Norme ordinamento Anno liturgico e Calendario romano

Indice

Capitolo I - L'anno liturgico

1. La santa Chiesa celebra, con sacro ricordo, in giorni determinati, nel corso dell'anno, l'opera di salvezza di Cristo.

Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della risurrezione del Signore, che ogni anno, insieme alla sua beata passione, celebra a Pasqua, la più grande delle solennità.

Nel corso dell'anno, poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo e commemora il giorno natalizio dei Santi.

La Chiesa, infine, nei vari tempi dell'anno, secondo una tradizionale disciplina, completa la formazione dei fedeli per mezzo di pie pratiche, spirituali e corporali, per mezzo dell'istruzione, della preghiera, delle opere di penitenza e di misericordia.1

2. I principi che qui vengono esposti si possono e si debbono applicare sia al rito romano che a tutti gli altri riti; le norme pratiche, invece, riguardano solo il rito romano, a meno che si tratti di cose che per la loro stessa natura si riferiscono anche ad altri riti.2

Titolo I. I giorni liturgici

I. Il giorno liturgico

3. Ogni giorno viene santificato dal popolo di Dio con celebrazioni liturgiche, specialmente con il sacrificio eucaristico e l'ufficio divino.

Il giorno liturgico decorre da una mezzanotte all'altra.

La celebrazione, però, della domenica e delle solennità inizia dai vespri del giorno precedente.

II. La domenica

4. La Chiesa, seguendo la tradizione apostolica che trae origine dal giorno stesso della risurrezione del Signore, celebra, nel primo giorno della settimana, che viene chiamato giorno del Signore o domenica, il mistero pasquale.

Pertanto la domenica si deve considerare come la festa principale.3

5. Per la sua particolare importanza la domenica cede la sua celebrazione solamente alle solennità e alle feste del Signore; ma le domeniche di Avvento, di Quaresima e di Pasqua hanno sempre la precedenza anche sulle feste del Signore e su tutte le solennità.

Le solennità, che coincidono con queste domeniche, si trasferiscono al lunedì seguente, se non occorrono la Domenica delle Palme o la Domenica di Risurrezione.

6. La domenica, per sé, esclude la designazione perpetua di qualsiasi altra celebrazione.

Tuttavia:

a) Nella domenica fra l'Ottava del Natale del Signore si celebra la festa della Santa Famiglia;

b) Nella domenica dopo il 6 gennaio si celebra la festa del Battesimo del Signore;

c) Nella domenica dopo Pentecoste si celebra la solennità della SS.ma Trinità;

d) Nell'ultima domenica per annum si celebra la solennità di Cristo Re dell'universo.

7. Nei luoghi dove le solennità dell'Epifania, dell'Ascensione, del Corpo e Sangue di Cristo non sono di precetto, saranno trasportate alla domenica come a giorno proprio, in questo modo:

a) L'Epifania, alla domenica tra il 2 e l'8 gennaio;

b) L'Ascensione, alla domenica VII di Pasqua;

c) La solennità del Corpo e Sangue di Cristo, alla domenica dopo la SS.ma Trinità.

III. Le solennità, le feste e le memorie

8. La Chiesa nel corso dell'anno, celebrando il mistero di Cristo, venera anche con amore particolare la beata Maria, Madre di Dio, e propone alla pietà dei fedeli la memoria dei Martiri e degli altri Santi.4

9. I Santi che hanno un rilievo universale si celebrano obbligatoriamente in tutta la Chiesa; gli altri, o sono elencati nel calendario per essere celebrati ad libitum, o sono lasciati alla venerazione di ciascuna Chiesa particolare, o nazione, o famiglia religiosa.5

10. Le celebrazioni, secondo l'importanza che viene loro attribuita, sono denominate e si distinguono fra di loro così: solennità, festa, memoria.

11. Le solennità rientrano fra i giorni principali, la cui celebrazione inizia con i primi vespri, il giorno precedente.

Alcune solennità hanno anche la messa propria della vigilia, da usarsi alla sera del giorno precedente, qualora si celebrasse la messa nelle ore serali.

12. La celebrazione della Pasqua e del Natale, che sono le massime solennità, si protrae per otto giorni.

Le due ottave sono ordinate da leggi proprie.

13. Le feste si celebrano nell'ambito del giorno naturale; quindi non hanno i primi vespri, a meno che si tratti di feste del Signore che capitano nelle domeniche per annum e del tempo di Natale e ne sostituiscono l'ufficio.

