22 febbraio 1992

Visita alla Maison des esclaves

Isola di Gorée ( Senegal )

Queste generazioni di negri, di schiavi mi fa pensare che Gesù Cristo si è voluto rendere schiavo, che è diventato un servitore.

Egli ha portato la luce della rivelazione di Dio nella schiavitù.

La rivelazione di Dio che vuol dire "Dio-amore".

Qui si vede soprattutto l'ingiustizia.

È un dramma della civiltà che si diceva cristiana.

Il grande filosofo antico Socrate diceva che quelli che subiscono l'ingiustizia si trovano in una situazione migliore di quelli che ne sono causa.

È l'altro lato della realtà dell'ingiustizia vissuta in questo luogo.

È un dramma umano: il grido delle generazioni, esige che noi ci liberiamo per sempre da questo dramma, perché le sue radici sono in noi, nella natura umana, nel peccato.

Sono venuto per rendere omaggio a tutte le vittime sconosciute.

Non si sa esattamente quante sono state.

Non si sa esattamente chi sono state.

Purtroppo, la nostra civiltà che si diceva e che si dice cristiana, è tornata per un momento, anche durante il nostro secolo, alla pratica della schiavitù.

Sappiamo cosa furono i campi di sterminio.

Qui ce ne è un modello.

Non possiamo immergerci nella tragedia della nostra civiltà della nostra debolezza, del peccato.

Dobbiamo rimanere fedeli a un altro grido, quello di San Paolo che ha detto: "Ubi abundavit peccatum, superabundavit gratia".