese militari.

Ne è derivata una crisi nell'industria degli armamenti che non ha fatto che intensificare le pressioni economiche per vendere armi e cercare nuovi sbocchi al fine di conservare la capacità di ricerca e di sviluppo e la vitalità dell'industria militare.

Attraverso queste vendite, alcuni paesi dell'Europa orientale e centrale cercano di ottenere le divise forti di cui hanno grandemente bisogno per far fronte ai problemi sociali ed economici che li assillano.

D'altra parte, a partire dagli anni '60, il numero dei produttori di armi è aumentato considerevolmente, soprattutto nel terzo mondo.

Ne è derivato un aumento della competizione al quale attualmente tutti i produttori devono far fronte.

9. In questi ultimi anni, sembra profilarsi una diminuzione globale del trasferimento delle armi.

La nuova configurazione politica estovest, la crisi economica, il debito estero e una certa saturazione del mercato sono i fattori che contribuiscono a questa evoluzione.

Tuttavia, nulla indica che questo calo rappresenti una tendenza consolidata e duratura.

10. È in gioco la pace

Malgrado queste numerose incertezze e complessità, oggi si presentano nuove opportunità per affrontare direttamente il problema del trasferimento delle armi.

Tra le altre, in diverse parti del mondo si manifesta una promettente tendenza verso l'instaurazione o il consolidamento di regimi democratici, e ciò crea una buona base per il rafforzamento di relazioni pacifiche all'interno degli stati e per l'accrescimento della fiducia reciproca.

Sembra anche che si stia affermando uno spirito di collaborazione tra gli stati attraverso la creazione o il rafforzamento di raggruppamenti di stati a livello regionale.

Parallelamente e malgrado tutte le difficoltà che ciò può comportare, i governi sono più inclini a rivolgersi alle grandi organizzazioni internazionali per affrontare insieme i problemi internazionali con i quali devono cimentarsi.

11. Tuttavia, rimangono ancora enormi difficoltà per scongiurare questo problema, perché ogni trasferimento d'armi è, in un certo senso, unico.

Esso avviene in un contesto molto preciso: da tale paese a tal altro, ognuno con proprie caratteristiche sociali, politiche ed economiche.

Perciò, non è sufficiente esaminare il fenomeno semplicemente in termini di quantità o di costi; devono necessariamente essere presi in considerazione anche i fattori qualitativi.

12. Oggi, vi è un aumento dell'interesse in favore di un controllo internazionale del trasferimento delle armi, dovuto in parte al fatto che l'opinione pubblica si è fatta più attenta.

D'altra parte, molteplici istanze regionali e internazionali sono investite della questione.

Bisogna sapere approfittare di questa congiuntura favorevole per regolamentare effettivamente questo fenomeno e ridurlo radicalmente.

Infatti, il trasferimento delle armi pone gravi problemi morali che è necessario affrontare lucidamente.

Indice

1 In questo documento, i termini trasferimento delle armi e commercio delle armi, quando non sono ulteriormente qualificati, indicano il trasferimento o il commercio delle armi cosiddette classiche o convenzionali e i loro sistemi.
Perciò non viene preso in considerazione il problema delle armi di distruzione di massa ( nucleari, biologiche e chimiche ) e la loro possibile proliferazione
2 Cf. Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari ( 1968 );
Convenzione sulla interdizione della preparazione, fabbricazione e stoccaggio delle armi batteriologiche ( biologiche ) o a base di tossine e sulla loro distruzione ( 1972 );
Convenzione sulla interdizione della preparazione, fabbricazione, stoccaggio e impiego delle armi chimiche e sulla loro distruzione ( 1993 )
3 Cf. tra gli altri: Nazioni unite, Étude sul les moyens de favoriser la transparence des transfers internationaux d'armes classiques, documento A/46/301, 9.9.1991, nn. 1011