Cammino di perfezione

Capitolo 10

Non basta staccarsi dai parenti se non ci distacchiamo anche da noi stessi; questa virtù e l’umiltà vanno insieme.

1. Staccandoci dal mondo e dai parenti, per chiuderci qui per praticare ciò che ho detto, ci sembra ormai di aver fatto tutto e che non ci sia più da sostenere alcuna battaglia.

Oh, sorelle mie, non siate così sicure e non dormiteci sopra!

Fareste come colui che si corica del tutto tranquillo, avendo sbarrato perfettamente le porte di casa sua per paura dei ladri, e ve li lascia chiusi dentro.

Ora, visto che noi restiamo dentro, sapete bene che non può esserci peggior ladro di noi stesse.

Se infatti non si procede con grande attenzione e ognuna di noi non bada bene – come nell’affare più importante d’ogni altro – a rinunziare alla propria volontà, molti ostacoli si frapporranno per toglierci questa santa libertà di spirito, la sola che ci permette di volare verso il Creatore non più carichi di terra e di piombo.

2. Un gran rimedio per questo male è pensare di continuo che tutto è vanità e quanto duri poco.

Servirà a stornare le nostre affezioni da cose che sono tanto fragili e volgerle a ciò che non avrà mai fine.

Anche se sembra un debole mezzo d’aiuto, riesce a fortificare molto l’anima.

Dobbiamo, inoltre, avere una gran cura di non attaccarci nemmeno alle piccole cose; appena ci si avvede di affezionarci a qualcuna di esse, bisogna cercare di stornarne il nostro pensiero e di rivolgerlo a Dio; Sua Maestà ci aiuterà.

Egli ci ha già concesso una grande grazia con l’accordarci che in questa casa il più sia ormai già fatto, anche se questo staccarci da noi stesse e lottare contro la nostra natura è cosa dura: siamo fortemente attaccate al nostro io e ci amiamo molto.

3. Qui può intervenire la vera umiltà, in quanto questa virtù e quella della rinuncia a se stessi mi pare che vadano sempre insieme: sono due sorelle che non bisogna mai separare.

Non sono esse i parenti dai quali io consiglio di tenersi lontane, anzi esorto ad abbracciarle e ad amarle, senza privarsi mai della loro compagnia.

Oh, sovrane virtù, regine di tutto il creato, imperatrici del mondo, liberatrici di tutti i lacci e di tutte le insidie tessute dal demonio, così amate da Cristo, nostro Maestro, il quale non fu mai, neppure per un attimo, senza di voi!

Chi ne sarà in possesso, può ben uscire a combattere contro tutto l’inferno congiunto e contro tutto il mondo e le sue seduzioni.

Non abbia paura di nessuno, perché è suo il regno dei cieli.

Non ha ragione di temere, non importandogli nulla di perdere tutto e non reputando neanche perdita non godere dei beni terreni; teme solo di dispiacere a Dio e lo supplica di sostenerlo in tali virtù, perché non abbia a perderle per colpa sua.

4. È vero che queste virtù hanno la proprietà di nascondersi a chi le possiede, il quale, così, non le vede mai, né riesce a credere di possederle, neppure se glielo dicono, ma le stima tanto che va sempre cercando di acquistarle, pertanto le perfeziona continuamente in sé.

Tuttavia, sono molto evidenti in quelli che le hanno: si manifestano subito a chi tratta con loro, senza che essi lo vogliano.

Ma che stoltezza la mia di mettermi a lodare umiltà e mortificazione già tanto lodate dal Re della gloria e consacrate da tante sue sofferenze!

Orsù, dunque, figlie mie, è questo il momento di lavorare per uscire dalla terra d’Egitto, perché, trovando queste virtù, troverete la manna; tutte le cose vi parranno buone, e per quanto alla gente del mondo il loro sapore sembri amaro, per voi sarà squisitamente dolce.

5. Ebbene, ciò che anzitutto dobbiamo sforzarci di fare è liberarci dall’amore di questo nostro corpo, perché alcune di noi sono così attaccate, per natura, ai loro agi, che hanno molto da fare a tale riguardo.

Amiamo tanto la nostra salute che è una cosa sbalorditiva vedere le lotte che per questa ragione devono sostenere, sì, le monache in particolare, ma anche le persone che non lo sono.

Alcune monache poi, sembra che siano venute in monastero per cercare di non morire, e ognuna tende a questo fine come può.

Qui, a dire il vero, ciò ha poco senso, ma io vorrei che non ve ne fosse neanche il desiderio.

Abbiate la ferma risoluzione, sorelle, di venire a morire per Cristo e non a concedervi benessere per lui; questo lo suggerisce il demonio come cosa necessaria « per mantenere e rispettare l’osservanza della Regola ».

E, intanto, preoccupandosi della propria salute, per poter osservare scrupolosamente la Regola, si muore senza averla osservata interamente per un solo mese e forse neanche per un giorno.

Non so, dunque, a che scopo siamo venute qui.

6. Non abbiate paura che su questo punto si manchi di discrezione: sarebbe da restarne stupiti, perché gli stessi confessori temono subito che ci si possa ammazzare di penitenze.

E questa mancanza di discrezione è così aborrita da noi che, magari adempissimo tutto il resto con lo stesso scrupolo!

Quelle che agiscono all’opposto, io so che non si turberanno di ciò che dico, come non mi turberei se dicessero che giudico le altre da me stessa, in quanto è la verità.

Io credo che per questo il Signore ci vuole sempre ammalate; per lo meno nei miei confronti ha usato una gran misericordia col farmi essere tale, perché, intesa a procurarmi agi in un modo o in un altro, volle che almeno lo facessi per qualche motivo.

È davvero cosa ridicola che alcune siano vittime di questo tormento che esse stesse si procurano; a volte nasce in loro un desiderio di far tali penitenze, senza capo né coda, che vi durano solo due giorni, come si dice.

In seguito il demonio mette loro in testa che ne hanno avuto un danno e desta in esse tanta paura della penitenza che non osano più, dopo simile esperienza, neanche fare quelle che prescrive la Regola!

Non ne osserviamo nemmeno certi punti molto facili, come il silenzio, che non potrebbe farci alcun male, e appena ci duole un po’ la testa, tralasciamo di andare al coro – cosa che neanch’essa può ucciderci – e vogliamo inventare penitenze di testa nostra per non dover fare né queste né quelle.

A volte si tratta di una leggera indisposizione, per la quale ci sembra di non essere più obbligate a far nulla o di adempiere il nostro dovere col chiedere una dispensa.

7. Voi direte: ma perché la priora ce la concede?

Se potesse leggere nel vostro intimo, probabilmente non lo farebbe, ma poiché la informate di una necessità e non manca l’aiuto di un medico al quale avete parlato in tal senso, di un’amica o di una parente che piange al vostro fianco, che cosa può fare?

Ha lo scrupolo di mancare alla carità; preferisce che siate voi a commettere una colpa anziché lei.

8. Sono, queste, cose che possono accadere qualche volta e le noto qui perché ve ne guardiate.

Se infatti il demonio comincia a impaurirci con il timore di perdere la salute, non faremo mai nulla.

Il Signore ci illumini per farci trovare sempre la via giusta!

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