14. Le memorie sono obbligatorie o ad libitum; la loro celebrazione si compone con la celebrazione della feria secondo le norme esposte nelle Istruzioni generali relative alla messa e all'ufficio divino.

Le memorie obbligatorie che coincidono con le ferie della Quaresima si possono celebrare solamente come memorie ad libitum ( opzionale ).

Se il calendario riporta nello stesso giorno più memorie ad libitum, se ne può celebrare una sola, omettendo le altre.

15. Nei sabati per annum si può fare la memoria ad libitum della beata Vergine Maria, purché non coincida con una memoria obbligatoria.

IV. Le ferie

16. I giorni della settimana che seguono la domenica, si chiamano ferie.

La loro celebrazione differisce a seconda dell'importanza propria di ciascuna.

a) Il mercoledì delle ceneri e le ferie della Settimana santa, dal lunedì al giovedì incluso, hanno la precedenza su tutte le altre celebrazioni.

b) Le ferie di Avvento, dal 17 al 24 dicembre incluso, e tutte le ferie di Quaresima hanno la precedenza sulle memorie obbligatorie.

c) Le rimanenti ferie cedono alle solennità e feste e si compongono con le memorie

Titolo II. Il ciclo dell'anno liturgico

17. La Chiesa celebra tutto il mistero di Cristo durante il corso dell'anno dall'Incarnazione alla Pentecoste e all'attesa del ritorno del Signore.6

I. Triduo pasquale

18. Il Triduo della passione e risurrezione del Signore risplende al vertice dell'anno liturgico,7 poiché l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, col quale, morendo ha distrutto la nostra morte, e risorgendo ci ha ridonato la vita.

La preminenza di cui gode la domenica nella settimana, la gode la Pasqua nell'anno liturgico.8

19. Il Triduo pasquale della passione e risurrezione del Signore inizia dalla messa vespertina in Coena Domini, ha il suo fulcro nella Veglia pasquale, e termina con i vespri della domenica di risurrezione.

20. Il venerdì della passione del Signore,9 e, secondo l'opportunità, anche il sabato santo fino alla Veglia pasquale,10 si celebra ovunque il digiuno pasquale.

Nel pomeriggio del venerdì santo ha luogo la celebrazione della passione del Signore.

21. La Veglia pasquale, durante la notte in cui Cristo è risorto, è considerata come la « madre di tutte le Veglie ».11

In essa la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti.

Quindi tutta la celebrazione di questa sacra Veglia si deve svolgere di notte, cosicché o cominci dopo l'inizio della notte o termini prima dell'alba della domenica.

II. Il tempo pasquale

22. I cinquanta giorni che succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell'esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come « la Grande Domenica ».12

Sono giorni nei quali, in modo del tutto speciale, si canta l'Alleluia.

23. Le domeniche di questo tempo vengono considerate come domeniche di Pasqua e, dopo la domenica di Risurrezione, si chiamano domeniche II, III, IV, V, VI, VII di Pasqua.

Questo sacro tempo dei cinquanta giorni si conclude con la domenica di Pentecoste.

24. I primi otto giorni del tempo pasquale costituiscono l'ottava di Pasqua e si celebrano come solennità del Signore.

25. L'Ascensione del Signore si celebra il quarantesimo giorno dopo la Pasqua, eccetto nei luoghi in cui non è di precetto, dove viene trasferita alla VII domenica di Pasqua ( cfr. n. 7 ).

26. I giorni dopo l'Ascensione fino al sabato prima di Pentecoste incluso, preparano alla venuta dello Spirito Santo.

III. Il tempo di Quaresima

27. Il tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua: la liturgia quaresimale guida alla celebrazione del mistero pasquale sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell'iniziazione cristiana, sia i fedeli, mediante il ricordo del battesimo e mediante la penitenza.13

28. Il tempo di Quaresima decorre dal mercoledì delle ceneri fino alla messa in Coena Domini esclusa.

Dall'inizio della Quaresima fino alla Veglia pasquale non si canta l'Alleluia.

29. Il mercoledì, da cui inizia la Quaresima, e che ovunque è giorno di digiuno, si impongono le ceneri.14

30. Le domeniche di questo tempo vengono chiamate domeniche I, II, III, IV, V di Quaresima.

La sesta domenica, in cui inizia la settimana santa, si chiama « domenica delle Palme, della passione del Signore ».

31. La settimana santa ha per scopo la venerazione della passione di Cristo dal suo ingresso messianico in Gerusalemme.

Il giovedì santo, la mattina, il vescovo, concelebrando la messa col suo presbiterio, benedice gli olii santi e consacra il crisma.

IV. Il tempo di Natale

32. Dopo l'annuale rievocazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più venerando che la celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò che essa compie nel tempo di Natale.

33. Il tempo di Natale inizia con i primi vespri del Natale del Signore e termina la domenica dopo l'Epifania, cioè la domenica che cade dopo il 6 gennaio.

34. La messa della vigilia di Natale si usa alla sera del 24 dicembre sia prima che dopo i primi vespri.

Nel giorno di Natale, secondo l'antica tradizione romana, si possono celebrare tre messe: la notte, all'alba, nella giornata.

35. L'ottava di Natale è così ordinata:

a) Nella domenica fra l'ottava oppure, mancando questa, il 30 dicembre, si celebra la festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.

b) Il 26 dicembre, è la festa di santo Stefano protomartire;

c) Il 27 dicembre, si celebra la festa di san Giovanni apostolo ed evangelista;

d) Il 28 dicembre, si celebra la festa dei santi Innocenti;

e) I giorni 29,30,31 sono giorni fra l'ottava;

f) Al primo di gennaio, ottava del Natale, si celebra la solennità di Maria Madre di Dio, nella quale si commemora anche l'imposizione del santo Nome di Gesù.

36. La domenica tra il 2 e il 5 gennaio è la domenica II dopo il Natale.

37. L'Epifania del Signore si celebra il 6 gennaio; nei luoghi in cui non è di precetto, viene assegnata alla domenica che cade fra il 2 e l'8 gennaio ( cfr. n. 7 ).

38. Nella domenica dopo il 6 gennaio si fa la festa del Battesimo del Signore.

V. Il tempo di Avvento

39. Il tempo di Avvento ha una duplice caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.

40. Il tempo di Avvento comincia dai primi vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi vespri di Natale.

41. Le domeniche di questo tempo si chiamano: domenica I, II, III, IV di Avvento.

42. Le ferie dal 17 al 24 dicembre compreso sono ordinate a una più diretta preparazione al Natale del Signore.

VI. Il tempo per annum

43. Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell'anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche.

Questo periodo si chiama tempo per annum, o tempo ordinario.

44. Il tempo per annum comincia il lunedì che segue la domenica dopo il 6 gennaio e si protrae fino al martedì prima della Quaresima; riprende poi con il lunedì dopo la Pentecoste per terminare prima dei primi vespri della I domenica di Avvento.

Allo stesso modo vengono utilizzati i formulari per le domeniche e le ferie che si trovano nel breviario e nel messale.

VII. Le Rogazioni e le Quattro Tempora

45. Durante le Rogazioni e le Quattro Tempora, la Chiesa suole pregare il Signore per le necessità degli uomini, soprattutto per i frutti della terra e per il lavoro dell'uomo; e ringraziarlo pubblicamente.

46. Affinché le Rogazioni e le Quattro Tempora possano venire adattate alle diverse situazioni locali e alle necessità dei fedeli, d'ora in poi saranno regolate dalle Conferenze Episcopali, sia quanto al tempo che al modo di celebrarle.

L'autorità competente perciò, tenendo presente la situazione locale, stabilirà le norme relative alla durata di tali celebrazioni, che potranno protrarsi per uno o più giorni, e riguardo alla loro eventuale ripetizione durante l'anno.

47. La messa per i singoli giorni di queste celebrazioni si scelga tra quelle votive, che sono più adatte allo scopo delle celebrazioni.

Indice

1 Cfr. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, nn. 102-105
2 Cfr ibdem, n. 3
3 Cfr ibdem, n. 106
4 Cfr ibdem, n. 103-104
5 Cfr ibdem, n. 111
6 Cfr ibdem, n. 102
7 Cfr ibdem, n. 5
8 Cfr ibdem, n. 106
9 Cfr. Paolo VI, Costituzione Apostolica Pæntitemini, II § 3, 17 febbraio 1966
10 Cfr. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 110
11 S. Agostino, Sermo 219
12 S. Atanasio, Epist. fest. 1: PG 26, 1366
13 Cfr. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 109
14 Cfr. Paolo VI, Costituzione Apostolica Pæntitemini, II § 3, 17 febbraio 1966